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Patto educativo, Zani: il Papa ci invita a camminare insieme

L’arcivescovo Zani, segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, presenta l’incontro di questo pomeriggio alla Lateranense durante il quale, con un videomessaggio, il Papa rilancia il Global Compact on Education. “Educare è un atto di speranza. Fraternità, pace e giustizia esigenze più urgenti in tempo di pandemia”

Fabio Colagrande -  Città del Vaticano

Il Papa insiste e rilancia sul progetto di un Patto Globale per l’educazione. Nonostante la cancellazione dell’appuntamento vaticano del 14 maggio scorso, a causa della pandemia, ma anzi per sottolineare l’urgenza dell’educazione in un nuovo drammatico contesto, la Pontificia Università Lateranense ospiterà oggi alle 14.30 un evento durante il quale Papa Francesco lancerà un nuovo messaggio sul “Global Compact on Education”.

 

L’appuntamento, promosso dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica, è dedicato specificatamente al mondo accademico e potrà essere seguito in più lingue, in diretta on line, sul portale e i canali YouTube di Pope e attraverso i canali di distribuzione di Vatican Media. Papa Francesco proporrà a tutte le persone di buona volontà l’adesione a un Patto per generare un cambiamento su scala planetaria, affinché l’educazione sia creatrice di fraternità, pace e giustizia. Le parole del Santo Padre saranno commentate, in un videomessaggio, dalla Direttrice Generale dell'UNESCO Audrey Azoulay, da personalità ecclesiali e della cultura, e anche da alcuni giovani studenti, primi destinatari del Messaggio del Papa. L’arcivescovo Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, ha spiegato così gli obbiettivi dell’appuntamento ai microfoni di Radio Vaticana:

L'intervista all'arcivescovo Vincenzo Zani

R.- Lo scopo dell’incontro sarà quello di rilanciare i contenuti che il Papa ha esplicitato in diverse occasioni a partire dal suo messaggio del 12 settembre 2019, quando ha parlato per la prima volta del patto globale per l’educazione. Francesco l'ha ripreso in altre cinque circostanze con interventi ricchissimi di spunti e significati che noi abbiamo cercato di raccogliere. Quella del 15 ottobre prossimo diventa perciò una data di rilancio ma in una situazione diversa, contraddistinta in particolare da due elementi nuovi. Prima di tutto ci troviamo in un contesto caratterizzato dalla pandemia e quindi non paragonabile a quello di un anno fa. In secondo luogo ci troviamo oggi in un momento della vita della Chiesa in cui abbiamo tra le mani un nuovo documento straordinario: l’enciclica Fratelli tutti che il Papa ha firmato ad Assisi il 3 ottobre scorso. Questi due elementi mi sembra che ci aiutino a inquadrare in modo nuovo il ricco patrimonio di magistero che Francesco, durante il suo Pontificato, ha voluto esprimere sul tema dell'educazione e che è poi concentrato nel tema del patto educativo. L’obbiettivo del Papa mi pare proprio quello di invitare tutti ad avere un passo comune sul fronte educativo, perché oggi la realtà è un’altra. Ognuno segue direzioni diverse e assistiamo a quella che potremo definire quasi una catastrofe educativa.

 

Si riferisce alla situazione nuova provocata dalla pandemia da coronavirus?

R.- Certamente, è una crisi che ha avuto effetti negativi in tutti i campi ma in modo particolare nel campo dell'educazione. Qui, i problemi che già prima esistevano, e riguardavano l'esclusione di milioni di bambini e bambine dall'educazione, assumono oggi una dimensione molto più ampia. È ormai chiaro infatti che non si può risolvere questo dramma con qualche lezione a distanza: l'educazione è una questione molto più complessa. Sono certo che anche il cammino che il Santo Padre ha voluto avviare vada in questa direzione. Nel messaggio dell'anno scorso infatti ribadiva un concetto fondamentale del suo magistero: viviamo in un cambiamento d'epoca, assistiamo a una metamorfosi, non solo culturale, ma anche antropologica. Ebbene credo che oggi, in piena pandemia, questo cambiamento d'epoca assuma un andamento molto più drammatico che può essere appunto definito come una catastrofe. Sempre di più quindi il futuro è nelle mani dell'educazione, perché l’educazione è il segno della speranza. Educare significa investire tutte le energie possibili per aiutare le persone a guardare avanti.

