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Scicluna: “Scelta epocale che toglie ostacoli e impedimenti”

Intervista con il Segretario aggiunto della Congregazione per la Dottrina della fede: “All’incontro di febbraio sulla protezione dei minori i vescovi ne avevano parlato”

ANDREA TORNIELLI

«Una scelta epocale». Così l’arcivescovo di Malta Charles Scicluna, Segretario aggiunto della Congregazione per la Dottrina della fede, ha accolto il rescritto pubblicato martedì 17 dicembre 2019 in questa intervista con Radio Vaticana - Pope.

Quale importanza ha la decisione del Papa di abolire il segreto pontificio nei casi di violenza e abusi sui minori?

R. - Ricordo che all’incontro dei vescovi che il Santo Padre Francesco ha convocato nel febbraio del 2019 c’è stata una giornata intera dedicata alla trasparenza. Poi, con la nuova legge “Vos estis lux mundi” del maggio 2019, il Santo Padre ha cominciato anche a implementare le decisioni prese a febbraio. Questo è un altro tassello molto importante perché ricordo che nella discussione, a convegno dello scorso febbraio, si è parlato ripetutamente del segreto pontificio quasi come di un impedimento all’informazione giusta resa alla vittima e alle comunità. Secondo me, questa decisione è epocale nel contesto dell’istituto giuridico del segreto pontificio e arriva proprio al momento giusto.

Concretamente cosa cambia dopo questa decisione?

R. - Per esempio, vediamo gli impedimenti che c’erano fino a questo momento: la vittima non aveva l’opportunità di conoscere la sentenza che faceva seguito alla sua denuncia, perché c’era il segreto pontificio. Anche altre comunicazioni venivano ostacolate, perché il segreto pontificio è un segreto di altissimo livello nel sistema di confidenzialità nel Diritto canonico. Adesso viene facilitata anche la possibilità di salvaguardare la comunità e di dire l’esito di una sentenza.

L’abolizione del segreto pontificio significa che i documenti diventeranno pubblici?

R. - Non sono di dominio pubblico ma, per esempio, viene facilitata la possibilità di una collaborazione più concreta con lo Stato, nel senso che la diocesi che ha una documentazione ormai non è più legata al segreto pontificio e può decidere – come deve – di collaborare bene, trasmettendo copia della documentazione anche alle autorità civili. Lo stesso rescritto, questa nuova legge, parla anche dell’esigenza di salvaguardare il privato della persona, la buona fama delle persone coinvolte, come pure la loro dignità. Una certa riservatezza ci vuole sempre in ambito penale e questo viene ancora garantito. Ciò non significa dunque che la documentazione diventa di dominio pubblico, ma viene facilitata la collaborazione con lo Stato e con altri enti che hanno diritto all’accesso a questa documentazione.

Ascolta l'intervista a mons. Scicluna

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17 dicembre 2019, 12:28