Onu. Auza: la cultura dell'incontro risposta duratura al terrorismo internazionale
"Commettere atti terroristici per danneggiare persone innocenti è assolutamente ingiustificabile e inaccettabile. La brutalità di questi atti e il disprezzo della vita da parte dei terroristi non può lasciarci indifferenti, nè avere giustificazioni". Così l'Osservatore permanente della Santa Sede nel suo intervento di ieri alla settantaquattresima sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il presule rimarca, di fronte alla sofferenza delle vittime, l'urgenza di soluzioni "nazionali e internazionali per combattere e sradicare un fenomeno così deplorevole" e l'attenzione che va posta sui quattro pilastri delle Nazioni Unite: pace e sicurezza, diritti umani, Stato di diritto e sviluppo umano, costantemente minacciate al terrorismo.
Risposta globale ad una minaccia globale
"Poiché tutti sono minacciati, tutti devono rispondere": questa la riflessione di monsignor Bernardito Auza che indica alla comunità internazionale alcune strade. Innanzitutto "negare il sostegno finanziario e l'accesso alle armi a coloro che utilizzano le tattiche del terrorismo";"impedire la radicalizzazione dei giovani attraverso i media e le tecnologie informatiche" e " sfruttare al massimo nella lotta al terrorismo "i meccanismi ben collaudati del diritto penale e della mutua assistenza internazionale tra polizia e autorità giudiziarie". Dinanzi ai tribunali devono rispondere, spiega il presule, quelli che favoriscono l'estremismo violento o accolgono membri di gruppi terroristici e vanno perseguiti con vigore coloro che violano il diritto umanitario internazionale.
Misure efficaci se rispettose dei diritti e della dignità umana
"Le misure per combattere il terrorismo - afferma - per essere efficaci e non controproducenti, devono rispettare scrupolosamente il giusto processo, i diritti umani e la dignità di tutte le persone coinvolte. Infatti, la lotta al terrorismo non può mai giustificare politiche e pratiche che sacrificano il giusto processo e la dignità umana". Importante inoltre, secondo l'Osservatore permanente, è che le popolazioni, i governi e le organizzazioni locali anche quelle religiose e i leader religiosi siano coinvolti nella lotta al terrorismo, perchè hanno strategia capaci di impedire che i giovani siano radicalizzati.
I sei punti della Delegazione Vaticana
"Tutti gli Stati - sottolinea monsignor Auza - sono chiamati a lavorare insieme alle autorità locali, alla società civile locale e alle comunità religiose per promuovere lo sviluppo e l'educazione, proteggere i diritti umani e prevenire la diffusione della propaganda terroristica". La delegazione vaticana indica poi sei punti "il cui rispetto e la cui promozione potrebbe avere un impatto fondamentale per arginare e sradicare il terrorismo". "In primo luogo, il rispetto per la libertà di coscienza, di religione e di credo; in secondo luogo, l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge; in terzo luogo, una distinzione positiva e rispettosa tra la sfera politica e quella religiosa, in modo da preservare sia la libertà religiosa di tutte le persone sia il ruolo insostituibile della religione per la formazione delle coscienze e la creazione di un consenso etico di base nella società; in quarto luogo, una condanna categorica dell'abuso e della manipolazione della religione e del credo religioso per incitare all'odio e alla violenza. Quinto pilastro "un autentico impegno per il dialogo interculturale e interreligioso; e sesto, sforzi educativi efficaci per formare cittadini responsabili e amanti della pace".
Alimentare una cultura dell'incontro
Richiamando l'appello contenuto del , firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio scorso dal Papa e dal Grande Imam Ahmed Al-Tayyeb, ai leader perchè promuovano dialogo, cooperazione , comprensione e tolleranza, monsignor Auza chiude il suo intervento rilanciando l'efficacia di questo approccio per la lotta al terrorismo . "Per quanto gravi siano le minacce che il terrorismo rappresenta per la nostra sicurezza collettiva - dice infatti - qualsiasi risposta duratura a questo male non può essere ottenuta solo attraverso l'applicazione della legge o mezzi di sicurezza, ma piuttosto alimentando una cultura dell'incontro che favorisce l'accettazione reciproca e promuove società pacifiche e inclusive".
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