Ayuso: 14 maggio, la preghiera che ci fa un'unica famiglia
Hélène Destombes – Città del Vaticano
Non solo le Nazioni Unite, ma anche molti leader religiosi, gruppi e responsabili della vita sociale e politica, coinvolti in "un momento di preghiera e solidarietà". Il cardinale Miguel Angel Ayuso Guixot torna sull'iniziativa che il prossimo 14 maggio vedrà Papa Francesco e la Chiesa unirsi alla Giornata di preghiera, digiuno e opere di misericordia lanciata dall'Alto Comitato per la Fratellanza Umana. Hélène Destombes ha domandato al porporato quale segno il Comitato desideri inviare al mondo con questo momento di preghiera:
R. - Mi pare che, con quest’appello, l’Alto Comitato, per raggiungere gli obiettivi contenuti nel , ci inviti a riconoscere la dimensione spirituale che, come credenti, ma anche come persone di buona volontà, possiamo percepire in questo profondo sconvolgimento che il mondo conosce a causa di questa pandemia. Infatti ciascuno, a prescindere dalla cultura, dalla situazione economica, dalla fede o dalla mancanza di fede religiosa, risente e sente l’immensità del grido dell’umanità sofferente, sommersa da ogni parte, angosciata e sconvolta. Perciò, la benevola adesione di Papa Francesco, che nel , ha manifestato la volontà di unirsi a questo appello per il 14 maggio prossimo, dimostra il carattere universale del momento storico che ci riguarda tutti e l’universalità della risposta interiore possibile da parte di tutti e di ciascuno.
Fra le diverse personalità che si sono associate a questa chiamata c'è il segretario generale delle Nazioni Unite: è un segno molto importante mandato al mondo intero e anche a quei Paesi che rimangono divisi in questo periodo...
R. - Sì, evidentemente, la preoccupazione della comunità internazionale, manifestatasi attraverso questa adesione dichiarata del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha già mostrato che, come esseri umani, siamo tutti un' unica famiglia, siamo tutti sulla stessa barca e, di conseguenza, a partire dalla fede dei leader religiosi, attraverso i gruppi e i responsabili della vita sociale e politica, è bene che ci sia un momento di preghiera e solidarietà per invocare la fine di questa pandemia. Perciò é un grande piacere sapere che fino ad oggi sono tante le personalità che hanno già dato la loro adesione, che poi si manifesterà in modo tutto personale e interiore, visto che, a causa di quanto stiamo vivendo, non potremo fare incontri di alcun genere per il pericolo di diffusione del coronavirus.
Quale dev’essere il ruolo delle religioni nel contesto di crisi attuale sia a livello spirituale sia umano?
R. - Direi che tutte le religioni attribuiscono un ampio spazio all’interiorità e, di conseguenza, all’interiorizzazione, alla quale, volenti o nolenti, siamo costretti. Con sfumature e pratiche sensibilmente diverse tra loro, la preghiera e l’orazione, ci dispongono in ogni caso a un atto d’amore aperto al bene dell’altro e all’accettazione. E non è poco! Digiuno e opere di carità sono sia atti individuali sia comunitari, che esigono una vera responsabilizzazione e consapevolezza dell’azione da intraprendere. E questo mi sembra sia un punto importante per il “dopo-Covid”.
L’ Alto Comitato per la Fratellanza umana invita alla preghiera, al digiuno, ma anche a partecipare ad opere di misericordia. Vi sono già delle iniziative comuni?
R. - Si, qua e là ci sono iniziative comuni dall’inizio della pandemia. Ma vi sono soprattutto iniziative silenziose: vivere insieme pur essendo separati per un certo tempo; prendersi cura e prestare soccorso a coloro che sono nel bisogno senza distinzione religiosa; condividere dei saperi... sono tante. L’Alto Comitato infatti sta cercando - basandosi proprio sul “Documento sulla Fraternità Umana per la Pace mondiale e la coesistenza comune”, firmato da Papa Francesco e dal Grand Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyib - di proseguire su questa strada di ricerca della pace anche attraverso la solidarietà, per far fronte alla crisi umana e umanitaria in cui siamo tutti protagonisti e soffriamo insieme a chi sta soffrendo. Dunque, direi, che siamo davanti a un’opportunità unica – come dice il titolo stesso del documento sulla Fraternità umana – alla quale il Santo Padre ha voluto aderire senza riserve per il 14 maggio e cioè quello di radicare nelle nostre rispettive tradizioni religiose più care il nome che vogliamo dare al nostro futuro! E penso che il nostro futuro sarà un futuro di Fraternità, di Pace e di Coesistenza comune.
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