Intelligenza artificiale: anche un algoritmo ha bisogno di un'etica
Michele Raviart â Città del Vaticano
âLe decisioni, anche le più importanti come quelle in ambito medico, economico o sociale, sono oggi il frutto di volere umano e di una serie di contributi algoritmiciâ. âLa vita umanaâ, quindi, âviene a trovarsi al punto di convergenza tra lâapporto propriamente umano e il calcolo automatico, cosicché risulta sempre più complesso comprenderne lâoggetto, prevederne gli effetti, definirne le responsabilitàâ. Queste, per monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, sono le criticità del rapporto tra uomo e tecnologia, tema del workshop âIl buon algoritmo? Intelligenza artificiale: etica, legge, saluteâ, presentato oggi nella Sala stampa della Santa Sede.
Un impegno per il futuro
Tre giorni di convegni in Vaticano a cui parteciperanno accademici, scienziati e ingegneri di multinazionali della tecnologia, che culmineranno il 28 febbraio con la firma, nellâAuditorium della Conciliazione, di una âcall for ethicsâ, un testo condiviso sul rapporto tra etica e tecnologia che farà da guida alle future evoluzioni del settore e che sarà presentato a Papa Francesco.
La quarta rivoluzione industriale
In quella che può essere definita come una âquarta rivoluzione industrialeâ dopo quella del vapore, dellâelettricità e dellâautomazione, lâera dellâintelligenza artificiale implica che sulla base di dati e degli algoritmi che ne derivano sia la tecnologia stessa ad avere capacità predittive sulle attività umane. Simulando quello che farebbero le persone, spiega Padre Paolo Benanti, docente alla Pontificia Accademia della Vita, gli algoritmi possono scegliere quale cure siano migliori per un paziente, ma anche quali persone è più probabile che ripaghino un prestito concesso da una banca, fino anche trovare la persona più affine per una relazione affettiva.
Problemi non risolvibili dai computer
âSe con un computer possiamo trasformare i problemi umani in statistiche, grafici ed equazioniâ, spiega ancora padre Benanti, âcreiamo lâillusione che questi problemi siano risolvibili con il computerâ. Non è così, perché âquando compie delle scelte lâessere umano conosce una qualifica profonda e radicale delle sue azioni: il bene e il maleâ. La stessa medicina, spiega Maria Chiara Carrozza, docente di bioingegneria industriale alla Scuola superiore SantâAnna di Pisa, âè una prerogativa umanaâ, in cui lâintelligenza artificiale può affiancare il professionista ma non può rappresentare un elemento di possibile deresponsabilizzazione del medicoâ.
L'"algor-etica"
âGli algoritmiâ, ribadisce padre Benanti, âdevono includere valori etici e non solo numericiâ. Una sorta di âalgor-eticaâ richiesta dalle stesse imprese. È infatti stata la stessa Microsoft, spiega infatti monsignor Paglia, a chiedere alla Pontificia Accademia della Vita un incontro di questo tipo, seguita da IBM e da altre multinazionali. Queste aziende, spiega a Pope, âsono ben consapevoli che la gran parte dei loro responsabili sono tutti ingegneriâ e la loro è una prospettiva âtecnologica, tecnocratica non certamente etica. Loro però hanno sentito l'urgenza di essere accompagnatiâ. Ecco quindi che nasce l'esigenza di âun ideale tavolo attorno al quale ci sono certamente gli ingegneri, ma anche politici, economisti, filosofi, rappresentanti delle religioni. indispensabile perché si possa intraprendere un percorso umano anche nella tecnologiaâ.
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