Covid- 19, accelera la malnutrizione nel mondo, popolazioni a rischio
Isabella Piro – Città del Vaticano
“Nel 2019, 690 milioni di persone non avevano cibo a sufficienza e il Covid-19 ha posto altri 130 milioni di persone a rischio carestia entro la fine del 2020”: questi i drammatici dati con cui si apre l’attuale numero del , a cura della Sezione per i migranti e i rifugiati del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale. Il focus della settimana corrente è l’emergenza alimentare derivata dalla pandemia da coronavirus: il Covid-19, infatti, ha lasciato molte persone senza lavoro e, di conseguenza, non più in grado di provvedere ai bisogni primari, come quello alimentare. Ma fortunatamente nel mondo si contano numerosi esempi degli aiuti che la Chiesa cattolica offre a chi si trova nel bisogno.
Myanmar: 1.700 pacchi di riso donati alla popolazione
Una prima testimonianza arriva dal Myanmar dove le parrocchie dello Stato Chin si sono unite per inviare riso e altri beni di prima necessità ai villaggi più isolati, tra cui quelli del comune di Paletwa. Alla fine di ottobre erano 1.700 i sacchi di riso donati alla popolazione locale, mentre “Karuna”, ovvero la Caritas nazionale, ha inviato una donazione in denaro, per comprare altri alimenti. Inoltre, 130 sfollati interni – non solo cattolici, ma anche battisti e buddisti – hanno trovato un punto di accoglienza nella Chiesa di San Pietro di Patewa, mentre altri 3mila sono ospitati a Samee, in quattro campi temporanei: qui, la Chiesa cattolica, insieme al Programma alimentare mondiale e ad altre ong, si prende cura quotidianamente di loro.
Macao: pasti gratuiti in memoria di Madre Teresa
Un altro esempio arriva da Macao dove i missionari clarettiani hanno lanciato l’iniziativa “Mother Meal”, ovvero “Il pasto della Madre”, in ricordo di Santa Teresa di Calcutta. Il progetto, che ha ricevuto sostegno economico dal vescovo locale, monsignor Stephen Lee Bun Sang, prevede la distribuzione di kit alimentari di sopravvivenza a 50 famiglie di migranti colpite dal Covid-19. In futuro, si prevede di ampliare l’iniziativa coinvolgendo i nuclei familiari più benestanti, in modo che possano sostenere almeno una famiglia indigente per un intero anno, creando un vero e proprio “circolo virtuoso” di aiuti.
India: aiuti quotidiani per 200 poveri di Bangalore
E ancora dall’Asia, precisamente da Bangalore, nel sud dell’India, arriva una terza testimonianza: qui, alcune suore di diverse Congregazioni hanno avviato un programma di sicurezza alimentare che ogni giorno porta aiuto a 200 poveri colpiti dalla pandemia. L’iniziativa è portata avanti insieme a “Dream India Network”, una ong composta da laici e religiosi cattolici e attiva a Bangalore sin dal 2012. Grazie ad essa, durante il lockdown, oltre 4mila lavoratori migranti hanno ricevuto vitto e alloggio gratuiti, oltre all’assistenza sanitaria e psicologica on line.
