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Il cardinale Peter Turkson Il cardinale Peter Turkson

Crisi Usa-Iran, il cardinale Turkson: si superi la spirale della vendetta

Sul versante internazionale, dopo l’uccisione del generale iraniano Soleimani, si vivono momenti segnati da crescenti timori. Nostra intervista con il prefetto del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, il cardinale Peter Turkson

Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano

Cresce la tensione dopo il raid ordinato dal presidente statunitense Donald Trump e costato la vita ad otto persone, tra cui il generale iraniano Qassem Soleimani. L’azione militare è stata condotta, intorno alla mezzanotte, nella zona dell’aeroporto internazionale di Baghdad, in Iraq. Oggi decine di migliaia di persone sono scese in piazza a Teheran, in Iran, per partecipare ad una manifestazione di protesta. Per le autorità iraniane, il raid è un “atto di terrorismo”. L’ayatollah Seyyed Ali Khamenei ha annunciato una “dura vendetta”. Su twitter il presidente americano Trump scrive che il generale Soleimani “è stato direttamente o indirettamente responsabile della morte di milioni di persone, compresi i tanti manifestanti uccisi in Iran”. Sul versante internazionale, sono ore di grande apprensione. Cina, Russia e Siria condannano il raid. L’Unione europea lancia un appello alla calma e la Nato monitora la situazione in Iraq. Il timore è che dopo questa azione militare, si possano aprire drammatici scenari.

Cardinale Turkson: la pace prevalga su segni di guerra

Anche la Chiesa segue con preoccupazione l’evolversi della situazione. Il cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, esorta inoltre a non allontanarsi dal cammino della pace e a vincere sfiducia e paura. Il ruolo della Santa Sede, aggiunge il porporato, è “indispensabile” per promuovere pace e concordia tra le nazioni. La preghiera, spiega inoltre il cardinale Turkson, è la radice del cammino della pace.

Ascolta l'intervista al cardinale Turkson

R. – Abbiamo iniziato questo anno con tanto entusiasmo e con tanta speranza, con il messaggio della pace, sperando di poter vivere un anno con pace, speranza, fiducia e benessere dell’uomo. È certamente triste che così presto l’anno sia salutato da questi episodi di violenza, di uccisione, di spargimento di sangue … Sappiamo che con questi episodi in Medio Oriente, soprattutto in Iraq in questi giorni, stiamo verificando una spirale di vendetta con tutti i segni che descrivono situazioni di tensioni e di guerra. Malgrado tutto questo, siamo sempre invitati - come dice anche il messaggio per la Giornata della Pace di quest’anno - di riconoscere il fatto che la via della pace è lunga. Per questo si parla di cammino per la pace, cammino sostenuto dalla speranza nel fatto che il Principe della Pace, Gesù, è sceso sulla terra. Speriamo che, come Lui ha vinto sulla morte, vinceremo pure sulla violenza, su tutti questi conflitti.

Sfiducia e paura sono gli ostacoli da superare …

R. – Uno genera l’altro: quando non c’è fiducia, quando non si può parlare, quando non c’è ciò che Papa Francesco chiama cultura dell’incontro, ognuno sta nel suo angolo e incomincia a formulare idee che generano questi sentimenti di paura. Già da Papa Giovanni XXIII, durante il periodo di tensione tra Stati Uniti e Russia per la crisi di Cuba, la cosa che ha aiutato un po’ a vincere questa situazione di tensione è stata la diplomazia politica. Questa ha consentito di vincere la sfiducia che regnava tra questi due Paesi. Abbiamo potuto, tramite la diplomazia della Santa Sede, instaurare un po’ di fiducia, un po’ di speranza e un po’ di amicizia tra queste due nazioni e così abbiamo potuto vincere questa grande minaccia.

Dunque, anche oggi, soprattutto oggi, è cruciale il ruolo della Santa Sede per promuovere fiducia e amicizia tra i popoli?

R. – Senz’altro. Il ruolo della Santa Sede è indispensabile per il fatto che Dio ha affidato alla Chiesa una missione. E la missione include non soltanto la predica del Vangelo, ma anche l’essere discepoli e ministri della pace e della concordia tra le nazioni. Quindi, ecco, come ha fatto Papa Giovanni XXIII, così la Chiesa continua adesso. Continua ad essere fonte di pace tra le diverse Nazioni. E grazie a Dio abbiamo diversi organismi nella Chiesa che ci aiutano a diffondere questo messaggio di pace.

“La pace – ricorda Papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale della pace 2020– è cammino di speranza di fronte agli ostacoli e alle prove”. Per intraprendere questo cammino, un passo fondamentale è quello della preghiera …

R. – È l’inizio. La radice e l’inizio stesso di questo cammino della pace è la preghiera perché infonde questa attitudine, questa virtù di speranza di non cedere mai davanti agli ostacoli; la preghiera è un momento che ci collega con il Principe della Pace, con il Signore stesso che ci anima, ci fortifica, ci ispira. Quindi, senza la pace non possiamo muoverci.

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03 gennaio 2020, 16:08