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Papa Francesco e i giovani Papa Francesco e i giovani

“Christus vivit”: un passo avanti nell’ascolto dei giovani nella Chiesa

In Sala Stampa Vaticana, la presentazione dell’Esortazione post-sinodale del Papa con la testimonianza di una giovane che ha partecipato al Sinodo di ottobre e di un insegnante. Per il cardinale Baldisseri, il documento ringiovanisce la Chiesa

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

“Una pietra miliare nel cammino sinodale”, “la Magna Charta della pastorale giovanile e vocazionale”: così il card. Lorenzo Baldisseri, segretario generale della segreteria generale del Sinodo dei vescovi, ha commentato “Christus vivit”, l’Esortazione post-sinodale di Papa Francesco pubblicata oggi. Nel raccontare il documento, il porporato ha messo in luce lo stile aperto usato dal Pontefice, il tema della giovinezza nella Chiesa, confidando nel rinnovamento operato dai giovani:

Ascolta l'intervista al card. Baldisseri

R.  – È un documento che ringiovanisce veramente la Chiesa perché quando si parla di giovani di solito si pensa che siano ancora persone da accudire, da formare, da far crescere. Invece c’è una visione diversa, il Papa con il documento si rivolge a “tu per tu”; è un anziano, un “nonno”, come lui dice, che si rivolge ai ragazzi, ai giovani e dice loro: “Io non sono qui per impormi o per dirvi che dovete fare questo … Io sono qui per darvi dei consigli saggi, vi dico: ‘Vi accompagno, fatemi delle domande, io vi do delle risposte’… Lo fa con uno stile così colloquiale, così di approccio, che è compreso e disarma: i giovani che leggono rimangono colpiti. E qual è la figura centrale di tutto questo? E’ la figura di Gesù, Gesù è eternamente giovane, eternamente vivente. Ecco come comincia “Christus vivit”, che io tradurrei subito “Cristo è vivo”. I ragazzi che avranno difficoltà nel crescere, che si dovranno confrontare nella famiglia, con le avversità, nella scuola, poi anche nel trovare un lavoro… Per loro c’è un’uscita. C’è una speranza per un giovane che si è drogato, un giovane che si è dato alla pornografia e quindi si è dissoluto… C’è e Papa Francesco gli dà delle coordinate, gli dice: tu non disperare, c’è un compagno, prima di tutto, un amico.

Lei ha detto che questo è un documento mariano, firmato proprio a Loreto nella casa di Maria, ed è un documento tutto incentrato sulla fiducia che Papa Francesco ripone nei giovani, anche su un tema scottante come quello degli abusi sessuali. Il Pontefice offre loro un’opportunità rendendoli anche protagonisti di una rinascita per gli uomini di Chiesa…

R.  – E’ vero questo, è un aspetto veramente nuovo, che il Papa dice ai giovani: collaborate, fate il vostro lavoro di giovani. E se c’è una persona, come nel caso degli abusi, che ha fallito, tu puoi dire qualcosa, lo puoi incoraggiare… Si mettono così sullo stesso piano le persone, non sull’età, sulla formazione, ma sui valori. Ad alcuni santi per arrivare alla santità ci vogliono 80 anni... Ci sono dei santi per cui invece ci vogliono 5, 7, 10, 12, 15 anni… Questo per dire che è molto bello che i giovani si sentano impegnati… Oggi noi capiamo che i giovani, che sono molto aperti e che hanno conoscenze che nel passato non esistevano e che hanno contatti con tutte le realtà, possono anche dare consigli alle persone più anziane.

