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Parolin all’Onu: proteggiamo le foreste pluviali e i loro abitanti

Intervento del segretario di Stato vaticano, all'Assemblea generale dell'Onu, a New York, in vista dell’apertura in Vaticano, il prossimo ottobre, del Sinodo sull’Amazzonia. Dobbiamo agire subito per proteggere gli ambienti naturali a rischio e chi vi abita.

.Roberta Gisotti - Città del Vaticano

La crisi che consegue alla “rapida distruzione delle nostre foreste, specialmente quelle pluviali, non è solo ambientale, ma anche sociale e soprattutto etica”. Il monito del cardinale Pietro Parolin lanciato ieri durante la riunione di alto livello, nel Palazzo dell’Onu a New York, dedicata alla protezione delle foreste pluviali, allo scopo di promuovere azioni multilaterali “urgenti e durevoli”.

Preservare ed educare per responsabilizzare

“Riconosciamo tutti  – ha osservato il porporato – quanto siano importanti le foreste per il mondo intero e anche per il futuro dell’umanità: sono la risorsa rinnovabile più affidabile al mondo e sono essenziali per lo sviluppo umano integrale”. Ma “in tempi di crescente urbanizzazione - ha rilevato il cardinale Parolin - la loro importanza insostituibile è spesso data per scontata e sottovalutata”. Da qui l’importanza cruciale di educare le persone perché considerino le foreste non “semplicemente come risorse da sfruttare, ma anche come un santuario da coltivare e costantemente rinnovare”. Questo compito di protezione è tanto più stringente – ha allarmato il segretario di Stato - a fronte della rapida distruzione delle foreste con “la perdita di specie e di equilibri vitali, che potrebbero alterare l’intero ecosistema”.

La distruzione delle foreste provoca grandi sofferenze

“Grandi sofferenze derivano dall’assurda distruzione delle foreste” e pagarne il prezzo più alto -  ha denunciato il cardinale Parolin – sono “quelli che dipendono dalle foreste per la loro casa, sussistenza, tradizioni culturali e strutture sociali”. Dunque “la cura della nostra casa comune e dei nostri fratelli e sorelle in quella casa, devono procedere insieme” ha sollecitato il porporato. “Abbiamo bisogno di un’ecologia integrale”, “bilanciando l’uso responsabile delle foreste per lo sviluppo economico e sociale con la loro protezione e preservazione per il bene di quanti vi dipendono e se ne prendono cura e per il bene dell’umanità e delle future generazioni”. Per questo il porporato raccomanda che “le decisioni per migliorare la gestione delle nostre foreste siano essere con la piena e significativa partecipazione di coloro i cui diritti, valori e saranno più colpiti”.

Il futuro dei popoli indigeni interessa l’intera umanità

Il cardinale Parolin ha poi ricordato che tra due settimane il 6 ottobre si aprire in Vaticano il Sinodo dei vescovi di tutto il mondo sulla Regione amazzonica, che sarà incentrato principalmente sulle sfide ecclesiali e pastorali di quell’area, con particolare attenzione ai popoli indigeni che vivono lì e alle questioni umane, ecologiche, sociali ed economiche che stanno impattando la regione e che riguardano tutta l’umanità. Così anche diversi altri importanti ecosistemi si trovano ad affrontare gravi minacce, come il Bacino del Congo, le foreste pluviali del Sudest asiatico, e altre foreste nazionali e territori verdi.

La tutela dell’ambiente passa per la giustizia sociale

Come sottolineato da Papa Francesco durante la sua recente visita in Madagascar, Paese che dal 2001 ha perso il 21 per cento delle sue foreste: “non può esserci un vero approccio ecologico né una concreta azione di tutela dell’ambiente senza una giustizia sociale che garantisca il diritto alla destinazione comune dei beni della terra alle generazioni attuali, ma anche a quelle future”. 

Un approccio integrato contro povertà ed esclusione

Senza indugio, ha sollecitato infine il cardinale Parolin dobbiamo esigere “un approccio integrato e multilaterale che combatta la povertà e restituisca dignità agli esclusi, e al tempo stesso protegga questo prezioso, indispensabile e minacciato dono”, che sono le foreste pluviali.

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24 settembre 2019, 12:18