Il delegato pontificio Hérouard: Lourdes, fedeltà alla missione
Benedetta Capelli - Manuella Affejee - Città del Vaticano
Una grotta, scrigno delle apparizioni di Maria, una forte devozione alla Vergine, un riparo per i mali del mondo e una cura del corpo e dell’anima per migliaia di malati. Lourdes è da sempre la dimora della consolazione, “la singolare scuola di preghiera”: l’aveva definita Giovanni Paolo II nel 2004; “un luogo di luce, perché è un luogo di comunione, di speranza e di conversione”: aveva detto Benedetto XVI nel 2008.
La nomina del Papa
Ieri Papa Francesco ha nominato mons. Antoine Hérouard, vescovo ausiliare di Lille, come delegato “ad nutum Sanctae Sedis” (cioè a disposizione della Santa Sede) per il santuario di Lourdes. Come riferisce l'Agenzia Sir, tra le sue mansioni – si legge in una lettera di mons. Nicolas Brouwet, vescovo di Tarbes e Lourdes – ci sarà quella di presiedere il consiglio di Lourdes e di decidere sulla vita del santuario perché diventi sempre più “un luogo di preghiera e una testimonianza cristiana corrispondente alle esigenze del popolo di Dio”. “Questa nomina – aggiunge ancora mons. Brouwet - è una testimonianza dell’interesse che il Papa ha per il nostro santuario. Accogliamo questo aiuto. Ci aiuterà a strutturare meglio la nostra organizzazione interna e a metterci sempre di più al servizio dei pellegrini”.
Sempre più luogo di preghiera e testimonianza
A Pope, mons. Antoine Hérouard, vescovo ausiliare di Lille, spiega in cosa consisterà la sua missione di delegato pontificio:
R. - Papa Francesco mi ha affidato questa missione di Delegato Pontificio per assicurare meglio il futuro dei santuari e per consentire loro di essere più fedeli alla loro missione, specialmente nell'accogliere i malati, i poveri e i giovani.
Il Papa le chiede di fare in modo che Lourdes diventi sempre di più un luogo di preghiera e di testimonianza. Significa che questa originaria vocazione si è un po’ indebolita?
R. - Non penso. Lourdes è un luogo dove vengono ancora numerosi pellegrini, dal mondo intero, soprattutto dalla Francia ma non solo per accompagnare i malati, i giovani. Per esempio, la diocesi di Lille è la diocesi più grande in termini di pellegrinaggio diocesano: ci sono circa 3.500 pellegrini che vengono ogni anno. Bisogna semplicemente che l’accento venga posto sulla dimensione spirituale e pastorale dell’iniziativa del pellegrinaggio e quindi della vita stessa dei santuari.
Si tratta di ripensare la pastorale dei santuari. Ha già un’idea dell’orientamento, dello slancio che spera di imprimere?
R. - Penso che ci siano molte ricchezze nei santuari, soprattutto umane, e bisogna cercare di lavorare tutti insieme. In primo luogo con i cappellani, perché sono loro che hanno un contatto diretto con i pellegrini, ma anche con i responsabili dei pellegrinaggi, i responsabili del santuario dal punto di vista economico. L’idea è dare questo obiettivo generale. Non si tratta di giudicare gli uni o gli altri, ma semplicemente di chiedersi come fare perché lo slancio del messaggio di Lourdes resti vivo e attivo oggi, in condizioni che possono essere difficili. Alcuni Paesi conoscono situazioni di crisi economica che non permettono ai pellegrini di venire facilmente. Penso all’Italia in particolare.
Tuttavia ci sono altri santuari mariani in Europa e nel mondo che nonostante il contesto attuale registrano un aumento di pellegrini…
R. - Sì, ma penso che le condizioni umane e spirituali siano diverse a seconda dei continenti. Questa infatti è la sfida per un santuario come Lourdes, che ha conosciuto un’evoluzione molto positiva del numero dei pellegrini durante tutto un periodo e più recentemente è stato più difficile a causa dei problemi economici ma anche in ragione del fatto che in Europa esistono altri santuari mariani.
Lei dice che bisogna continuare a far vivere il messaggio di Lourdes. Qual è la specificità di questo messaggio?
R. - Quando appare in un luogo, la Vergine Maria rimanda sempre a suo Figlio e al Vangelo. La specificità del messaggio di un’apparizione è nella fiducia che si può avere nei confronti di Gesù, questo è il fondamento del messaggio. Le persone vengono a lasciare ai piedi della grotta di Massabielle i loro problemi, le loro speranze, le loro gioie e le loro tristezze. Affidando tutto questo alla Vergine Maria, chiedono che Dio li aiuti e li conduca nella loro vita. Il messaggio è di crescere nella fiducia. In fondo è quello che ha vissuto Bernadette. La sua vita non è stata facile, ha avuto difficoltà a essere creduta, a essere accettata in ciò che voleva testimoniare e allo stesso tempo ha sempre custodito in sé questa fiducia in Dio, sapendo che in questa vita il Signore la conduceva.
Come pensa di accompagnare i santuari e i pellegrini restando vescovo ausiliare di Lille ?
R. - E' una buona domanda e non è semplice… Bisogna vedere qual è la missione che il Papa mi ha affidato. Prima di tutto è temporanea, si tratta di qualche mese e non sarà a tempo pieno. Ma andando a Lourdes regolarmente, incontrando i differenti attori, i differenti responsabili, bisogna cercare di realizzare delle strutture, le modalità di funzionamento e lo spirito di cui abbiamo parlato, e che permettono ai santuari di guardare all’avvenire. Poi sarà compito dei responsabili sul posto, del rettore, dei cappellani, del vescovo di realizzare ciò che sarà avviato.
Come vede la collaborazione con la diocesi di Tarbes-Lourdes ?
R. - Con semplicità e fiducia. Conosco il vescovo di Tarbes e Lourdes, mons. Nicolas Brouwet, e penso che ha fatto un buon lavoro soprattutto per come ha saputo reagire e far riprendere i santuari dopo le due grandi inondazioni che li hanno colpiti. Bisogna fare questo lavoro con semplicità e fiducia, anche per quanto riguarda le responsabilità economiche e finanziarie della diocesi.
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