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Padre Marco Tasca Padre Marco Tasca

Tasca: a Genova per costruire ponti di relazioni

All’indomani della nomina ad arcivescovo del capoluogo ligure, il francescano Marco Tasca affida a Pope le attese per la missione alla quale è stato chiamato da Papa Francesco. “Possiamo tutti camminare insieme – afferma – per una Chiesa viva”

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Essere frate, esserlo in tutto quello che si fa, cercando gli altri che sono immagine di Dio, aprendosi alle differenze, continuando a coltivare il sogno da bambino: mettersi a servizio degli altri. Padre Marco Tasca, già Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, racconta i tanti pensieri che lo hanno attraversato in questi giorni, da quando ha saputo della nomina di Papa Francesco ad arcivescovo di Genova:

Ascolta l'intervista a padre Marco Tasca

R. – Ho passato 4 giorni un po’ difficoltosi. Lunedì quando mi ha chiamato il Nunzio sentivo dentro di me un certo subbuglio ma poi mi sono detto che se questo era quello che mi era stato chiesto di fare, dovevo semplicemente accettare. E quindi cerco di affrontare quello che sarà con tutta la buona volontà, con tutto l'entusiasmo che posso avere.

Quanto conosce Genova e i suoi abitanti?

R. – Sono stato a Genova un paio di volte ma purtroppo dei genovesi conosco davvero poco. Ma questa sarà la grazia del Signore: avere la possibilità di conoscerli meglio, di stare un po' con loro, di condividere la loro vita, le loro gioie, le loro fatiche, le loro speranze. Questa è la cosa che sento più bella adesso; un’occasione per condividere, con chi non conosco, la vita. E’ una grande spinta, mi dà entusiasmo.

Lei arriva dopo 14 anni di guida dell’arcidiocesi di Genova da parte del cardinale Bagnasco, un lasso di tempo molto lungo nel quale il porporato ha avuto la possibilità di seminare molto. Quale sarà l’eredità che troverà?

R. – Io credo proprio di avere in eredità una chiesa viva, che ha voglia di camminare avanti anche con tutte le grandi ferite di questi anni. E se c’è questa chiesa viva è grazie certamente all’impulso che il cardinale ha saputo dare. Ha alle spalle anni di esperienza come presidente della Conferenza Episcopale, è ora presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa, un uomo, un sacerdote, un vescovo con questa esperienza è una grandissima grazia. Credo che la chiesa di Genova abbia potuto assaporare e gustare, godere di tutto questo.

 

Genova è una città dai tanti volti, capace di rialzarsi sempre, lo abbiamo visto con la tragedia del Ponte Morandi

R. – Certo. Il ponte è stata ed è una ferita grande. Il ponte sta rinascendo e questo è fonte di grande speranza. Io credo che sia davvero bella l'immagine del ponte che unisce, è il sentire che siamo tutti sulla stessa barca, siamo chiamati a camminare insieme, siamo chiamati ad unire le differenze e le diversità. Credo sia davvero bello che, vicino al costruire il ponte in maniera fisica, tutti sogniamo di costruire ponti di relazione tra tutti noi. Credo sia veramente bello, un bel sogno da condividere insieme. Papa Francesco ci insegna che l’unità è più importante e più reale delle differenze. Allora penso che sia oggi questo il grande sforzo da fare perché vale la pena mettere insieme. Credo sia un bellissimo regalo che la Chiesa può fare a questo nostro mondo.

Nella sua lettera di saluto ai fedeli di Genova ha sottolineato l’aspetto della fraternità che è la sua “piccola dote” francescana

R. – E’ la mia vita degli ultimi quarant’anni, vita di frate e quindi fraternità. Perché io credo che uno dei più bei regali che possiamo fare è concentrarsi sulle relazioni. Attraverso le relazioni passano forse i messaggi più belli, passano le idee più belle, passano le convinzioni più belle. Quindi io credo che privilegiare la relazione possa essere davvero il tratto caratteristico di come io vorrei vivere a Genova, di cercare insieme quello che il Signore vuole dirci.

Uno “spirito sinodale” come ama ripetere Papa Francesco

R. – Certo! Il camminare insieme è il più bel regalo che possiamo farci l’uno con l’altro.

Papa Francesco ha nominato un francescano alla guida di questa arcidiocesi. Genova è una città che il Pontefice porta nel cuore, dove è andato e nell’occasione ha lanciato numerosi appelli riguardo al mondo del lavoro ma anche perché da Genova sono partiti i suoi parenti per l'Argentina…

R. – E’ vero che Genova, da questo punto di vista, ha una grazia totalmente particolare. Io davvero sto pregando il Signore perché mi aiuti a scoprire questa grazia particolare, per accoglierla e farla mia. Una città con una vocazione all'accoglienza. Stamattina mi è arrivata una lettera delle chiese protestanti di Genova in cui davvero si parla di accoglienza. E’ molto bello che come cristiani facciamo questo insieme.

Padre Tasca lei ha avuto una chiamata da piccolo, a 11 anni

R. – Riconosco nell’intuizione iniziale dei mie undici anni, nell’età di un sogno, quanto il Signore lo abbia purificato in questi miei anni e per questo lo ringrazio.

Lei voleva fare il missionario in questi anni

R. – Sì. In questi anni ho chiesto al mio superiore del tempo sabbatico anche per fare un discernimento sul desiderio di andare in missione in America Latina. Chiedevo una risposta in questi mesi e poi lunedì mattina, il 4 maggio alle ore 10, è successo quello che è successo. Vuol dire che il Signore ha altri piani e questo va benissimo.

Che cosa significa la sua nomina per la famiglia dei francescani?

R. – Sentivo il Ministro generale e mi diceva che come francescani siamo chiamati a fare quello che ci viene chiesto. Questa è la bellezza: sentire il mio ordine che mi accompagna in questo, così mi sento molto sereno perché sostenuto e aiutato dal mio ordine del quale faccio parte ormai da tanti anni.

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09 maggio 2020, 14:44