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1984 Giovanni Paolo II Santa Messa Pasqua 1984 Giovanni Paolo II Santa Messa Pasqua 

La speranza nella Pasqua non finisce mai

In quanti modi i Papi del passato hanno “declinato” la speranza che caratterizza la promessa della Resurrezione? Ognuno a suo modo, affrontando ciascuno i drammi del proprio momento storico, ma tutti con lo sguardo fiduciosamente e gioiosamente volto a quel sepolcro vuoto…

Laura De Luca – Città del Vaticano
in collaborazione con l’Archivio Storico Multimediale della Radio Vaticana

Le campane suonano a festa sempre allo stesso modo e sempre in modo nuovo .

Oggi come quella mattina dell’aprile di 57 anni fa quando la Radio Vaticana dava ufficiale annuncio che “in collegamento con la Radio Televisione Italiana e altri enti radiofonici” si stava per trasmettere, “dal Palazzo apostolico in Vaticano il messaggio del sommo pontefice vigesimo terzo in occasione della Pasqua”. Era il 13 aprile 1963. Poche settimane prima della sua morte. Negli anni della guerra fredda, la nota dominante dei pensieri del vicario di Cristo era la pace.

Venerabili Fratelli, diletti figli!  Pax vobis: pace a voi (Io. 20, 19). Questo amabile saluto di Gesù Ci sale dal cuore nell'attesa ormai brevissima di celebrare la gioia della Resurrezione. Dalla prima Pasqua del Nostro pontificato ad oggi, il Lumen Christi, di cui vi parlammo il (cfr. Radiomessaggio del 28 marzo 1959, Discorsi Messaggi Colloqui, I, pp. 208-213), ha continuato, nonostante qualche difficoltà, a diffondere la sua luce nel mondo. (…)

La solennità di Pasqua supera ogni altra ricorrenza. Essa è il centro della storia, così della vita dei popoli, come di quella dei singoli uomini, riscattati dal sacrificio di Cristo.

Disponetevi dunque a celebrarla con impegno, diletti figli: tutti, nessuno eccettuato. Le voci delle campane e degli organi, che fra poco riprenderanno i loro concenti, lo splendore delle luci, l'armonia e bellezza dei sacri templi siano l'immagine e il riflesso delle vostre anime redente, avvivate nell'intimo della luce di Cristo.

Pax vobis, pax vobis! Sempre la pace. Nel cuore di ciascun uomo, nelle case, nei luoghi di lavoro, nelle comunità nazionali e nel mondo. Rinnovando a tutti il saluto di Pasqua, il Nostro pensiero si rivolge all'immensa famiglia, che la bontà del Signore Ci ha affidata.

Non poteva non sottolineare doppiamente il senso della salvezza nel messaggio Urbi et Orbi della Pasqua del 1984 papa Giovanni Paolo II: gli anni ottanta, che cominciavano a vedere segni di disgelo tra i due blocchi ideologici contrapposti dalla fine della guerra, furono segnati dal tema del perdono. La Pasqua 1984 coincise con la chiusura dell’Anno Santo della Redenzione, il  22 aprile.

