Dal Bambino Gesù una nuova arma nella lotta contro il cancro
Cecilia Seppia – Città del Vaticano
Una nuova scoperta in ambito medico-scientifico messa a segno dai ricercatori italiani dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e dall’Università di Genova, con il sostegno dell’AIRC, sferza un duro colpo ai tumori che ogni giorno, solo in Italia, colpiscono circa 1000 persone con diagnosi e prognosi spesso infauste. Dopo due anni di lavoro, mentre il Paese, stretto nella morsa della pandemia da Covid-19, riaccende i motori, i risultati di questo studio riaccendono anche la speranza di poter guarire dal cancro. “E’ un segnale fortemente positivo ed è l’ennesimo esempio di quanto la ricerca sia sempre fondamentale e vada adeguatamente sostenuta” dice a Pope il professor Lorenzo Moretta, direttore dell’Area Immunologica dell’Ospedale Bambino Gesù:
Il meccanismo molecolare
Di fatto si tratta di un meccanismo molecolare, piuttosto subdolo, per cui le cellule tumorali ingannano le nostre difese immunitarie, in particolare le cosiddette “natural killer” (NK) altrimenti deputate ad attaccare e distruggere gli agenti patogeni, ingabbiandole in una sorta di freno e privandole di tutte le loro armi cosicché loro siano libere di proliferare. I dati hanno svelato infatti la combinazione finora sconosciuta di citochine e cortisolo che induce in modo inopportuno l’espressione sulle cellule NK della proteina PD-1, un potente freno inibitore della risposta immunitaria che in condizioni normali, controlla il sistema immunitario impedendo reazioni di difesa eccessive che possono danneggiare l’organismo e i tessuti, causando a volte malattie autoimmuni e violente o pericolose reazioni infiammatorie. I tumori sfruttano questo freno impartendo alle cellule soldato dell’organismo, i linfociti T e le cellule ‘natural killer’, l’ordine ingannevole di esprimere sulla propria superficie il PD-1.
Una nuova arma nella lotta ai tumori
“Si tratta di un falso comando, che queste cellule che proliferano nel sito del tumore sia esso la mammella, la prostata, il fegato, riescono ad inviare ai linfociti”, prosegue Moretta. “La scoperta sta proprio nel meccanismo che abbiamo visto in una serie di tumori ma che con ogni probabilità è estensibile a molteplici neoplasie e anche a certi tipi di virus. Lo scorso anno abbiamo avuto la scoperta di questi freni molecolari, che è stata motivo di assegnazione del premio Nobel per la medicina, perché gli scienziati hanno visto che mascherando, bloccando, coprendo questi freni si liberano le cellule difensive che non essendo più ingabbiate riescono ad attaccare il tumore. Per cui c’è stata una vera rivoluzione nella terapia dei tumori, soprattutto di quelli più aggressivi come il melanoma e il carcinoma polmonare, in cui si sono raggiunti risultati assolutamente insperati fino ad un anno fa e per cui aspettative di vita di pochi mesi sono diventati anni o addirittura si sono registrate alcune guarigioni. Se però come abbiamo scoperto riusciamo a conoscere il meccanismo nella sua interezza, ovvero il messaggio che induce l’acquisizione di questi freni, ovviamente abbiamo molti bersagli in più per annientare il cancro".
Ora la ricerca si orienta ai farmaci
Il contesto in cui questo meccanismo si verifica è quello del cosiddetto micro-ambiente tumorale. “Questo ambiente - spiega la dott.ssa Linda Quatrini, ricercatrice dell’Area Immunologica del Bambino Gesù - è creato dal tumore stesso che corrompe cellule normali alterandone la funzione a proprio vantaggio. Esse iniziano a produrre una serie di sostanze chimiche in grado di inibire o disarmare le cellule difensive e le citochine, molecole proteiche che funzionano come veri e propri messaggeri del sistema immunitario”. Quando infatti queste tre particolari citochine, denominate (IL-15, IL-18 e IL-12), si combinano con il cortisolo, un ormone che viene prodotto in abbondanza dalle ghiandole surrenali in situazioni di stress, ma anche nel corso di malattie infiammatorie e di tumori, si forma una “miscela esplosiva” che è in grado di innescare il meccanismo ingannevole. La scoperta dei ricercatori del Bambino Gesù offre importanti spunti per l’utilizzo dei farmaci in funzione antagonistica all’azione del tumore.
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