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Parolin: libertà religiosa minacciata dai cosiddetti “nuovi diritti umani"

Il segretario di Stato Vaticano al simposio sulla libertà religiosa organizzato dall’Ambasciata Usa presso la Santa Sede: le violazioni di questo diritto fondamentale sono causate dall'intolleranza ma anche da chi contesta l'istituzione del matrimonio e il diritto alla vita per proclamare i “nuovi diritti” nelle piazze pubbliche

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Dietro le violazioni del diritto alla libertà religiosa c’è l’intolleranza di chi “considera ogni religione al di fuori della propria inferiore” o “di seconda classe”, ma anche la proclamazione dei cosiddetti “nuovi diritti umani” che “soprattutto nelle piazze pubbliche” si scontrano spesso con quelli fondamentali come la libertà religiosa e il diritto alla vita, “per quanto riguarda l'istituzione del matrimonio o il diritto inviolabile a tutta la vita umana”.

Il simposio nell'Ambasciata Usa presso la Santa Sede

Lo ha sottolineato il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, chiudendo il simposio “Stand Together to Defend International Religious Freedom”, sulla difesa della libertà religiosa nel mondo, tenuto oggi nella sede dell'Ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa Sede. Tra i relatori delle due tavole rotonde nelle quali si è articolato il simposio, anche Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione, intervenuto sul tema della sensibilizzazione dell’opinione pubblica, attraverso i mass media, sulla realtà della persecuzione religiosa.

Lavorare insieme per difendere la libertà religiosa

Ancora più delicato, secondo il cardinal Parolin, il tema del secondo panel, “la cooperazione internazionale non solo per ‘stare insieme’, ma per ‘lavorare insieme’ a tutti i livelli per difendere e far progredire la libertà religiosa”. Perché “se non ci fosse un serio e dedicato tentativo di lavorare insieme per affrontare e superare le cause profonde” della persecuzione religiosa, per il segretario di Stato vaticano “la sensibilizzazione sulla brutale realtà” di questo problema nel mondo “sarebbe inutile”.

Lavori aperti dall'ambasciatore Callista Gingrich

L’incontro è stato promosso dalla stessa Ambasciata statunitense insieme a #StandTogether Project, piattaforma digitale, inclusiva ed ecumenica, creata per dare voce a tutti i cristiani che vivono in situazioni di discriminazione o persecuzione. Protagonisti della mattinata di lavori in via Sallustiana a Roma, diplomatici, leader religiosi, esponenti della società civile e del mondo accademico, introdotti dall'ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede, la signora Callista L. Gingrich.

Attacco ad uno dei diritti umani fondamentali

Il cardinale Parolin ha chiarito che le violazioni della libertà religiosa sono “un attacco aggressivo che colpisce il nucleo stesso del godimento dei diritti umani fondamentali”, necessari per lo sviluppo della persona umana, della società, “e per la pacifica convivenza tra le nazioni”. Purtroppo, nonostante i tanti sforzi, le violazioni proseguono, “spesso si verificano impunemente e a volte ricevono poca, se non nessuna, attenzione da parte dei media”. E invece, anche “attraverso i mezzi rapidi ora disponibili con i media digitali”, sottolinea il segretario di Stato vaticano “coloro che operano nel settore dei media e delle comunicazioni sociali devono portare alla luce” le minacce al bene comune della famiglia umana, come “le gravi violazioni della libertà di religione”.

Ruffini: i media hanno la responsabilità di raccontare 

Temi e sollecitazioni che si ritrovano anche nella relazione del prefetto del Dicastero per la Comunicazione Paolo Ruffini che ha chiestouna assunzione seria e specifica di responsabilità da parte dei media” davanti ai “crimini compiuti contro le minoranze religiose”. Perché oggi, ha ricordato Ruffini con , i cristiani uccisi per la loro fede sono un “numero più alto dei martiri dei primi tempi. Ma questo non fa notizia”.

Attenti a non costruire tribù fondate sull'odio

“Non si può servire la verità con la disinformazione – ha chiarito il prefetto del Dicastero per la Comunicazione - che è fatta di silenzi, ma anche di mezze verità, o di strumentalizzazioni della verità”. Occorre, ha proseguito “una grandissima cautela di fronte al rischio di cancellare, di far sparire ogni forma di dialogo, ogni minimo comun denominatore”. E’ il rischio di costruire, “anche attraverso una comunicazione errata”, tribù invece che comunità. “Tribù fondate sulla esclusione dell’altro. Sull’odio dell’altro. Spesso con la pretesa di arruolare Dio dalla propria parte”.

