Sinodo. Berzosa: cura delle culture originarie e attenzione pastorale
Debora Donnini - Città del Vaticano
Viene dalla Spagna, Suor María Luisa Berzosa González della Congregazione Figlie di Gesù, di spiritualità ignaziana, da sempre dedita all’educazione in tutti i modi possibili. E’ collaboratrice di Entreculturas che fa parte della ong, “Fe y Alegría”, impegnata nel campo dell’educazione integrale, ed è presente al Sinodo sull’Amazzonia come consultore. Nell’intervista a Pope, racconta la sua esperienza:
R. –In questi giorni stiamo ascoltando tanto in Aula che ci sono due possibilità, due grandi necessità. Uno è quello di avere cura delle culture originarie dei popoli, rispettare la loro cultura, la loro storia e anche l’attenzione spirituale, pastorale che è molto forte, quindi avere degli aiuti spirituali. Bisogna guardare più in là ed offrire nuovi camminino per questo.
Da donna che ha esperienza dell’Amazzonia, pensa che sia importante la possibilità di quello di cui si è anche parlato, la possibilità di nuovi ministeri per i laici, in particolare per le donne, riconoscendo anche la grandissima dedizione di tante religiose in quei territori?
Penso che lo Spirito Santo ci può aiutare a creare nuovi ministeri per i laici, per le donne.
Anche per l’annuncio del Vangelo ad esempio tra le popolazioni indigene …
Bisogna aprire nuove strade. Io sono sicura che lo Spirito Santo ci aiuterà in questo perché le persone ne hanno bisogno per avere la possibilità di riferirsi a Dio, di aver questo legame religioso che nella loro cultura è così forte.
Che cosa fa “Fe y Alegria” nelle zone delle popolazioni indigene dell’Amazzonia?
R. – “Fe y Alegria” è un movimento nato per educare, per formare le persone, per aiutarle a crescere nella propria cultura, nella propria storia, nella propria tradizione. Allora l’educazione viene inculturata, inserita in queste popolazioni per farle crescere, per aiutarle.
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