Oggi, domenica di Pasqua, intoniamo questo canto di ringraziamento, del quale è colma la sacra liturgia. Rendiamo grazie per la risurrezione di Gesù Cristo. Rendiamo grazie per la glorificazione di colui, che spogliò se stesso e si fece obbediente fino alla morte, e alla morte di croce (cf.Fil 2, 8). Ecco, l’opera della redenzione del mondo si compie nella sua risurrezione. Dalla pietra del sepolcro è tolto il sigillo della morte. Sui cuori degli uomini viene impresso il sigillo della vita. Cristo è stato immolato in sacrificio come nostra Pasqua(cf.1 Cor 5, 7). Rendiamo grazie per il sacrificio di Gesù Cristo, che raggiunge la maestà del Padre. Ringraziamo per l’amore del Padre, che s’è rivelato nella risurrezione del Figlio. Ringraziamo per il soffio dello Spirito, che dà la vita; questo soffio lo ricevono gli apostoli, riuniti nel Cenacolo. Cristo verrà a porte chiuse e dirà loro: “Ricevete lo Spirito Santo! a chi rimetterete i peccati saranno rimessi” (Gv 20, 22-23). Dalla risurrezione di Cristo prende inizio la remissione dei peccati: nella sua croce è la nostra conversione, nella risurrezione è la vittoria sul peccato. Cristo ci ha riscattati, liberandoci dal male; ha perdonato i nostri peccati; ci ha riconciliato con Dio e con i fratelli; ci ha donato la sua vita, aprendoci le porte della vita che non ha fine. (…) La Chiesa di Gesù Cristo rende oggi solenni grazie per la particolare esperienza della redenzione, a noi offerta dall’anno ormai trascorso: l’Anno Santo, l’Anno Giubilare straordinario. (…) Roma rende grazie, il Vescovo di Roma rende grazie, presso le tombe degli apostoli, presso le catacombe dei martiri, che segnano l’inizio terreno della Chiesa e, al tempo stesso, costantemente dischiudono il mistero della comunione dei santi (…)  Roma ringrazia e rendono grazie tutte le Chiese sull’intero orbe terrestre. Nella comunità universale della Chiesa ci è stato dato di iniziare quest’Anno Giubilare della Redenzione, e di viverlo insieme. La Chiesa, infatti, è la comunità delle comunità, fuse insieme nell’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Sempre nella sofferta consapevolezza dei conflitti e dei problemi del suo tempo, di cui aveva acuta e inevitabile percezione nelle tensioni sociali, nel tumultuoso evolversi dei costumi, nell’inquietudine giovanile, Paolo VI testimoniava la gioia irresistibile per la resurrezione nel messaggio Urbi et Orbi del 26 marzo 1967…

È risorto! Noi ne diamo testimonianza! Dalla parola e dal sangue degli Apostoli e dei primi discepoli, testimoni oculari, l’abbiamo raccolta, e con scrupolosa esattezza, con inconcussa certezza, che lo Spirito Santo Ci assicura, a voi l'annunciamo, al mondo la proclamiamo, alle generazioni venture la consegniamo: Cristo è risorto!  Quale sia il profondo significato, quale l’immenso valore d’una simile affermazione, Noi ora non diciamo: dica il magistero della Chiesa, dica lo studio dei sapienti, dica la coscienza del Popolo di Dio quale annuncio prodigioso sia questo, e quale virtù esso contenga per svelare agli uomini il loro destino, per orientare le singole coscienze verso il vero concetto della nostra esistenza, per infondere un senso unitario ed organico alla storia del mondo, per stabilire i canoni fondamentali della vita spirituale e morale. Come un faro nella notte l’annuncio pasquale proietta i suoi raggi giocondi e brucianti sulla faccia della terra.  Noi potremmo cogliere dalle vostre stesse labbra il grido spontaneo e caratteristico della Pasqua: quello della letizia, quello dell’alleluia; e potremmo con voi ragionare su questo primo effetto del beato annuncio della resurrezione nei nostri spiriti, sul gaudio cristiano; ma il momento storico che noi stiamo attraversando, reso torbido ed incerto da persistenti conflitti e da minacciosi e colossali problemi, non Ce ne concede libera espressione. Non per questo si fa muta la Nostra voce annunciante il preconio pasquale; esso non apporta a noi soltanto la coscienza. beatificante dei beni conseguiti mediante la resurrezione del Signore, ci apporta il presagio di altri beni da conseguire; non è l’annuncio pasquale un semplice annuncio di gioia; è anche un annuncio di speranza. Gaudium et Spes.

Ascolta gli audio originali nella puntata integrale de Le voci dei papi di oggi Pasqua di Resurrezione, 12 aprile 2020

Ascolta le voci dei Papi

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12 aprile 2020, 11:34