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Il cardinale Mauro Piacenza, penitenziere maggiore Il cardinale Mauro Piacenza, penitenziere maggiore  

Card. Piacenza: la Confessione è l’unica “ecologia dell’anima”

Il penitenziere maggiore ha aperto i lavori del XXX corso della Penitenzieria Apostolica sul 'foro interno' con una lectio magistralis, nella quale ha sottolineato che per essere davvero “preti moderni ed ecologisti” bisogna stare di più in confessionale, perché ogni assoluzione “è il più grande contributo possibile all’ecologia umana”

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Ogni assoluzione di un fedele nel sacramento della Riconciliazione è “il più grande contributo che si possa dare all’ecologia umana, all’ecologia dell’anima e attraverso di esse all’ecologia del mondo. Volete essere davvero preti moderni ed ecologisti? State di più in confessionale!”. Con questa provocazione il penitenziere maggiore cardinale Mauro Piacenza va al cuore della sua lectio magistralis che introduce il XXX corso della Penitenzieria apostolica sul foro interno, che si tiene a Roma, nel palazzo della Cancelleria, dal 25 al 29 marzo .

Formazione integrale per i confessori di tutto il mondo

La grande partecipazione al corso voluto e avviato nel 1989 da san Giovanni Paolo II, “consapevole dell’urgenza di una formazione integrale per i confessori di tutto il mondo”, ha obbligato la Penitenzieria a celebrare nella Basilica di San Damaso, all’interno del palazzo della Cancelleria, le sessioni del corso, e per il card. Piacenza “conferma la grande necessità di comprendere il mistero della divina misericordia, perché la salvezza sia incontrata, accolta e vissuta in maniera sempre integrale e profetica”.

Ecologia dell’anima e recupero di spiritualità

Il penitenziere dedica la sua lezione introduttiva a “L’ecologia dell’anima”, che, spiega, “altro non è se non un aspetto essenziale della più ampia ‘ecologia dell’uomo’”. Perché, ricordando le parole di Benedetto XVI al Buntestag, nel settembre 2011, “anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere”. Con la riflessione sull’ecologia dell’anima, per il card. Piacenza, si vuole “sottolineare l’esigenza di un recupero di spiritualità, in un contesto ampiamente materialista e falsamente spiritualista”.

Sguardo al mondo, “bisognoso di purificazione”

Il porporato divide il suo intervento in tre punti, e inizia guardando al mondo, “sempre bisognoso di purificazione”. La televisione prima e internet poi, negli ultimi 20 anni, hanno provocato l’ “amplificazione del male attraverso i mezzi di comunicazione”, e per la prima volta, l’umanità si trova di fronte all’esperienza del “male universale”. Navigando mezz’ora in internet, denuncia il penitenziere maggiore “si può ricevere più male di quanto se ne potesse ricevere in un’intera esistenza anche solo un secolo fa”.

Quando internet è usato per il male e non per il bene

Non si tratta di demonizzare internet, per Piacenza, che può essere fonte di annuncio evangelico, ma essere consapevoli che “in percentuali impressionantemente alte, viene utilizzato per il male e non per il bene, per amplificare il male e mortificare il bene”. E di fronte al problema e al mistero del male nel mondo, ricorda il cardinale “solo il Cristianesimo, ancora oggi, offre una risposta esaustiva al mistero del male nel mondo”, non spiegandolo razionalmente ma “attraverso la sua libera assunzione da parte del Dio fatto Uomo. Nel Cristianesimo, ben lo sappiamo, il male non è spiegato, ma è assunto e vinto dall’Evento storico e meta-storico della Risurrezione”. Quindi “senza Cristo e senza la Risurrezione, il mistero del male nel mondo non trova alcuna risoluzione”.

Chi cerca di resistere al male e chi si adegua

Di fronte al male, ricorda il card. Piacenza, nella società c’è chi cerca di resistere e chi invece tende ad adeguarsi. Quest’ultimo è un atteggiamento “profondamente peccaminoso”, ma entrambi, nella misura in cui “non riconoscono che l’unica vittoria sul male è quella di Cristo Crocifisso, rischiano di cadere in una sostanziale idolatria e non è sempre detto che l’idolatria del bene senza Dio sia in assoluto peggiore dell’idolatria del male”. Solo guardando al sommo Bene i singoli beni realizzai non rischiano di diventare idoli.

