Cantalamessa, Natale e il ¡°sacramento¡± della ±è´Ç±¹±ð°ù³Ù¨¤
Giampaolo Mattei
A Natale si celebra il ¡°sacramento¡± della povertà e, prendendo forza anche dalle restrizioni, si leva la supplica a Dio perché ¡°venga a risollevare l¡¯umanità stremata dalla lunga prova della pandemia¡±. ¡°Parole forti¡±, riconosce il cardinale Raniero Cantalamessa, ¡°ma fondate¡±. E così nella terza e ultima predica di Avvento - tenuta questa mattina, 18 dicembre, nell'aula Paolo VI, alla presenza di Papa Francesco - il predicatore della Casa Pontificia ha fatto presente come ¡°di Maria e Giuseppe si legge nel Vangelo che 'non c¡¯era posto per essi nell¡¯albergo' (Luca 2,7)¡±. Osservando che ¡°anche oggi non c¡¯è posto per i poveri nell¡¯albergo del mondo: la storia ha mostrato da che parte stava Dio e da che parte deve stare la Chiesa. Andare verso i poveri è imitare l¡¯umiltà di Dio¡±.
¡°San Giovanni XXIII, in occasione del concilio Vaticano II, ha coniato l¡¯espressione 'Chiesa dei poveri'¡±, ha ricordato, evidenziando che non si tratta ¡°solo dei poveri della Chiesa: in un certo senso, tutti i poveri del mondo - siano essi battezzati o meno - le appartengono¡±. Ma, ha aggiunto, ¡°si obbietta: non hanno la fede né ricevuto il battesimo! È vero, ma neppure i santi innocenti che festeggiamo dopo Natale li avevano avuti. La loro povertà e sofferenza, se è incolpevole, è agli occhi di Dio il loro battesimo di sangue. Dio ha molti più modi di salvare di quanti ne immaginiamo noi, anche se tutti questi modi ¨C nessuno escluso ¨C passano attraverso Cristo¡±.
I poveri sono di Cristo e della Chiesa
Dunque, ha spiegato il cardinale, ¡°i poveri sono 'di Cristo' non perché si dichiarano appartenenti a lui, ma perché lui li ha dichiarati appartenenti a sé, li ha dichiarati suo corpo¡±. Questo, tuttavia, ¡°non vuol dire che basti essere poveri e affamati in questo mondo per entrare automaticamente nel regno finale di Dio. Le parole 'venite benedetti del Padre mio' sono rivolte a quelli che si sono presi cura dei poveri, non necessariamente ai poveri stessi, per il semplice fatto di essere stati materialmente poveri nella vita¡±.¡°La Chiesa di Cristo ¨C ha proseguito il predicatore - è dunque immensamente più vasta di quello che dicono i numeri e le statistiche. Non per semplice modo di dire, o per un trionfalismo fuori luogo. Nessuno, al di fuori di Gesù, ha proclamato: 'Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l¡¯avete fatto a me' (Matteo 25, 40), dove il 'fratello più piccolo' non indica solo il credente in Cristo, ma ogni uomo¡±.
Ne deriva che ¡°il Papa - e con lui gli altri pastori della Chiesa - è davvero il 'padre dei poveri'¡±. Ed è ¡°una gioia e uno stimolo per tutti noi ¨C ha fatto notare il predicatore - vedere quanto questo ruolo è stato preso a cuore dagli ultimi Pontefici e, in modo tutto particolare, dal pastore che siede oggi sulla cattedra di Pietro¡±. Egli ¡°è la voce più autorevole che si leva in loro difesa, in un mondo che conosce solo la selezione e lo scarto. Lui, non si è dimenticato dei poveri, no davvero!¡±.
Fondamento biblico e teologico alla scelta dei poveri
Dunque, ha spiegato il cardinale, ¡°se per il fatto dell¡¯incarnazione il Verbo ha, in certo senso, assunto ogni uomo, per il modo in cui essa si è realizzata Egli ha assunto, a un titolo tutto particolare, il povero, l¡¯umile, il sofferente. Ha 'istituito' questo segno, come ha istituito l¡¯Eucaristia¡±. Cristo infatti ¡°pronunciò sul pane le parole 'questo è il mio corpo'¡± e ha poi adoperato ¡°le stesse parole¡± anche per i poveri: ¡°Lo ha fatto quando, parlando di quello che si è fatto - o si è omesso di fare - per l¡¯affamato, l¡¯assetato, il prigioniero, l¡¯ignudo e l¡¯esule, ha dichiarato solennemente: ¡°L¡¯avete fatto a me¡± e ¡°Non l¡¯avete fatto a me¡± (Matteo 25, 31 ss).