Per questo avete voluto sottotitolare l'evento del 15 ottobre “Insieme per guardare oltre”’?

R.- Sì, ci interessa questa dimensione del camminare insieme e soprattutto del lanciare lo sguardo oltre l'ostacolo. Per farlo bisogna ripensare i sistemi educativi accademici che sono, il Papa l’ha ripetuto tante volte, toppo ingessati, troppo formali. Bisogna trovare percorsi diversi che vadano in tutte le direzioni, chiamando in campo le diverse discipline, per far capire come l'educazione sia la trasmissione dei diversi saperi che devono però trovare un paradigma nuovo e unitario centrato sul valore della persona e sul dialogo interdisciplinare. Ma soprattutto bisogna imparare a vedere l'educazione e la trasmissione dei saperi nella prospettiva di un servizio per il bene comune.

L’evento del 14 maggio è stato cancellato, ma in questi mesi ci sono state più di settanta esperienze educative nel mondo variamente ispirate alla tematica del patto. Quindi questo processo sto andando avanti…

R.- Direi proprio di sì. Devo dire che il messaggio dell'anno scorso ha stimolato tantissime iniziative. Anzitutto noi come Congregazione ne abbiamo promosse una quindicina. Convegni e congressi che hanno approfondito i vari temi per toccare le diverse sfaccettature il patto educativo: il tema dell'educazione alla democrazia, per esempio, o il tema della pace e del dialogo tra le religioni, lanciato dal Papa stesso con il suo intervento alla Lateranense del 31 ottobre 2019. C’è stato anche un convegno sul “Service Learning”, cioè sull’educare mettendo le persone nelle condizioni di servire gli altri. Poi sull'ecologia con l'Università Pontificia Antonianum, il dialogo tra le religioni, quello tra le generazioni fatto con l'Auxilium e la Pontificia Università Salesiana. Insomma, dei quattordici, quindici, convegni che avevamo programmato, alla fine ne abbiamo potuti allestire solo undici, perché poi la pandemia ci ha costretto a fermarci. Tra questi, l'ultimo è stato un seminario di studio ad Abu Dhabi per ricordare il documento firmato dal Papa con il Rettore di al-Azhar. Tutto ciò è stato un avvio di processo a livello accademico. Poi abbiamo sentito le congregazioni religiose, le associazioni, i gruppi e i movimenti che operano in tutto il mondo e che immediatamente si erano attivati per dire che erano pronti a fare qualcosa per il patto educativo. e partendo dall’Instrumentum laboris, da noi pubblicato all’inizio dell’anno, hanno avviato iniziative, esperimenti, laboratori in tutto il mondo. Abbiamo affidato alla università Lumsa il compito di raccogliere le migliori esperienze, con dei criteri anche rigorosi dal punto di vista pedagogico, e ne abbiamo individuate una settantina. Sono veramente delle esperienze straordinarie che purtroppo non potremmo raccontare nell’incontro del 15 ottobre, ma che in seguito diventeranno oggetto di un ulteriore approfondimento e probabilmente anche di una pubblicazione. Ritengo sia giusto, infatti, far conoscere lo sforzo straordinario che paesi come la Cambogia, la Russia, o i paesi dell'Amazzonia, i paesi africani, stanno compiendo per dare una risposta che dimostra una ricezione piena del messaggio del Papa ma che diventa davvero l'avvio di un nuovo processo anche nei contesti locali.

Ultimo aggiornamento 15-10-2020 ore 10.00

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14 ottobre 2020, 07:52