Covid-19, l’aiuto del Papa alle periferie di Roma. Altre iniziative nel mondo
Michele Raviart – Città del Vaticano
Non abbandonare gli ultimi, gli invisibili ai canali di assistenza ufficiali, i più esposti al contagio. Con questo spirito la Chiesa sta dando il suo contributo spirituale e materiale a chi soffre per la pandemia di coronavirus e con questo spirito oggi pomeriggio il cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere di Sua Santità, ha portato l’aiuto del Papa agli inquilini del “palazzo Selam†alla Romanina, oltre il raccordo di Roma.
Forniti disinfettanti e mascherine
Un palazzo di sette piani, nato come edificio universitario e diventato una struttura di accoglienza per i profughi in attesa di protezione internazionale, dove oggi vivono stipate in condizioni sanitarie precarie circa mille persone, la maggior parte delle quali provenienti dal Corno d’Africa. A loro e ai numerosi bambini che vivono nel palazzo sono stati forniti viveri di prima necessità come pasta, riso, pomodori e latte proveniente dalla Ville Pontificie, oltre a saponi, disinfettanti, mascherine e termometri per cominciare ad affrontare l’emergenza.
Un’emergenza sanitaria e sociale
In molti, spiega la dottoressa Donatella D’Angelo, che ha accompagnato il cardinale Krajewski, non avevano la percezione di cosa stesse succedendo fuori dall’edificio. Una mancanza di informazioni dovuta anche al fatto che in pochi nel palazzo parlano italiano e hanno accesso ai media. La maggior parte di loro, poi, ha perso il lavoro e non ha più nulla da guadagnare, anche perché spesso si trattava di lavoro senza alcun tipo di contratto.
Dalla Siria agli Stati Uniti
Dai Paesi in guerra come la Siria, dove grazie all’iniziativa “ospedali aperti†tre strutture sanitarie cattoliche forniscono cure gratuite a tutti i malati poveri, agli Stati Uniti, dove si è attivata una vasta rete di solidarietà con la collaborazione tra diocesi e fedeli, la Santa Sede, anche attraverso le Chiese locali, sta operando in tutto il mondo dando il proprio contributo per affrontare l’emergenza.
In Italia la Cei mette a disposizione oltre 100 strutture
Presìdi sanitari come mascherine e ventilatori polmonari sono stati donati agli ospedali di Spagna e Italia dall’Elemosineria apostolica, mentre le diocesi italiane hanno messo a disposizione delle istituzioni e della società civile oltre cento edifici, di proprietà o altrui, per le esigenze di circa 2300 persone tra cui medici, infermieri, pazienti in quarantena e persone senza fissa dimora.
L’esempio del Brasile
Allo stesso modo in Brasile, la Chiesa ha messo a disposizione delle autorità sanitarie le proprie strutture per accogliere i malati e molte diocesi hanno dato la disponibilità a creare nuovi ospedali. È il caso dell’arcidiocesi di Campinas, che sta organizzando un ospedale da campo, o della Cattedrale di Belo Horizonte, ancora in costruzione, ma in cui una delle zone agili è stata destinata in parte ai servizi di assistenza contro la pandemia.
Altre iniziative in Asia e in Africa
In Asia, nelle Filippine, l’arcidiocesi di Manila ha aperto le porte di molte scuole e istituti cattolici per accogliere i senzatetto e proteggerli dal contagio, mentre l’arcidiocesi di Cebu ha messo a disposizione delle persone in quarantena il centro di oltre 700 metri quadrati che ha ospitato nel 2016 il 51.mo Congresso eucaristico internazionale. Anche in Bangladesh le diocesi sostengono chi ha perso il lavoro per il divieto di uscire e i più bisognosi, grazie alle donazioni di cristiani e musulmani. In Africa, le Conferenze episcopali di Ghana e Senegal hanno promosso collette per contribuire alla lotta contro la pandemia, fornendo materiale sanitario agli operatori degli ospedali e delle cliniche cattoliche nei due Paesi.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui