Santa Sede: l’umanità protegga la Terra dalle armi nucleari
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Viviamo “tempi tumultuosi” e forse non ci sono minacce più gravi di quelle che si riscontrano nel campo del disarmo nucleare. I trattati sono “abrogati e violati”, il sistema di controllo degli armamenti si è indebolito più di prima. È quanto ha sottolineato monsignor Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede all'Onu, intervenendo ieri, a New York, alla 74.ma sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. La corsa agli armamenti nucleari, ha spiegato il nunzio, è stata rinnovata e le innovazioni tecnologiche “rendono difficile il monitoraggio internazionale”. L'umanità, ha osservato monsignor Auza, ha la responsabilità di “proteggere la Terra, la nostra casa comune dalla potenza distruttiva delle armi nucleari”. Gli Stati non devono lesinare sforzi tesi all'eliminazione delle armi nucleari e al disarmo generale e completo “affinché la famiglia umana possa godere dei frutti della pace”.
I trattati sono “pezzi vitali” per il disarmo nucleare
Monsignor Auza ha poi ricordato l’ di Papa Giovanni XXIII. Non ha più senso, ha detto, sostenere che la guerra possa essere utilizzata come strumento di giustizia. È con questa convinzione, ha spiegato il nunzio, che la Santa Sede ha ratificato il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari, il Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari e, più recentemente, il Trattato per la proibizione delle armi nucleari. La Santa Sede, ha affermato monsignor Auza, è fermamente convinta che questi trattati sono “pezzi vitali nell'architettura del disarmo nucleare” e si completano a vicenda per realizzare un mondo senza armi nucleari.
Per il disarmo nucleare servono dialogo e fiducia
Per realizzare in pieno la promessa dei trattati, si deve lavorare instancabilmente per ripristinare il dialogo e combattere i deficit di fiducia, che purtroppo caratterizzano l'attuale situazione riferita al processo di disarmo. La conferenza di revisione del trattato contro la proliferazione delle armi nucleari, che si terrà nel 2020, sarà un'occasione molto importante, ha concluso monsignor Auza, per ripristinare il dialogo e ricostruire.
Trattato di non proliferazione nucleare
Approvato dall’Assemblea generale dell’Onu nel 1968 ed entrato in vigore il 5 marzo 1970, il Trattato di non proliferazione nucleare prevede che gli Stati in possesso di armamenti atomici si impegnino a perseguire un disarmo generalizzato e totale. I Paesi che non dispongono ai armamenti nucleari si impegnano, inoltre, a non dotarsi di tali armi. Nel Trattato si stabilisce anche che il trasferimento di materiale e tecnologie nucleari utilizzabili per scopi pacifici debba avvenire sotto lo stretto controllo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica.
Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari
Adottato dall’assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 settembre del 1996, il Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari non è ancora entrato in vigore. Prevede l’obbligo di non effettuare alcun esperimento nucleare. Per garantirne l’attuazione, si stabilisce che all’atto dell’entrata in vigore del Trattato venga creata un'apposita organizzazione internazionale: la “Comprehensive Nuclear –Test - Ban Treaty Organization”.
Trattato per la proibizione delle armi nucleari
Approvato nel 2017, il Trattato per la proibizione delle armi nucleari rende illegali l’uso, la minaccia, il possesso e lo stazionamento delle armi atomiche. Entrerà in vigore 90 giorni dopo la ratifica di almeno 50 Stati.
Il Papa: prosegue la ricerca di armi sempre più distruttive
Papa Francesco si è più volte soffermato sul tema del disarmo nucleare. In particolare, accreditato presso la Santa Sede, il Papa ha sottolineato che è da condannare con fermezza la minaccia dell’uso di armi atomiche: “Preoccupa specialmente che il disarmo nucleare, ampiamente auspicato e in parte perseguito nei decenni passati, stia ora lasciando il posto alla ricerca di nuove armi sempre più sofisticate e distruttive. Pertanto, anche considerando il rischio di una detonazione accidentale di tali armi per un errore di qualsiasi genere, è da condannare con fermezza la minaccia del loro uso – mi viene da dire l’immoralità del loro uso – nonché il loro stesso possesso, proprio perché la loro esistenza è funzionale a una logica di paura che non riguarda solo le parti in conflitto, ma l’intero genere umano”.
Il frutto della guerra
Una foto scattata nel 1945 interpella e scuote ancora le coscienze. Ritrae un bambino di 10 anni che trasporta sulle spalle il cadavere del fratellino rimasto ucciso dopo lo scoppio della bomba atomica a Nagasaki. L’immagine ha fortemente scosso Papa Francesco che nel 2017 ha voluto farla riprodurre su un cartoncino. La fotografia è accompagnata dal commento “…il frutto della guerra”, seguito dalla sua firma autografa. È stata scattata dal fotografo statunitense Joseph Roger O’Donnell, inviato dopo le esplosioni nucleari nelle due città giapponesi, Hiroshima e Nagasaki, devastate dalla bomba atomica. A Nagasaki vede due bambini. Uno sembra dormire sulle spalle dell’altro. In realtà è morto. Suo fratello, con un volto da cui traspare una dignitosa sofferenza, sta aspettando che venga cremato. La foto è divenuta un tragico simbolo della ferocia della guerra e della potenza distruttiva delle armi nucleari.
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