Prosperi : milioni di bambini a rischio sopravvivenza
L’Asia sembra, dunque, il continente più colpito dall’emergenza alimentare, mettendo a rischio la sopravvivenza delle popolazioni locali, soprattutto delle fasce più vulnerabili, come quella dei bambini. Lo conferma ai niostri microfoni Michele Prosperi, portavoce di “Save the Children”:
R. - La malnutrizione è un problema enorme che, purtroppo, viene amplificato tantissimo dall’impatto della pandemia da Covid-19 che si sta comportando come un vero e proprio “acceleratore” della malnutrizione. Secondo le nostre stime, quasi sette milioni di bambini, minori di cinque anni, potrebbero essere stretti nella morsa della malnutrizione acuta entro la fine dell’anno. È un numero enorme. Soprattutto in Asia: è questa l’area più critica, in cui si riscontra circa la metà di tale numero. E poi l’Africa subsahariana, per un quarto del totale dei casi rilevati. Ma la malnutrizione è anche effetto di alcuni fattori specifici, in primo luogo la povertà. Se dal punto di vista sanitario, questa crisi – sono i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità – ha interessato circa 50 milioni di persone in tutto il mondo, dobbiamo pensare che ci saranno circa 150 milioni in più di bambini in povertà. E la povertà innesca, naturalmente, il meccanismo della malnutrizione. Anche in Italia, secondo le nostre stime, avremo entro la fine dell’anno un milione di bambini in più in povertà assoluta, quindi con la difficoltà di avere le risorse necessarie per accedere ad un’alimentazione sufficiente e nutriente ogni giorno. Il secondo fattore è la scuola: in questo momento, ci sono più di 360 milioni di bambini che, a causa della pandemia, non hanno avuto la possibilità di accedere alla scuola e quindi all’unico pasto garantito e disponibile ogni giorno. Sappiamo molto bene che per tanti bambini l’assenza dalla scuola provoca un deficit educativo, ma per tanti altri si tratta proprio di non avere l’unico pasto garantito quotidianamente. Il terzo fattore sono i conflitti che hanno messo e stanno mettendo in ginocchio interi Paesi: pensiamo alla Siria, pensiamo allo Yemen dove, oltre ai bombardamenti che colpiscono ininterrottamente dall’inizio del conflitto i civili, gli ospedali, le scuole, in realtà è la malnutrizione il “killer” che sta aumentando in continuazione, perché la gestione della pandemia avviene letteralmente sotto le bombe. Quindi è proprio in questi Paesi che sta crescendo tantissimo il numero di bambini che purtroppo ha problemi di malnutrizione grave e che è a rischio sopravvivenza.
Save the Children quali raccomandazioni rivolge alla comunità internazionale per risolvere questo problema?
R. - La parola-chiave, in questo caso, è collaborazione: sappiamo che la risorsa cruciale per poter affrontare questo enorme impatto - che avrà delle conseguenze a medio e lungo termine proprio sui sistemi di sicurezza alimentare in tutti i Paesi del mondo e in particolare in quelli più fragili - richiede la collaborazione di tutta la comunità internazionale. Devono essere fatti investimenti per garantire la sopravvivenza dei sistemi alimentari; bisogna intervenire con gli aiuti umanitari e quindi con la possibilità di raggiungere i bambini e le famiglie maggiormente vulnerabili e in difficoltà; nel caso dei conflitti è necessario rispettare il cessate-il-fuoco. Ad esempio in Yemen, nonostante i tanti appelli, il cessate-il-fuoco non sta funzionando ed esso è fondamentale per entrare nel Paese con gli aiuti umanitari e raggiungere i bambini e le famiglie che necessitano di aiuti alimentari per sopravvivere. I minori devono essere la priorità anche nelle strategie di progettazione della ripresa post-pandemia, quando si riuscirà a fronteggiare l’emergenza attraverso il vaccino e le altre cure mediche. Tra l’altro, ricordiamo che, da un punto di vista sanitario, la pandemia non è purtroppo l’unica emergenza: molte campagne di vaccinazione dei bambini sono state sospese a causa delle misure di controllo e prevenzione del coronavirus, ma questa interruzione sta mettendo in difficoltà tantissimi minori sul fronte di malattie che erano state debellate o che si stavano combattendo. In questo momento, quindi, abbiamo quindi bisogno di leader della comunità internazionale, capi di governo, agenzie delle Nazioni Unite, organizzazioni umanitarie che si assumano, insieme, la responsabilità di agire subito e agire per mitigare quelli che saranno gli effetti drammatici della pandemia che tutti i numeri ci rivelano. In questo momento la situazione è veramente molto difficile. Bisogna trovare delle strategie comuni, condividere le risorse, cercare di utilizzare le esperienze migliori e condividerle, perché solo in questo modo potremo far sì che gli Obiettivi di sviluppo sostenibile del 2030 possano essere almeno in parte raggiunti.
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