Covid-19, Fisichella: le cure arrivino a tutti, anche ai più poveri
Debora Donnini – Città del Vaticano
“La preghiera a Dio e la solidarietà con i poveri e i sofferenti sono inseparabili” e bisogna riconoscere che ogni persona porta impressa in sé l’immagine di Dio. Queste parole del sono il filo-conduttore dell’intervento di monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, trasmesso in diretta streaming da una Sala Stampa vuota a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia.
Il tema della “immagine di Dio” impressa sul volto del povero è estremamente significativa perché obbliga a non poter volgere lo sguardo altrove quando si desidera vivere un’esistenza pienamente cristiana. In questo senso, la metafora del “tendere la mano” acquista la sua valenza più profonda perché obbliga a ritornare alle parole del Signore che ha voluto identificarsi con quanti mancano del necessario e vivono condizioni di emarginazione sociale ed esistenziale.
La carità della Chiesa
La Giornata Mondiale per i Poveri sarà celebrata il 15 novembre 2020 sul tema “Tendi la tua mano al povero”. E il Messaggio del Papa, rileva monsignor Fisichella, si colloca pienamente nel momento di crisi che l’umanità sta vivendo a causa della pandemia nel quale “probabilmente saranno accresciute ulteriormente le richieste di aiuto”. “Sarà nostro compito, pertanto - sottolinea - non far mancare ai sempre più numerosi poveri che incontriamo, i segni quotidiani che accompagnano la nostra azione pastorale, e quelli straordinari che la Giornata Mondiale dei Poveri prevede e da diversi anni ormai realizza". Rispondendo alle domande dei giornalisti, a proposito dell’impegno della Chiesa, monsignor Fisichella si sofferma sul Fondo di solidarietà voluto dal Papa per la diocesi di Roma, il Fondo "Gesù Divino Lavoratore", un segno e un richiamo non solo per la comunità cristiana. Ma anche sull’azione di tanti volontari, della Caritas e non.
La scienza raggiunga tutti
In merito, poi, alla ricerca scientifica per un vaccino, ricorda che il richiamo della Chiesa è al bene comune e che quindi la scienza è chiamata a non dare risposte per interessi parziali o che agevolino solo alcune realtà o alcune aree geografiche. In proposito richiama quanto avvenuto anni fa con il virus dell'Aids quando in alcuni laboratori si erano trovati dei rimedi, delle terapie, che poi venivano venduti a prezzi impossibili soprattutto nelle regioni dell'Africa. La scienza deve poter raggiungere tutti - prosegue - altrimenti sarebbe un’ingiustizia e si andrebbe a scontrare con il tema dell’immagine di Dio che è impressa in ogni persona.
Mani tese per alleviare il disagio con gesti quotidiani
Centrale nel commentare il Messaggio del Papa, anche il riferimento alle mani tese che costituiscono anche il logo della Giornata mostrando come chi dona e chi riceve abbiano bisogno l’uno dell’altro. L’immagine delle mani tese è stata usata dal Papa che ha ricordato, nel tempo della pandemia, quelle di medici, infermieri, volontari, sacerdoti. Dall’altra si stagliano, invece, quelle “mani in tasca” che non si lasciano commuovere dalla povertà, rimarca monsignor Fisichella: quelle mani che sostanzialmente accumulano denaro, a danno di altri per condurre poi una vita effimera. “Parole dure” rileva il presule, che evidenziano “quanta mancanza di responsabilità sociale sia ancora presente nel mondo di oggi con la conseguenza di estreme sacche di povertà che si accrescono a dismisura”. Ma per fortuna quest’ultimo elenco è più breve, a testimonianza che “il bene è sempre di gran lunga superiore all’avidità di pochi”. La mano tesa è dunque invito a alleviare le sofferenze di chi vive nel disagio nei gesti di vita quotidiana.
Papa Francesco non ha timore di identificare queste persone come dei veri santi, “quelli della porta accanto” che con semplicità, senza rumore e pubblicità offrono la genuina testimonianza dell’amore cristiano. La massiccia presenza di tanti volti di poveri richiede che i cristiani siano sempre in prima linea, e sentano l’esigenza di sapere che manca loro qualcosa di essenziale nel momento in cui un povero si presenta dinanzi. “Non possiamo sentirci ‘a posto’ quando un membro della famiglia umana è relegato nelle retrovie e diventa un’ombra”.
Un Messaggio che è anche un invito a “scrollarsi di dosso l’indifferenza, e spesso il senso di fastidio verso i poveri”, a rimanere inquieti finché non si è trovato Dio nel volto del povero. E che non a caso viene presentato nella festa liturgica di sant’Antonio da Padova, patrono dei poveri, perché “quanto possiamo compiere è sempre sotto la grazia di Dio che accompagna la vita dei credenti”.
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