Serve perseveranza nel racconto della verità

Il consiglio per i colleghi, da parte di Paolo Ruffini, è quello dell’autore della Lettera agli Ebrei, più volte citato da Papa Francesco: “Abbiate perseveranza”. Nel racconto della verità e “nel costruire anche attraverso i media le condizioni perché nessuno sia perseguitato o subisca costrizioni e violenze a causa della sua religione”. Perseveranza anche “nel ricordare – come diceva Giovanni Paolo II – che lo Stato non può rivendicare una competenza, diretta o indiretta, sulle convinzioni religiose delle persone”. E nel cessare, come è scritto nella dichiarazione di Abu Dhabi firmata da Francesco all’inizio di febbraio, “di strumentalizzare le religioni per incitare all'odio, alla violenza, all’estremismo e al fanatismo cieco".

Rinunciare all'uso discriminatorio del termine minoranze

Perseveranza infine, ha concluso il prefetto, “nel recuperare il concetto della piena cittadinanza e nel rinunciare all’uso discriminatorio del termine minoranze”, che “prepara il terreno alle ostilità e alla discordia e sottrae le conquiste e i diritti religiosi e civili di alcuni cittadini discriminandoli”. La prima regola, “per costruire, anche attraverso i media, un mondo più libero, senza persecuzioni”, rimane “Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te. Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”.

Parolin: autorità si facciano custodi della libertà religiosa

Perché la libertà religiosa, ha proseguito il cardinale Parolin nelle sue conclusioni al simposio, non è “qualcosa di concesso dall'’esterno’ alla persona, anche dallo Stato”, ma piuttosto “un dono donato da Dio, anzi un dono radicato nella dimensione trascendente della natura umana”.  Le autorità civili, allora, “hanno l'obbligo di proteggere e difendere la libertà religiosa”, non perché ne sono “l'autore, ma piuttosto il custode”.

Libertà di vivere secondo principi etici legati alla propria fede  

La libertà religiosa, ha chiarito ancora il segretario di Stato vaticano “non è solo quella del credo privato o del culto”, ma “è la libertà di vivere, sia privatamente che pubblicamente, secondo i principi etici che derivano dai principi religiosi”. Questa, per Parolin, ”è una grande sfida nel mondo globalizzato, dove le convinzioni deboli abbassano anche il livello etico generale, e in nome di un falso concetto di tolleranza, si finisce per perseguitare coloro che difendono la loro fede”. Insomma, “la libertà religiosa significa certamente il diritto di adorare Dio, individualmente e in comunità, come impongono le nostre coscienze”.  Ma “le nostre diverse tradizioni religiose servono la società soprattutto attraverso il messaggio che proclamano” e ci "ricordano la dimensione trascendente dell'esistenza umana e la nostra irriducibile libertà di fronte ad ogni pretesa di potere assoluto”.

Libertà religiosa e protezione della coscienza 

In conclusione, il cardinale Pietro Parolin ha riaffermato “che la Santa Sede continuerà ad essere pienamente impegnata nella promozione della libertà religiosa, poiché questo diritto fondamentale è intimamente connesso alla protezione della coscienza e alla difesa della persona umana”. Con ogni mezzo possibile incoraggia “il rispetto reciproco e la collaborazione tra nazioni, popoli e religioni per favorire la convivenza pacifica”, e ”un ambiente socio-politico che rispetti la libertà di coscienza della persona ” specialmente “in quei contesti in cui la sua fede può non essere quella della maggioranza”.

Risvegliare nei giovani la consapevolezza religiosa 

Un esempio recente di questa priorità per la Chiesa è il firmato da Papa Francesco e dal Grande imam Ahmad al-Tayyib ad Abu Dhabi lo scorso 4 febbraio, nel quale, è stata la citazione finale del segretario di Stato, si afferma “l'importanza di risvegliare la consapevolezza religiosa e la necessità di far rivivere questa consapevolezza nei cuori delle nuove generazioni attraverso una sana educazione e un'adesione ai valori morali e agli insegnamenti religiosi retti". In questo modo si possono “affrontare tendenze individualistiche, egoistiche, conflittuali, ma anche affrontare il radicalismo e l'estremismo cieco in tutte le sue forme ed espressioni".

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03 aprile 2019, 15:52