Il profumo dell’unguento: la guida per una spiritualità dell'Ordine del Santo Sepolcro
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Papa Francesco, incontrando poco più di due anni fa i membri della consulta dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro, li aveva spronati a “non dimenticare che lo scopo principale del vostro Ordine risiede nella crescita spirituale dei suoi membri” e che quindi, accanto alle iniziative di solidarietà verso i cristiani di Terra Santa, non possono mancare “adeguati programmi formativi religiosi rivolti a ciascun cavaliere ed a ciascuna dama, affinché consolidi il proprio imprescindibile rapporto con il Signore Gesù, soprattutto nella preghiera, nella meditazione delle Sacre Scritture e nell’approfondimento della dottrina della Chiesa”.
Ora in italiano, nel 2021 nelle principali lingue mondiali
È questo invito del Papa che ha spinto il cardinale Fernando Filoni, gran maestro dell’Ordine dall’8 dicembre dello scorso anno, a mettere a frutto i giorni del lockdown di questa primavera per scrivere un agile volumetto di 88 pagine dal titolo: “E tutta la casa si riempì del profumo dell’unguento. Per una spiritualità dell’ dell’Ordine del Santo Sepolcro”. Pubblicato oggi in italiano dalla Libreria Editrice Vaticana, nel 2021 sarà disponibile anche nelle principali lingue, e vuole essere un sostegno per i 30 mila cavalieri e dame nel vivere quotidianamente la loro spiritualità alla luce della vita, della morte e della risurrezione di Cristo.
L'Ordine e la vocazione alla santità di cavalieri e dame
Nel suo libro, il cardinale Filoni riflette su quali siano il progetto di vita, le convinzioni, i valori e le scelte proprie di un cavaliere e di una dama. "È l’Ordine stesso a dare primaria importanza alla vocazione alla santità dei suoi membri - spiega nell’introduzione - e aspira a essere strumento di sviluppo e di approfondimento per il progresso spirituale di ognuno nell’ambiente in cui la fede è praticata e vissuta nei suoi contenuti”. Insomma una guida che mette simbolicamente nelle mani dei membri dell’Ordine cavalleresco, che “non è semplicemente onorifico” ricorda il gran maestro, ma “un’entità attiva e vitale con responsabilità ed impegni affidati dai Pontefici”, quell’unguento con il quale Maria di Betania unge i piedi di Gesù e poi li asciuga con i propri capelli. Episodio evangelico raffigurato nel dettaglio di un mosaico di padre Marko Ivan Rupnik nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo apostolico, scelto come immagine di copertina del libro.
Filoni: per ungere di profumo i passi della Chiesa
La proposta per chi aderisce all’Ordine, spiega ancora il cardinale Fernando Filoni, “è di continuare la stessa opera di Maria di Betania, ossia di ungere anche noi il ‘Corpo di Cristo’, che è la Chiesa nella quale Gesù ora vive”. La Chiesa nella sua realtà universale e locale, “ma, in particolare come membri dell’Ordine, alla Chiesa Madre di tutte le Chiese, quella di Gerusalemme con i suoi fedeli, i pellegrini, i rifugiati, i poveri che Gesù ha lasciato a noi”. A Pope, il porporato presenta il libro e guarda alla situazione attuale della Terra Santa e del Medio Oriente:
R. - Più di una volta cavalieri e dame dell’Ordine mi hanno chiesto se c'è una tipicità nella spiritualità dell'Ordine stesso e così, tenendo presente un po' questi aspetti e riflettendo su questa idea di dare una spiritualità più chiara, più approfondita ai nostri membri, è nato questo piccolo libro che si compone di due parti. Una prima parte con riferimento biblico, soprattutto evangelico e poi la seconda parte i riferimenti della vita della Chiesa, quindi un po' più ecclesiologico. E infatti il titolo stesso: “E tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento”, riprende ciò che Maria di Betania fece sei giorni prima della morte di Gesù. Gli unse i piedi, e Gesù lodò questo gesto. E nello stesso tempo lasciò poi alla Chiesa il compito di continuare questa stessa missione, quando disse: i poveri saranno sempre con voi, la Chiesa sarà con voi, continuerete a ungere di profumo i passi della vita della Chiesa, dei poveri, di tutti coloro che entreranno a farvi parte. Ecco: la nostra spiritualità parte da questo punto, e poi segue il mistero di Gesù, quindi la sua passione, l'istituzione dell'eucaristia, la morte, la resurrezione, seguendone gli aspetti più significativi. La seconda parte, invece riguarda un po' la vita della Chiesa e quindi gli impegni che l'Ordine ha assunto verso la Terra Santa: sostenere la vita della Chiesa, quindi non sono i luoghi sacri, ma anche la vita delle comunità cristiane nella Terra Santa.