Riferendosi a Giovanni Battista e a san Paolo, il cardinale Cantalamessa ha indicato ¡°la distinzione tra il fatto dell¡¯incarnazione e il modo di essa, tra la sua dimensione ontologica e quella esistenziale¡±. Questione interessante, e non solo per gli specialisti, perché ¡°getta una luce singolare sul problema attuale della povertà e dell¡¯atteggiamento dei cristiani. Aiuta a dare un fondamento biblico e teologico alla scelta preferenziale dei poveri, proclamata nel Concilio¡±. Jean Guitton scrisse in proposito che ¡°i padri conciliari hanno ritrovato il sacramento della povertà, cioè la presenza di Cristo sotto le specie di coloro che soffrono¡±.
In sostanza, ha ricordato il predicatore, Gesù ¡°non è venuto genericamente nel mondo, ma personalmente in ciascuna anima credente¡±. Cristo ¡°non è presente dunque soltanto sulla barca del mondo o della Chiesa; è presente nella piccola barca della mia vita¡±.
E ¡°con le restrizioni che pone al culto pubblico e alla frequenza delle chiese¡±, la pandemia ¡°potrebbe essere l¡¯occasione per molti di scoprire che Dio non lo incontriamo solo andando in chiesa; che possiamo adorare Dio 'in spirito e verità' e intrattenerci con Gesù anche stando chiusi in casa, o nella nostra camera¡±. Certo, ha chiarito, ¡°il cristiano non potrà mai fare a meno dell¡¯Eucaristia e della comunitࡱ; ma ¡°quando questo è impedito da forza maggiore non deve pensare che la sua vita cristiana si interrompe. Se non si è mai incontrato Cristo nel proprio cuore, non lo si incontrerà mai altrove, nel senso forte del termine¡±.
Il Natale nei cuori: Dio è sempre con noi
A questo proposito il cardinale ha ripetuto ¡°una affermazione ardita circa il Natale che è rimbalzata di epoca in epoca, sulla bocca di grandi dottori e maestri di spirito: che giova a me che Cristo sia nato una volta a Betlemme da Maria, se egli non nasce per fede anche nel mio cuore?¡±.
Per la meditazione il predicatore della Casa Pontificia ha fatto riferimento alla ¡°notizia¡± che Giovanni dà all'inizio del suo Vangelo: ¡°Il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi¡± (1,14). E il rimprovero di Gesù ai suoi discepoli impauriti per la tempesta vale anche per l¡¯umanità di oggi ¡°se nella violenta tempesta che si è abbattuta sul mondo con la pandemia ci dimenticassimo che non siamo soli nella barca e in balia delle onde¡±. Perché, ha insistito il cardinale, ¡°Dio è sempre con noi, dalla parte dell¡¯uomo¡±.
L¡¯unione ¡°perfetta" di divino e umano nella persona di Cristo ¡°è la più grande di tutte le novità possibili, 'l¡¯unica cosa nuova sotto il sole' la definisce san Giovanni Damasceno¡±. Tanto che, ha spiegato il cardinale, ¡°la prima grande battaglia che la fede in Cristo ha dovuto affrontare non è stata quella della sua divinità, ma quella della sua umanità e della verità dell¡¯incarnazione¡±. All¡¯origine di tale questione c¡¯era il dogma di Platone secondo cui ¡°nessun Dio si mescola con l¡¯uomo¡±. Sant¡¯Agostino ¡°ha scoperto, per propria esperienza, la radice ultima della difficoltà di credere nell¡¯incarnazione, e cioè la mancanza di umiltࡱ. Con questo stile, ha assicurato Cantalamessa, ¡°ci aiuta a capire la radice ultima dell¡¯ateismo moderno e ci indica l¡¯unico modo possibile per superarlo¡±. A partire da Hermann Samuel Reimarus ¡°nel secolo XVIII è stato tutto un assalto alla verità storica del Vangelo e alla divinità di Cristo¡±. Ma proprio ¡°l¡¯esperienza di Agostino indica anche la via per superare l¡¯ostacolo: deporre l¡¯orgoglio e accettare l¡¯umiltà di Dio¡±.
Il Natale, festa dell'umiltà di Dio
E ¡°Natale è la festa dell¡¯umiltà di Dio¡±, ha ripetuto il cardinale. Per celebrarla ¡°in spirito e verità dobbiamo farci piccoli, come ci si deve abbassare per entrare per la porta angusta che immette nella basilica della Natività a Betlemme¡±. Con una constatazione: ¡°Al tempo del Battista, ciò che faceva difficoltà era il corpo fisico di Gesù, la sua carne così simile alla nostra, eccetto il peccato. Oggi è soprattutto il suo corpo mistico, la Chiesa, a fare difficoltà e a scandalizzare. Così simile al resto dell'umanità, non escluso neppure il peccato!¡±. Ma ¡°come il Precursore fece riconoscere Cristo sotto l'umiltà della carne ai suoi contemporanei, così è necessario oggi farlo riconoscere nella povertà e nella miseria della sua Chiesa, come pure nella povertà e miseria di ciascuno di noi¡±.
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