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L'intervento del card. Salazar Gomez L'intervento del card. Salazar Gomez 

Card. Salazar Gómez: un "Codice di condotta" per i vescovi

Sono ripresi alle ore 16 i lavori della prima giornata dell’incontro in Vaticano sulla protezione dei minori. A tenere la terza relazione di oggi, il cardinale Rubén Salazar Gómez, arcivescovo di Bogotà sul tema: "Responsabilità del vescovo. Affrontare i conflitti e le tensioni e agire con decisione”

Adriana Masotti - Città del Vaticano

L'intervento del cardinale Salazar Gómez vuol offrire una risposta ulteriore alla domanda fondamentale di fronte alla crisi che la Chiesa sta vivendo a causa degli abusi e cioè quale sia in tutto questo la responsabilità del vescovo. Ma per il cardinale è necessario andare prima di tutto alla radice della crisi che, dice, si chiama clericalismo e che significa il “travisamento del significato del ministero convertito in mezzo per imporre la forza, per violare la coscienza e i corpi dei più deboli”. "Una maniera anomala di intendere l’autorità nella Chiesa", aveva detto Papa Francesco nella . Necessario è perciò, per il porporato, un cambiamento di mentalità, una conversione che si traduca in una “meticolosa coerenza tra le nostre parole e le nostre azioni”. E i primi a doversi convertire sono proprio i vescovi.

Il vescovo non è un pastore che abbandona le pecore

Il cardinale Salazar entra quindi nel vivo denunciando come molte volte la Chiesa, nelle persone dei suoi vescovi, non ha saputo e non sa “comportarsi come deve per affrontare con rapidità e decisione la crisi causata dagli abusi”. Parla di vescovi come di pastori che, di fronte al lupo scappano, abbandonando il gregge. Spiega che si può fuggire in molti modi: minimizzando le denunce ricevute, non ascoltando le vittime, ignorando il loro dolore e i danni subiti, trasferendo semplicemente i colpevoli o ancora cercando di comprare il silenzio. “Agendo in questo modo - afferma - manifestiamo chiaramente una mentalità clericale che ci porta a mettere il mal compreso bene dell'istituzione ecclesiale davanti al dolore delle vittime e delle esigenze della giustizia”.

L'abuso: mostruoso travisamento del ministero sacerdotale

E' una mentalità che si manifesta anche nella tendenza a risolvere ogni questione al proprio interno, considerando l'intervento dell'autorità civile come “un'indebita ingerenza che, in questi tempi di crescente secolarismo, sembra avere tinte di persecuzione contro la fede”. I nemici non vengono dall’esterno, ribadisce il cardinale Salazar Gómez, sono all’interno. E non è una giustificazione neppure rilevare che abusi avvengono anche in altre istituzioni, perchè la presenza di abusi nella Chiesa “contraddice l'essenza stessa della comunità ecclesiale e costituisce un mostruoso travisamento del ministero sacerdotale che, per sua propria natura, deve cercare il bene delle anime come suo fine supremo”.

I media hanno aiutato la Chiesa ad affrontare la crisi

Un ampio passaggio dell’intervento dell’arcivescovo di Bogotà è dedicato al ruolo svolto dai media e dai social. Le sue parole sono molto chiare nel riconoscere la loro utilità nell’aver spinto la Chiesa ad affrontare apertamente la crisi. E dice che il loro lavoro prezioso in questo senso deve essere sostenuto. Citando Papa Francesco sottolinea che ci sono all'interno della Chiesa alcuni che ‘si infervorano contro certi operatori della comunicazione’, accusandoli di voler dare intenzionalmente l’idea che questo male colpisce solo la Chiesa cattolica. E ricorda che il Papa nel suo aveva detto: “Invece io vorrei ringraziare vivamente quegli operatori dei media che sono stati onesti e oggettivi e che hanno cercato di smascherare questi lupi e di dare voce alle vittime. Anche se si trattasse di un solo caso di abuso, che rappresenta già di per sé una mostruosità, la Chiesa chiede di non tacere e di portarlo oggettivamente alla luce, perché lo scandalo più grande in questa vicenda è quello di coprire la verità”. 

Il vescovo non è solo, ma inserito nel collegio episcopale

Il porporato ritorna poi a considerare il ruolo dei pastori e sottolinea che un vescovo non è mai solo, ma che il suo è un ministero collegiale condiviso “da tutti i successori degli apostoli sotto la guida e l'autorità del successore dell'apostolo Pietro”. Per questo ciascun vescovo è chiamato “ad agire sempre con gli stessi criteri" e a sostenersi reciprocamente nel processo decisionale. La strada da percorrere è già stata indicata dai Papi e dai diversi dicasteri della Curia romana, ma dice: “Sembra auspicabile che al vescovo venga offerto un 'Codice di condotta' che, in armonia con il 'Direttorio per i vescovi', mostri chiaramente quale debba essere la condotta del vescovo nel contesto di questa crisi”. Il 'