Filmoteca Vaticana, un archivio pieno di tesori
Claudia Di Giovanni - Città del Vaticano
16 novembre 1959. San Giovanni XXIII istituisce la Filmoteca Vaticana per custodire le immagini filmate sulla storia della Chiesa. Il mondo sta cambiando e gli anni successivi vedranno il rapido sviluppo degli strumenti della comunicazione. Attraverso il potente linguaggio dell’immagine, cinema e televisione documentano le storie dell’umanità, lo schermo si fa narrazione dei mutamenti e di tanti eventi tragici. Pertanto le immagini conservate negli archivi rendono ogni filmoteca responsabile di una raccolta, in alcuni casi unica, che deve essere tramandata.
Il libro e l'armadio
La Filmoteca Vaticana comincia con un armadio e un libro. L’armadio per custodire le pellicole, il libro per catalogarle. Negli anni seguenti inizia un percorso per acquisire esperienza nelle tecniche di conservazione ed adeguarsi agli standard mondiali. L’armadio e il libro non bastano più, ma quel libro esiste ancora, con 600 titoli scritti a mano: il primo catalogo dell’archivio. Oggi i titoli sono 8.000 e nel tempo sono stati predisposti spazi adeguati alla conservazione della pellicola, uno degli standard più duraturi, se conservata a una temperatura di circa 16°, con umidità al 35%, secondo le indicazioni della FIAF (Fédération Internationales des Archives du Films), di cui la Filmoteca è membro.
Pellicole senza tempo
Elencare tutti i titoli sarebbe impossibile; segnalarne solo alcuni sembrerebbe sminuire il valore di altri. Ma per dare un’idea del patrimonio filmico conservato, possiamo dire che il più antico documento risale al 1896, con Papa Leone XIII nei Giardini Vaticani che impartisce la sua benedizione davanti alla neonata macchina da presa. Il patrimonio in pellicola dell’archivio documenta Pio XI e l’invenzione della radio, il lungo pontificato di Pio XII, Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II, Paolo VI e i viaggi apostolici, i primi anni di pontificato di Giovanni Paolo II. Tutto questo materiale è custodito nel cellario della Filmoteca Vaticana, a fianco di grandi opere cinematografiche, come Ben Hur e Il Signore degli anelli. Ci sono poi documentari, video amatoriali degli anni Cinquanta realizzati dai padri missionari nella Papua Nuova Guinea, che hanno ripreso popolazioni mai raggiunte dall’obiettivo della cinepresa. Da segnalare inoltre il Fondo Joye, una raccolta di pellicole dei primi del Novecento, tra cui ³¢â€™i²Ô´Ú±ð°ù²Ô´Ç (1911), Il Poverello di Assisi (1911), immagini di repertorio della prima guerra mondiale e del terremoto di Messina.
Chiesa su grande schermo
Migliaia i metri di pellicola conservati. Cinema, attualità, arte, storia della Chiesa, la cui missione è raccontata attraverso l’opera di Pontefici, santi, missionari, sacerdoti, uomini e donne che hanno prestato la loro opera al servizio del Vangelo. L’archivio conserva tutte queste immagini, ricordo vivo per chi ha vissuto il periodo in cui furono realizzate e testimonianza per lo spettatore di oggi. In passato, l’immagine filmata ha faticato a ottenere il suo riconoscimento, ma alla fine il cinema è stato considerato una forma d’arte, elemento sostanziale della sfera comunicativa, mezzo creativo che documenta i fatti, veicola i valori e conserva la memoria culturale, un vero strumento di conoscenza.
Il valore dell'identità
Un anniversario in fondo serve anche a ricordare quale sia il valore di un archivio: conservare e tramandare la memoria e l’identità cristiana, ripercorrendo la storia ed ampliando le conoscenze.
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