La rete di male che avvolge il mondo

Se si guarda ai “macro-ambiti”, prosegue il penitenziere, si vede come dal commercio di armi alla neo-schiavitù dello sfruttamento delle persone, il mondo sembra avvolto “da una rete di male”, che Papa Francesco ha denunciato più volte parlando di una “terza guerra mondiale a pezzi”. Ma il male è presente anche nei “micro-ambiti”, nelle scuole, nelle famiglie, “nella violenza contro i più deboli”, e c’è il male di chi gioca con la vita ma anche il male della menzogna.

L’uomo di oggi non parla di “peccato” ma di “errore”

La risposta al male, e qui Piacenza tocca il secondo punto della sua riflessione, non può essere la marginalizzazione del peccato, dovuta alla mancanza di senso del sacro. Oggi l’uomo preferisce parlare di “errore”, in modo suicida. Perché così “attribuisce unicamente a se stesso la responsabilità dei propri atti negativi, escludendo l’esistenza di un peccato originale e la conseguente inclinazione al male”, ed “escludendo la presenza e l’aiuto di Dio e della sua grazia, l’uomo contemporaneo si auto-condanna ad una drammatica solitudine nel proprio male”. Così l’errore diventa più pesante “del peccato umilmente confessato” e “affidato ad un padre”.

Se il criterio di giudizio non è il bene ma la coerenza

Purtroppo, lamenta il penitenziere, come criterio di giudizio dell’agire umano, all’obbedienza alla verità e al bene si sta sostituendo il “criterio relativistico della ‘coerenza’”. L’errore stesso si riduce ad una incoerenza “con ciò in cui si dice di credere e si proclama pubblicamente”, e in questo caso non c’è spazio per la misericordia, ma solo per una “inappellabile condanna”.

La risposta cristiana al male è la vittoria di Cristo

Per questo come cristiani e come sacerdoti e pastori della Chiesa, secondo il card. Piacenza, dobbiamo riconoscere che tutta la “sporcizia” presente nel mondo, ha un’unica radice: il mistero del peccato, quello narrato nella Genesi. Solo così si potrà ottenere “un’autentica ecologia dell’anima”. E allora la risposta cristiana “non può che essere la vittoria sul peccato e sulla morte”, ottenuta da Cristo. Tale vittoria, per il penitenziere “ha ‘solo’ bisogno di manifestarsi attraverso la vittoria di Cristo nelle nostre persone e, per mezzo di esse, la vittoria di Cristo nel mondo”.

Con la Riconciliazione la nostra anima è ricreata

Quindi, per “realizzare un’ecologia integrale dell’uomo” è necessario edificare il Regno di Dio sulla terra, edificare la Chiesa. Per questo “il sacramento della Riconciliazione è l’unica vera ecologia dell’anima”, perché “non sono solo perdonati e distrutti i nostri peccati, ma l’anima creata nell’istante del nostro concepimento è ricreata, ristabilita nella sua innocenza battesimale”.

Vinciamo il male come ministri di Cristo

Ma cosa possiamo noi piccoli uomini, contro la pervasività del male, si chiede il penitenziere nel terzo punto della sua lezione. Noi non siamo funzionari del sacro, è la risposta, ma “ministri di Cristo”, immedesimati con Lui e “partecipi della sua azione salvifica”. Per questo il sacerdote infedele, il ministro della riconciliazione che non vivesse, almeno come tentativo continuo, l’immedesimazione con Cristo, è dal punto di vista teologico un mostro, una “possibilità impossibile”.

Nell’assoluzione il fedele è partecipe della Risurrezione

Per questo noi pastori, conclude il card. Piacenza “nell’assoluzione sacramentale siamo chiamati a vivere, ad essere testimoni e a rendere partecipi gli uomini della Risurrezione di Cristo”. E l’esercizio del ministero della riconciliazione, non può non vedere come “compagna del cammino e mediatrice di ogni grazia la Beata Vergine Maria”, che agisce potentemente “ogni volta che la Redenzione si attua nel ministero della Riconciliazione”.

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25 marzo 2019, 15:35