Krajewski a Lesvos: serve apertura corridoi umanitari in Europa
Giada Aquilino ¨C Lesvos
¡°Una nuova apertura di corridoi umanitari in vari Paesi europei¡±: la comunità cristiana è ¡°pronta¡± ad ospitare chi cerca pace, un futuro, un luogo dove far crescere i propri figli. Questo il messaggio del cardinale Konrad Krajewski al termine della missione a Lesvos, per portare la solidarietà del Papa ai migranti dei campi dell¡¯isola greca. ¡°Abbiamo bisogno di più dialogo, più collaborazione tra le autorità nazionali e la società civile e, dentro di essa, la Chiesa cattolica vuole lavorare con tutte le religioni¡± ha aggiunto mons. Jean-Claude Hollerich, presidente della Comece, la Commissione episcopale europea: ¡°quando le persone soffrono e perdono la speranza, la gente di buona volontà deve reagire¡±, ha proseguito l¡¯arcivescovo di Lussemburgo, ribadendo l¡¯auspicio dei corridoi umanitari a livello europeo, grazie all¡¯azione di diocesi, parrocchie e associazioni cattoliche. Anche il sindaco di Lesvos, Spyros Galinos, incontrando ieri la delegazione guidata dal cardinale Krajewski, ha appoggiato l¡¯opzione, proprio mentre le autorità greche autorizzavano l¡¯attracco a Mytilene, principale centro dell¡¯isola, della nave Open Arms ferma fuori dal porto dai primi di maggio, con a bordo un carico di cibo, medicine e vestiti per i migranti.
Non perdere la speranza
L¡¯Elemosiniere apostolico ha poi visitato l¡¯hot-spot di Moria, dove tre anni fa Francesco volle lasciare un messaggio particolare di fronte a ¡°situazioni di bisogno tragico e veramente disperato¡±: ¡°non perdete la speranza¡±, disse ai migranti del più grande campo dell¡¯isola greca. Oggi quella stessa struttura ospita esattamente 4752 persone: l¡¯80 per cento afghani, poi ci sono siriani, congolesi, eritrei, etiopi e anche qualche yemenita. La permanenza media è da 8-9 mesi a 2-3 anni. Ora sull¡¯isola non ci sono i flussi del 2015, quando scoppiò la crisi migratoria con 1 milione e 200 mila arrivi in Grecia, ma le condizioni di vita dei migranti permangono precarie e difficilissime. Segnalati casi di autolesionismo e tentativi di suicidio, spaccio e consumo di stupefacenti oltre che di alcool, violenza sessuale.
Mancanza di medicine
¡°Mio padre è malato di cuore, sta molto male e non ha un medico¡±, ci racconta Jila, 21 anni, da 10 mesi a Moria con tutta la sua numerosa famiglia dall¡¯Afghanistan: ¡°un dottore che l¡¯ha visitato - spiega - gli ha detto di prendere dell¡¯acqua¡±, niente più, ¡°perché non abbiamo medicine¡±. Intanto lei fa la volontaria al centro ¡°The hope project¡±, dove ogni giorno avvengono 150 distribuzioni di indumenti e generi di prima necessità, ma si impara pure a dipingere, a suonare la chitarra, a cucire. Qui il cardinale Krajewski, come nei giorni scorsi ad altre associazioni di Lesvos, ha portato una ¡°carezza¡± particolare del Papa, un contributo in denaro per l¡¯ampliamento dei locali.
Da Kara Tepe a Roma
Quindi la tappa al campo di Kara Tepe, gestito dalla municipalità con fondi europei: dal 2018 ne sono stati stanziati per 4 milioni di euro. Qui vivono 1.300 persone, individuate tra quelle cosiddette ¡°vulnerabili¡±, famiglie numerose, persone con disabilità, donne incinte e senza assistenza. Da uno dei 261 alloggi del campo partì nel 2016 una delle tre famiglie di rifugiati dalla Siria che il Papa condusse a Roma sul volo di ritorno dalla sua visita a Lesvos. E al campo si nota una certa soddisfazione quando si apprende che una di quelle ragazze migranti accompagnate da Francesco in Italia si è da poco laureata.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui