Quelle mani tese di Paolo VI, innamorato del mondo e della Chiesa
Federico Piana â Città del Vaticano
Il titolo della nuova fatica letteraria di monsignor Leonardo Sapienza riprende le parole che Benedetto XVI pronunciò alcuni giorni dopo la morte di Paolo VI, nel 1978: âUn uomo che tende le maniâ. Lâimmagine plastica dellâapertura dâanima e di cuore di Giovanni Battista Montini è raccontata con ricchezza di particolari e precisione dei fatti storici nel testo del Reggente della Prefettura della Casa Pontificia edito da San Paolo. Non una biografia ma la âvoceâ di testimonianze e documenti, anche inediti, che evidenziano lâamore del Papa santo per la Chiesa e per lâumanità.
L'amore per la famiglia e la passione per il mondo
Scrive monsignor Sapienza nella sua introduzione: Paolo VI âvedeva la scena del mondo come il campo di Dio dove operare e incarnare il Vangelo. E ha saputo gettare un ponte sul mondo, per portarvi il fermento evangelico, e per rigenerarlo in profonditàâ. Ecco allora che il lettore si imbatte nella lettera traboccante di affetti familiari al fratello Lodovico, nel discorso appassionato agli artisti, nella volontà di proseguire il Concilio Vaticano II, nella narrazione dei suoi viaggi. â Paolo VI - scrive ancora monsignor Sapienza - è andato incontro al mondo con le braccia spalancate, sapendo che questo esigeva un cuore immenso, un cuore fermo, un cuore ardente, un cuore eroicoâ.
Manoscritti preziosi
Nel libro, composto da poco più di trecento pagine sempre vivaci, parte rilevante lâassume un corposo gruppo di manoscritti, che vanno dal 1956 al 1978. Sono 61 âminuteâ, appunti presi da Montini su documenti ufficiali o per abbozzare la preparazione di udienze o discorsi ufficiali. Un lavoro dâarchivio paziente e metodico che non appesantisce la struttura della narrazione ma la rende fluida mettendo in correlazione fatti, momenti storici, contesti.
Lâinedito sul caso âLercaroâ
Merito di monsignor Sapienza è anche quello di aver portato alla luce, per la prima volta, una lettera di Paolo VI indirizzata al cardinale Giacomo Lercaro, dimessosi nel 1968 da arcivescovo di Bologna ufficialmente per motivi di salute. Nella missiva, inviata pochi mesi dopo il fatto, il Papa esprime vicinanza al porporato e dalle sue parole si evince che a far dimettere Lercaro fu una pressione della Curia Romana e il Papa non aveva alcuna responsabilità. Nelle conclusioni del libro, monsignor Sapienza rivela: âA noi rimane lâesempio di un grande Papa; il suo intenso, profondo, e acuto magistero che conserva fino ad oggi la sua attualità; la sua fede profonda in Dio e nellâuomo; il suo amore per la Chiesa".
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