Becciu: il Beato Gerardo Sasso, monaco a suo agio tra “i signori poveriâ€
Roberta Barbi - Città del Vaticano
Ci sono i figli dei loro spazi e i figli del mondo, quelli che non si fermano davanti alle difficoltà del loro tempo e vanno avanti sempre, comunque, mossi dall’incredibile fede di cui traboccano. Il Beato Gerardo Sasso, piccolo monaco nato nel 1040 nel più antico paese della costiera amalfitana, è uno di quelli, che non esita a spingersi fino a Gerusalemme per dedicarsi all’accoglienza dei pellegrini, senza fare differenza di etnia, provenienza o colore della pelle. A spingerlo non è solo un’immensa fede, ma, come sottolinea il cardinale Angelo Becciu, Delegato speciale presso il Sovrano Militare Ordine di Malta e Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi nell’omelia pronunciata nella solenne celebrazione di questa mattina, sono la difesa della cristianità e l’amore per il prossimo: “Il Beato Gerardo nel consegnare ai suoi fratelli il motto ‘tuitio fidei et obsequium pauperum’ aveva ben capito il successo apostolico di quanti avrebbero voluto seguire le sue ormeâ€, sottolinea il porporato.
Difendere la fede, ovvero evangelizzare
La difesa della fede, per il Beato, è “mettere Dio al primo posto nella nostra vita, nelle scelte quotidiane e nella passione di farlo conoscere e amareâ€, afferma il cardinale Becciu. È così che ogni membro dell’Ordine di Malta diventa un evangelizzatore, portatore sano della Parola di Gesù che è parola di rispetto per l’altro, di attenzione al contesto culturale “senza alcuna imposizione ma capace di comunicare per attrazione e contagio la gioia della propria fede e il modello del proprio stile di vitaâ€. Anche Papa Francesco lo ricorda molto spesso: “La nostra missione come battezzati, sacerdoti e consacrati, uomini e donne, non è determinata dal numero e dalle dimensioni degli spazi che occupiamo, ma piuttosto dalla nostra capacità di generare cambiamento e di destare meraviglia e compassioneâ€.
L’unico comandamento: amare
Oltre a essere chiamati a difendere la fede, dunque, i membri dell’Ordine dei cavalieri di Malta, sono chiamati a servire e non c’è servizio senza amore. “Amare gli altri come ama Dio non è un optional, un corollario nella vita della Chiesa, ma è un’esigenza primaria, è il comando dell'amore – ricorda il cardinale Becciu - il distintivo che ci farà riconoscere come autentici discepoli di Gesùâ€. È questa la portata innovativa del cristianesimo, la genialità di Cristo: portare un pezzo di paradiso sulla terra, che è, proprio l’amore: “Questo ‘amore gli uni per gli altri’ è la testimonianza e l'annuncio più forte della persona e dell'opera di Gesù. Amare tutti, è la genialità assoluta del cristianesimo. Se si vuole bene si glorifica l'altro e nell'altro si è glorificatiâ€, sottolinea il porporato. Ovviamente per gli eredi del Beato, il campo dove elargire tutto questo amore è il più vasto: è il mondo intero, e lo strumento più adatto il servizio, come spesso i Cavalieri di Malta hanno dimostrato accorrendo tra le popolazioni in difficoltà, non per ultima proprio in Italia dove, con l’emergenza Covid, sono stati in prima linea accanto ai senzatetto e agli anziani bisognosi di assistenza.
Il monaco di tutti
È il 1099 quando fra Gerardo fonda l’Ordine degli Ospitalieri di San Giovanni. Consapevole di quanto il Vangelo fosse necessario e di quanto la sua testimonianza d’amore non debba mancare proprio nella terra dove Gesù ha vissuto la sua esistenza terrena, si reca a Gerusalemme per dedicarsi con passione all’ospitalità e all’assistenza sanitaria dei pellegrini di ogni fede e di ogni razza. Per svolgere con totale dedizione la sua opera di misericordia, costruisce una casa di accoglienza e la chiesa di San Giovanni Battista; inoltre la Confraternita di San Giovanni, nel corso dei secoli cresce e diventa Ordine dell’Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme, riconosciuto poi come Ordine religioso da Papa Pasquale II nel 1113, appena sette anni prima della morte del suo fondatore. “I cavalieri e le dame dell’Ordine di Malta, sull’esempio del Beato Gerardo, sono chiamati a testimoniare la comunione, ad accogliersi e rispettarsi gli uni gli altri, a vivere nella concordia e nell’amore fraterno, affinché la loro vita di credenti sia credibile e porti frutti di gioia e di paceâ€, questa l’eredità lasciata dal fondatore secondo il Prefetto: vivere la propria vocazione e la missione della Chiesa “senza cedimenti né compromessiâ€. Nel ricordare le parole del Beato, “la nostra confraternita durerà finché piacerà a Dio che vi siano degli uomini disposti ed impegnati a ridurre la miseria e a rendere più sopportabile la sofferenzaâ€, il cardinale Becciu conclude come “la sofferenza e la miseria sociale, ahimè, non verranno mai meno nell’umanitàâ€.
Le celebrazioni per il IX Centenario
Grande è la mobilitazione nel paesino di Scala per l’evento i cui festeggiamenti sono durati tre giorni all’insegna di incontri e dibattiti sui temi cari al Beato Gerardo Sasso: dialogo interreligioso, solidarietà e fratellanza tra i popoli. Tra le personalità intervenute c’è, in rappresentanza del governo italiano, il ministro della Salute Roberto Speranza, il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, il sindaco di Scala, Luigi Mansi, e il Luogotenente interinale dell'Ordine dei Cavalieri di Malta, fra’ Ruy Gonçalo do Valle Peixoto de Villas Boas. In programma anche la presentazione dei due francobolli celebrativi di Poste Italiane: uno realizzato dall'artista Mimmo Paladino, l’altro sulla bozza di un disegno di Dario Fo, ospite a Scala nel 2009, che ritrae la facciata del Duomo di San Lorenzo.
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