Da quello che le dice la spiritualità del vostro ordine è inevitabilmente e strettamente legata alla Terra Santa…
R. – Si, e in effetti è quello che poi i Pontefici, nel momento in cui hanno rivoluto e ristrutturato l'ordine Equestre del Santo Sepolcro, hanno affidato. In un momento in cui la Terra Santa stava riprendendo un ruolo molto significativo, anche nella vita, non solo della Chiesa, ma a livello internazionale. Allora Pio IX e i Papi successivi hanno voluto affidare al nostro Ordine l'impegno di avere una sollecitudine particolare per la Chiesa in Terra Santa. In questo modo, allora, noi come Ordine abbiamo preso a cuore la vita stessa del patriarcato latino di Gerusalemme e allo stesso tempo la formazione dei ragazzi delle scuole, dei giovani, nelle università, delle necessità dei più poveri e le opere sociali e sosteniamo attraverso il contributo dei nostri membri, la vita di questa Chiesa che è madre di tutte.
Per un cavaliere e una dama però, essere del Santo Sepolcro vuol dire proprio anche avere sempre il riferimento spirituale al luogo dove Gesù è nato, è vissuto ed è morto..
R. - Sì, la spiritualità nasce, appunto, dall'amore che Gesù avuto per la sua terra, per Gerusalemme. E nasce anche dal fatto che nel corso dei secoli sempre si sono sviluppati dei pellegrinaggi. Avere a cuore, dunque questa terra significa non solo prendersi cura della Chiesa stessa, delle comunità cristiane, ma anche al tempo stesso le relazioni all'interno di questa terra. In Terra Santa, non vivono solo i cristiani. Vivono i musulmani, vivono gli ebrei: quale relazione si può avere? Dunque educando noi creiamo le condizioni di una coabitazione rispettosa pacifica, allo stesso modo con cui Gesù fu rispettoso di tutte quelle realtà che a suo tempo vivevano in Terrasanta.
Come far sentire la vicinanza dei membri dell'Ordine del Santo Sepolcro ai cristiani di Terra Santa, oggi che i pellegrinaggi non possono essere presenti?
R. Certo, questo è stato un momento di profonda crisi. Prima di tutto per la chiesa in Terra Santa, che vive proprio dei pellegrinaggi, della visita ai luoghi sacri, dei contatti con le comunità. Ma nel momento in cui questa pandemia ha messo in crisi queste relazioni, si è dovuto pensare a qualche cosa di diverso sempre riguardo al contributo per mantenere vive queste comunità. Per cui non solo con i criteri ordinari di aiuto che noi tradizionalmente facevamo, e che abbiamo continuato a fare, ma anche con raccolte straordinarie, perché era necessario sostenere situazioni aggravate dalla pandemia. Ma al tempo stesso abbiamo anche la crisi di coloro che tradizionalmente erano abituati ad andare in Terra Santa, per momenti spirituali personali, di preghiera, di conoscenza, di relazione.
