Giornate editoria cattolica: Morris (Canvas 8), lettori attratti dal "supervisuale"
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
“I lettori oggi cercano contenuti di qualità facilmente disponibili, da consultare dove si trovano. E voi dovete raggiungerli lì, non aspettare che vi cerchino. E hanno, soprattutto i giovani, un forte senso estetico: colpiteli con il ‘supervisuale’, belle foto, bei video, da poter guardare mentre si aspetta l’autobus, fermarli, salire e riavviarli quando ci si è seduti”. Sono i consigli agli editori cattolici di Nick Morris, fondatore di Canvas 8, una società che aiuta le aziende a tarare la propria offerta sulle esigenze e le aspettative dei consumatori, protagonista dell’ultima mattinata di lavori delle Giornate internazionali dell’editoria cattolica, organizzate dal 26 al 29 giugno a Roma dal Dicastero per la Comunicazione, in collaborazione con l’Ufficio Cei per le comunicazioni sociali.
Le fake news fanno crescere i giornali: si cerca credibilità
Una mattinata dedicata alle testimonianze di manager esperti nella dimensione digitale, moderati dal direttore de L’Osservatore Romano Andrea Monda, come Nick Morris e il direttore di Amazon Italia Giorgio Busnelli, che si è concentrato sulla distribuzione digitale. Se si vuole migliorare la comunicazione, prima bisogna conoscere il proprio pubblico”, è la ricetta di Morris. Il fondatore di Canvas 8 ha fatto notare alla sessantina di rappresentanti di case editrici cattoliche di tutto il mondo protagonisti delle Giornate al Centro Congressi Auditorium Aurelia, come “dal 2017, l’anno delle fake news, le vendite dei giornali sono aumentate”, segno che la “credibilità” è una merce ancora ricercata dagli utenti della rete.
I nuovi libri digitali, dallo smartbook al custom book
“Una società diventa più digitale quando creiamo modi analogici, tangibili, per essere comunicatori”, è stata la provocazione lanciata da Morris agli editori cattolici, chiamati a “ripensare la propria posizione” tenendo conto dei nuovi prodotti digitali, come lo “smartbook”, il libro intelligente che “risponde alla fluidità dello stile di vita delle persone” o il “custom book”, il libro personalizzato, ad esempio per bambini, che può cambiare a seconda dell’età di chi lo vuole leggere. Al termine del suo intervento, Nick Morris ha parlato con Pope, di quello che i lettori cercano oggi, anche dagli editori cattolici.
R. – La cosa più importante che i lettori cercano e vogliono oggi è l’accesso a un contenuto di qualità laddove essi si trovano, quindi accesso all’informazione, alle storie, alla narrativa, in modo rapido. Non vi aspettate che siano i lettori a venire da voi, ma dovete essere voi ad andare dove si trovano. Questo ha in parte a che vedere con la distribuzione, ma anche con il formato del contenuto. Quindi, usare a tutto tondo i social media come per esempio Instagram e vedere come possono realizzarsi dei partenariati e delle sinergie tra Instagram e altre piattaforme, ivi comprese la stampa, l’editoria. Ed infine, quello che la gente vuole è sì il contenuto, ma che li rappresenti. Quindi, è importantissimo comunicare la loro identità, chi sono, come si presentano. Siamo in una società individualista, e la gente fa molta attenzione al proprio look, a come ci si presenta, a chi siamo. Quindi, serve un contenuto che li rappresenti veramente.
Valori come la spiritualità, il senso della vita, interessano ancora i lettori? E come trasmetterli attraverso le pubblicazioni?
R. – Negli Stati Uniti, attualmente, un giovane su cinque della generation Why va a Messa, però il 55 percento di loro ritiene che la Chiesa abbia un cattivo impatto sulla società. Quindi, se solo il 20 per cento di loro va a Messa o segue i riti religiosi, l’80 per cento della generazione Z e della generazione W si ritiene spirituale. Quindi la spiritualità rappresenta un punto di accesso attraverso cui vediamo che i giovani si stanno riavvicinando alla religione.
E’ quindi importante il ruolo che può avere la comunicazione, l’editoria cattolica, per raggiungere questi giovani…
R. – Sì, assolutamente: è un’opportunità enorme per l’editoria cattolica, per avere accesso a questi giovani. Però l’accesso avviene non attraverso la religione ma la spiritualità. Quindi si tratta di raccontare la stessa storia ma partendo da un punto di accesso diverso.
E’ ancora utile trasferire il libro di carta sul digitale o bisogna creare prodotti pensati già per il digitale?
R. – Non necessariamente serve puntare direttamente al digitale. L’ enorme opportunità oggi è rappresentata dalla integrazione tra il supporto fisico, digitale, social, e questa interazione deve avvenire nella maniera più smart, più accessibile. Per esempio oggi la gente vuole storie brevi, da poter leggere in cinque minuti quando aspetti l’autobus, quando sei sul treno e la Biblioteca di New York ha fatto questo, partendo da una breve storia su Istagram: una app che ti consente di avviare una breve storia e di interromperla quando arriva l’autobus per poi continuarla quando sei comodo sull’autobus. Praticamente oggi la grossa opportunità è il “supervisuale”.
Ci può spiegare in cosa consiste il “supervisuale”?
R. – noi oggi viviamo in una società che è ipervisuale, ipervisiva. Pensiamo al ruolo che svolge Pinterest che ti consente di ritoccare le foto, di un aspetto della tua vita, casa tua, che poi abbellisci. Perché oggi soprattutto i Millennials puntano al bello, vogliono belle foto, perché tutti ormai abbiamo pilloli telefoni con fotocamere incredibili. Vogliono le foto di una bella casa, di una bella vita e si mettono insieme e poi queste foto vengono messe su Instagram e ci fai delle storie. Quindi è molto importante l’aspetto estetico, si tenderà di fare questo per tutti gli aspetti della propria vita, quindi anche per la cultura. E questa è un’ opportunità enorme per l’editoria: puntare a fare quello che ha fatto Alabaster negli Stati Uniti, che diffonde contenuti e valori tradizionali, come la Bibbia e i Salmi, ma con una bella copertina patinata, con bella carta, come una rivista di design. E questo può colpire molto, soprattutto i giovani lettori.
Quindi qual è il consiglio che da’ all’editoria cattolica?
R. – Puntare sul visivo, al cento per cento, su questo senso estetico e poi essere laddove è la gente.
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