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Angelo Roncalli negli anni di missione in Bulgaria Angelo Roncalli negli anni di missione in Bulgaria

Roncalli in Bulgaria, la diplomazia fine della carità

A poche settimane dal viaggio apostolico di Papa Francesco in Bulgaria, riemergono i gesti e le parole con cui il giovane mons. Angelo Giuseppe Roncalli, futuro Giovanni XXIII, si fece apprezzare dalle autorità e dal Sinodo ortodosso durante la missione di Visitatore apostolico tra il 1925 e il 1934

Alessandro De Carolis – Città del Vaticano

La bonomia dell’uomo – che un giorno diventerà universale e amata – è anche un’ottima “facilitatrice” per quel diplomatico dalla faccia tonda che il 25 aprile 1925 arriva a Sofia. Quando il 44.enne Angelo Giuseppe Roncalli mette piede nella capitale bulgara, porta con sé una lunga lista di “istruzioni” dattiloscritte di Propaganda Fide sul suo nuovo incarico di Visitatore apostolico – affidatogli un mese e mezzo prima da Pio XI – e anche un paio di solidi pregi umani che si riveleranno il plus nel delicato lavoro che lo attende. Fin dai primi incontri con le alte sfere del regno dello zar Boris III e la fragile gerarchia ecclesiale, Roncalli sprigiona simpatia e acume, una felice accoppiata, con la prima dote a rendere più persuasive le argomentazioni della seconda anche su temi spinosi e nodi fin lì mai sciolti. Doti che si sommano a un cuore pieno di fede, che trent’anni più tardi porteranno quel placido, giovane vescovo a “vedere” e volere una Chiesa rinnovata da un Concilio ecumenico.

“Obbedienza e pace”

Nel 2016, la Libreria Editrice Vaticana ha pubblicato un volume per celebrare i 25 anni delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la Bulgaria. Nelle pagine conclusive, il curatore del libro, il bulgaro Kiril Plamen Kartaloff, corrispondente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche ed ex docente alla Cattolica di Milano, ha raccolto un piccolo tesoro di inediti ricavati dall’Archivio Segreto Vaticano, dalla Segreteria di Stato e dalla Congregazione per le Chiese Orientali. Tra missive autografe e copie di documenti originali, ciò che Roncalli è nei suoi atteggiamenti emerge anche dalle carte. Stesso pragmatismo, intelligente e tuttavia “tranquillo”, di un uomo che si spende con dinamismo nel migliorare la situazione della Chiesa locale e dei rapporti ecumenici, senza però sventolare i propri meriti né appesantire le indicazioni date alla Curia Romana col nervosismo di chi vorrebbe subito il placet per renderle operative. Uno stile in fondo ben espresso dal suo motto episcopale "Obedientia et pax". E condito qua e là anche da un pizzico di ironia, tipico della persona, che mitiga la seriosità della corrispondenza protocollare.

La visita? Facciamola breve

Un esempio è il negoziato certosino col quale Roncalli crea rapidamente i presupposti per impiantare una Delegazione Apostolica, uno dei successi più importanti della sua permanenza in Bulgaria. Il progetto è di arrivare ad avere nel Paese una rappresentanza pontificia, una Delegazione appunto, che pur non avendo il rango di una Nunziatura sia più stabile della missione che il neo presule bergamasco sta effettuando. Già nel marzo del ‘26, Roncalli è in grado di elencare lucidamente in un rapporto inviato in Vaticano “le ragioni per cui una Delegazione Apostolica parmi opportuna a Sofia”, come scrive al cardinale Luigi Sincero, all’epoca prosegretario della Congregazione per le Chiese Orientali e uno dei suoi capi diretti. Al quale, argutamente e quasi sottovoce, suggerisce tempo dopo, quando dalla Santa Sede temporeggiano, che anche una Visitazione Apostolica per la sua natura provvisoria non può non seguire “la buona legge di cortesia”, quella per cui sono buone le "visite brevi”.

“In ossequio a quelle auguste direzioni me ne stetti lavorando quietamente ed aspettando...”

Calma e sagacia

Quando, dopo oltre un anno, la lettera resta senza risposta Roncalli riprende carta e penna e riscrive al card. Sincero, sempre con paziente eleganza. “Il Santo Padre in una udienza dello scorso settembre parlandomi delle possibilità di sviluppo della mia missione di Visitatore mi disse che me ne stessi quieto, lavorando con calma e aspettando (…) In ossequio a quelle auguste direzioni me ne stetti lavorando quietamente ed aspettando: in ossequio a quelle medesime ora mi permetto di comunicare che gli avvenimenti politici di questi mesi…” e via di seguito a spiegare il perché sarebbe meglio prendere questa decisione. Sempre che, soggiunge permettendosi pure una stoccatina, “si intenda veramente dare un impulso efficace e continuativo all’opera di ristorazione del cattolicesimo in questo Paese”.

Senza fermarsi

Opera, quella di dare nuova linfa alla Chiesa locale, cui Roncalli si dedica con un’alacrità che è rimasta nel cuore oltre che negli annali della Bulgaria. L’inviato del Papa si muove in un ambiente sociale ed ecclesiale marchiato dalla guerra. A dorso di mulo o a bordo di un carro raggiunge villaggi e parrocchie dimenticati e li rianima facendo parlare prima di tutto la solidarietà. La Bulgaria è un Paese fieramente ortodosso ma quel vescovo cattolico concreto e umano si fa subito apprezzare e rispettare. La comunità cattolica non è da meno. Roncalli la visita in lungo e largo, la sua presenza diventa riflesso tangibile di quella di Pio XII – il Papa che guarda con benevolenza da Roma – e quando nel 1931 la Delegazione Apostolica diventa realtà, e mons. Roncalli nominato suo primo responsabile, la soddisfazione è palpabile un po’ ovunque, anche all’interno del Sinodo ortodosso inizialmente rigido nei confronti del Visitatore pontificio.

“Questo sentimento mi accompagnerà sempre, sempre, dovunque la Provvidenza mi conduca”

Sempre nel cuore

La notizia della nuova nomina lo raggiunge in ottobre a Sotto il Monte, dove Roncalli sta trascorrendo un periodo di vacanza in famiglia. Il 23 ottobre scrive di pugno a Boris III per informarlo della creazione della Delegazione Apostolica e dell’incarico di guidarla. Di nuovo, dal piccolo foglio scritto a macchina affiora il tocco dell’amabilità. “Di fatto per questo provvedimento l’umile sottoscritto non cambia che il titolo”, scrive al re bulgaro. E aggiunge: “Posso ben assicurare Vostra Maestà che soprattutto non cambierà né il cuore né il buon sentimento” che, assicura Roncalli, lo hanno sempre “ispirato e sorretto” nei rapporti con la famiglia reale. Lo testimonia anche il biglietto di auguri scritto la vigilia di Natale del ’34 alla regina Giovanna di Savoia, moglie di Boris III. Il futuro Papa Buono è in procinto di partire per Istanbul come Delegato apostolico in Turchia e Grecia ma non dissimula la “punta di tristezza, come accade di ogni cosa piacevole di quaggiù” per il fatto di dover lasciare un Paese nel quale ha trovato una seconda casa e dei regnanti con i quali ha potuto stabilire rapporti tutt’altro che formali. “Questo sentimento – chiosa – mi accompagnerà sempre, sempre, dovunque la Provvidenza mi conduca”.

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12 aprile 2019, 15:30