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Jurkovič: ristabilire la giustizia per le popolazioni indigene

L’appello è stato lanciato dall’Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di Ginevra alla 45.ma sessione del Consiglio per i diritti umani, incentrata sui diritti dei popoli indigeni. Preoccupazione è stata espressa "sull’impatto sproporzionato” che la pandemia ha avuto e sta avendo su queste comunità

Isabella Piro - Città del Vaticano

“In molte parti del mondo – ha detto monsignor Jurkovič, Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di Ginevra - i diritti umani e le libertà fondamentali delle popolazioni indigene continuano ad essere violati, anche a causa dell’accesso inadeguato alla giustizia e all'istruzione, dello sfollamento provocato guerre o calamità naturali, degli arresti arbitrari dei leader autoctoni e della violazione del loro diritto all'autodeterminazione sui territori”. Intervenendo ieri alla 45.ma sessione del Consiglio per i diritti umani, l’arcivescovo ha espresso la preoccupazione della Santa Sede su “l’impatto sproporzionato” che la pandemia da coronavirus ha avuto e sta avendo sulle comunità indigene. Esse, infatti, “rappresentano il 6 per cento della popolazione mondiale e vivono con i più alti tassi di povertà”, il che le rende particolarmente vulnerabili all’emergenza sanitaria.

Gli effetti della pandemia

“La mancanza di accesso alle forniture mediche – ha sottolineato il presule - l'aumento dell'insicurezza alimentare e idrica a causa delle restrizioni sulla libertà di movimento, non hanno fatto altro che esacerbare l'effetto della pandemia sulle popolazioni indigene”. Inoltre, “la maggior parte di esse, in particolare le donne, lavora nell'economia informale, un settore che, durante la pandemia, è stato duramente colpito”. Dall’Osservatore permanente anche il richiamo al fatto che le popolazioni indigene salvaguardano “l’80 per cento della biodiversità del mondo, contribuendo in modo significativo all’integrità ecologica globale”. Per loro, infatti, “la terra non è una merce, ma un dono di Dio, uno spazio sacro con cui interagire” e del quale si prendono cura. Di qui, l’appello del rappresentante della Santa Sede a proteggere gli indigeni “dall’esproprio delle terre e dallo sfruttamento economico, attraverso legislazioni nazionali e internazionali più forti”, evitando così che vengano colpiti da quelle norme e quelle pratiche che “favoriscono l’espansione delle aree estrattive delle risorse naturali e lo sviluppo di mega-progetti infrastrutturali”, aggravati da “una diffusa impunità per quanto riguarda le violazioni dei diritti umani e gli ostacoli all’ottenimento della giustizia”.

Non ignorare le comunità indigene

L’arcivescovo ha ricordato, poi, che le comunità indigene “non sono solo una minoranza tra le altre” e pertanto “dovrebbero essere incluse in tutti i processi decisionali politici, soprattutto quelli che le riguardano direttamente”. Un’inclusione che va rafforzata immediatamente, considerato che “durante la pandemia da Covid-19, tali comunità sono state spesso ignorate e persino dimenticate”. In quest’ottica, l’auspicio della Santa Sede è che si arrivi a “sviluppare nuovi modi di vivere” e “nuove politiche internazionali, regionali e locali che coinvolgano veramente le popolazioni indigene e ne rispettino l’identità e la cultura”, nella prospettiva di “uno sviluppo umano autentico e integrale”.

 

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25 settembre 2020, 13:27