Questi purtroppo non sono potuti avvenire, per via del blocco delle comunicazioni, dei viaggi, eccetera e allora cerchiamo di restare adesso in contatto, in diretta (attraverso canali digitali, con il Patriarcato latino di Gerusalemme, n.d.r), fino al momento in cui si potrà riprendere tutta quella vita che attraverso i pellegrinaggi e le visite in Terra Santa eravamo soliti fare. In fondo questo libretto in qualche modo intrattiene, forma, aiuta perché non si vengano a perdere i valori spirituali, morali, etici, ecclesiologici del nostro Ordine, ma anche di tutta la cristianità. E’ un libro che vale in modo particolare per i nostri cavalieri e dame, ma chi lo leggerà, religioso, religiosa o laico, troverai elementi di una riflessione per una più approfondita spiritualità verso la terra di Gesù.
Il Papa 2 anni fa incontrando la vostra Consulta ha parlato di “martirio bianco” dei cristiani nei paesi democratici del Medio Oriente, nei quali la libertà di religione è limitata. Qual è la situazione oggi?
R. – E’ una situazione che deve essere valutata nei vari Paesi caso per caso. Il grande Medio Oriente ha conosciuto momenti terribili, per esempio nell’Iraq con l’Isis, conosce momenti difficilissimi ancora, e drammatici per tanti aspetti, nella Siria, e conosciamo le difficoltà di un Libano sovraccaricato da tante migrazioni. La stessa Terra Santa, nella sua divisione all'interno, tra ebrei e comunità musulmane, ci indica che ci sono serie e gravi difficoltà, ma dobbiamo anche pensare che Papa Francesco ha fatto un passo straordinario. Perché recandosi l'anno scorso ad Abu Dhabi, e firmando la dichiarazione sulla Fratellanza umana, in fondo ha prospettato che è possibile fare un salto di qualità nelle relazioni all'interno del mondo cristiano, musulmano, ebreo e comunque di tante altre e minoranze. Se non si supera questa contrapposizione che fino al recente passato ha prodotto divisioni e guerre, se non si supera questa mentalità non arriveremo mai ad una vera convivenza che era l'auspicio di Gesù quando piangeva su una Gerusalemme che sarebbe stata distrutta, ma è un pianto che per secoli è stato presente. E’ possibile detergere le lacrime di Cristo attraverso una convivenza fondata sul rispetto reciproco? Fondata non su una lotta, ma sul sapere che poi, in fondo, c’è una fraternità che alla base ci accomuna? Penso di sì. Il Papa ha fatto un grande passo e speriamo che produca dei frutti.
Il prossimo passo importante, dopo Abu Dhabi, sarà il viaggio in Iraq…
R. – Sì, credo che si possa leggere anche in questo stesso contesto. L'Iraq è una terra straordinaria, io ho scritto una “Storia della Chiesa in Iraq” che va dall'inizio della predicazione evangelica attribuita l'apostolo Tommaso, e che poi si è sviluppata in tutti questi 2000 anni. C'è stata una Chiesa ricchissima, che nell'opera di evangelizzazione si è spinta fino alla Cina. La Stele di Xi’an riporta il credo della Chiesa d'Oriente. Lungo Il Golfo Persico, i monaci hanno predicato fino all'India, fino all'Afghanistan. Dunque il Medio Oriente, e soprattutto in questo caso l’Iraq, sono stati un po' la cerniera di unione tra un Medio Oriente occidentale e un'Asia grande che è dall'altra parte. Che cosa va a fare il Papa? Certamente va ad aiutare comunità cristiane e musulmane profondamente afflitte da tanti elementi: la guerra, gli attentati, le terribili persecuzioni dei cristiani scacciati dalle Piane di Ninive. Ma va anche a dire che c’è una prospettiva, c’è un dialogo, e il documento di Abu Dhabi è un passo importante.
La Chiesa in Iraq e il popolo iracheno meritano la nostra attenzione: per la storia di una cultura antichissima, e per la sua storia di cristianesimo. E’ una storia anche drammatica all'interno del mondo islamico, perché la grande scissione tra sciiti e sunniti è avvenuta proprio lì, e ancora in qualche modo travaglia il mondo musulmano. Anche tra di loro è necessario ascoltare una parola di convivenza, di rispetto, non di lotta e questo favorirà certamente anche la vita all'interno di questo grande Paese che l'Iraq che da 15-20 anni conosce tante sofferenze. Sarà una visita propiziatoria, che farà bene.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui