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Dialogo ebraico-cristiano: centrale nel pensiero del teologo Ratzinger

Presentato ieri alla Lateranense, il volume “Ebrei e cristiani. Benedetto XVI in dialogo con il rabbino Arie Folger”, curato da Elio Guerriero, che raccoglie il carteggio tra il Papa emerito e il rabbino capo di Vienna. Presenti mons. Georg Gänswein, prefetto della Casa Pontificia, lo stesso rabbino Folger e il direttore dell’Osservatore Romano, Monda

“Ebraismo e cristianesimo sono accomunati da un dovere: il dialogo fra loro non è solo interreligioso, ma è soprattutto una lotta per la verità e può aiutare il nostro mondo minacciato”. Lo ha affermato mons. Georg Gänswein, prefetto della Casa Pontificia e segretario personale di Benedetto XVI, intervenendo alla presentazione del volume “Ebrei e cristiani. Benedetto XVI in dialogo con il rabbino Arie Folger”, curato da Elio Guerriero ed edito da San Paolo che raccoglie il carteggio tra il Papa emerito e il rabbino capo di Vienna che è stato a capo della commissione che ha preparato “Tra Gerusalemme e Roma”, il primo e importante documento di parte ebraica sul dialogo tra ebrei e cattolici. “Il ricordo della Shoa non è solo una questione di superare il passato, ma una chiarificazione su noi stessi, per aiutare gli uomini a capire che siamo responsabili di fronte a Dio: ebrei e cristiani hanno un compito comune e insostituibile e questo è l’anelito del Papa emerito”, ha sottolineato mons. Gänswein ricordando che “il dialogo con l’ebraismo è centrale nel pensiero teologico di Ratzinger e nel suo pontificato”, come testimoniano ad esempio le diverse visite alle comunità ebraiche in occasione dei suoi viaggi internazionali. Il volume presentato ieri all’Università Lateranense, ha rilevato il prefetto della Casa Pontificia, “è frutto di una profonda riflessione e di una vera preoccupazione per dialogo ebraico-cristiano del Papa emerito e soprattutto del teologo Ratzinger. Si tratta, ha detto, “di una grande benedizione per il dialogo ebraico-cristiano e per la Chiesa”.

Folger: la nostra fraternità mostra lo sviluppo delle relazioni ebraico-cristiane

Per Arie Folger, rabbino capo di Vienna, che ha intrattenuto con Benedetto XVI la corrispondenza epistolare, nonostante le distanze, “la nostra reciproca fraternità mostra quanto si siano sviluppate le relazioni ebraico-cristiane”. “Benedetto ha condannato l’antigiudaismo della Chiesa, ha rotto i pregiudizi e dice che bisogna reinterpretare alcune cose”, ha affermato il rabbino Folger senza nascondere che “non siamo d’accordo su tutto”. Dopo il carteggio, ha raccontato, “il 16 gennaio scorso ho avuto mondo di visitare il Papa emerito e quindi di conoscerlo di persona”. “Nonostante l’età, Benedetto – ha rilevato il rabbino capo di Vienna – è sempre pienamente padrone di se stesso dal punto di vista intellettuale, un pensatore simpatico e profondo cui ripugna l’antisemitismo in tutte le sue forme”.

Monda: la franchezza, condizione per un vero dialogo

Nel suo intervento Andrea Monda, direttore dell’Osservatore Romano si è detto convinto che “La massima franchezza è la condizione per un vero dialogo teologico”. Nel libro di Guerriero, ha fatto notare Monda, “c’è un riconoscimento franco delle distinzioni, ma con il desiderio di fare fratellanza”. Del resto, è importante che “la teologia si mette in gioco” e che “si discuta”, ma occorre “guardarsi negli occhi”. Come testimonia, ha aggiunto Monda, Papa Francesco, “uomo di dialogo, che nel suo viaggio in Macedonia e Bulgaria ha detto di aver scoperto che la cosa più importante è il ‘faccia a faccia’”. Dal carteggio, ha rilevato il direttore dell’Osservatore Romano, emerge “il garbo e la finezza di Benedetto XVI”. E, ha concluso, “in un mondo che ha perso il senso della gentilezza, la presenza stessa di quest’uomo garbato e fine è segno di contraddizione”. (Agenzia Sir)


 

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17 maggio 2019, 10:58