Mons. Fabene: documento per una Chiesa giovane e non dei giovani

Nel presentare l’Esortazione apostolica, mons. Fabio Fabene, sotto segretario della segreteria generale del Sinodo dei vescovi, ha ricordato che i giovani sono il lievito dentro la massa e pertanto il loro contributo nella Chiesa è fondamentale. “La Chiesa è giovane non dei giovani come è stato ribadito nella riunione presinodale dagli stessi ragazzi - spiega mons. Fabene - sono loro che hanno ribadito l’intenzione di essere Chiesa insieme a tutti. Qui il Papa riprende la loro proposta approfondendola e dicendo che i giovani devono essere protagonisti della vita della Chiesa”. Nell’Esortazione c’è una grande fiducia nei confronti dei ragazzi che faticano nel lavoro, nella vita e anche nella Chiesa, precisa il presule, a trovare un loro spazio di ascolto e di protagonismo. “Loro hanno la capacità di ringiovanire la Chiesa e da qui c’è l’invito a tutte le comunità di dargli fiducia, inserendoli nel cammino di ogni singola comunità”. Mons. Fabene ha ricordato “la straordinaria coincidenza” della pubblicazione della Lettera e dell’anniversario della morte di Giovanni Paolo II, il Papa che ha aperto la Chiesa ai giovani creando le Gmg. “Questa Esortazione – spiega - è ancora un passo ulteriore che nasce dai due anni di cammino nella Chiesa, tutti si sono messi in viaggio per dialogare con i giovani e riflettere con loro”.

Ascolta l'intervista a mons. Fabene

La giovane Laphidil: “siamo stati veramente ascoltati” 

Nel corso della presentazione in Sala Stampa Vaticana, è intervenuta anche Laphidil Oppong Twumasi, giovane 25enne, studentessa di ingegneria biomedica a Bologna. “E’ stata un’emozione incredibile leggere l’Esortazione Apostolica di Papa Francesco”. Laphidil ha partecipato anche alla riunione presinodale dei giovani e sente che la sua voce è stata raccolta. Nelle domande dei giornalisti presenti, è stata messa in evidenza la mancanza nel documento di un riferimento all’omosessualità e alla presenza delle donne nella Chiesa; argomento affrontato in realtà in alcuni punti dell’Esortazione. Più volte, il cardinale Baldisseri ha rimandato al Documento finale del Sinodo ed ha ribadito che nella Lettera non si potevano condensare tutti i temi. “Il ruolo della donna è un argomento a me caro - spiega Laphidil - e questo l’ho ritrovato nel documento”. “L’esperienza del Sinodo - racconta - ha cambiato la mia presenza nella Chiesa. Prima ero una presenza passiva ora è diverso perché effettivamente il documento sul Sinodo lo abbiamo scritto noi, quello che abbiamo prodotto è stato preso in considerazione e ora anche nella Lettera. Questo mi dà speranza perché sono convinta che passo passo saremmo sempre più ascoltati”.

Ascolta l'intervista a Laphidil Oppong Twumasi

Prof. Piroddi Lorrai: sviluppare il gusto del silenzio nei ragazzi

Alessio Piroddi Lorrai, docente di religione cattolica della diocesi di Roma, ha portato il suo punto di vista nella conferenza stampa in Vaticano. “Personalmente credo sia necessario partire dalla quotidianità – afferma - per spiegare ai giovani il documento del Papa. La fatica più grande è però staccarli dal cellulare ma è questa la prima porta da attraversare per arrivare ad una comunicazione, perché loro sono costantemente connessi ma non riescono a conoscersi in profondità pur essendo sempre disponibili a rispondere attraverso i social o whatsapp. Ai miei ragazzi chiederei di tenere il cellulare lontano qualche tempo per scoprire il gusto del silenzio, lì si renderanno conto che c’è una persona che è viva e parla a loro. E’ necessario allora, per noi educatori, sviluppare questo gusto buono e raffinato”. “Il filo rosso dell’Esortazione - aggiunge il professore -  è secondo me il fare casa e lo ha dimostrato il Papa andando a firmarla nella casa per eccellenza per la nostra fede ovvero Loreto. E’ necessario che le parole diventino vicinanza, prossimità, un ambiente caldo”.

Ascolta l'intervista al prof. Piroddi Lorrai

 

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02 aprile 2019, 16:44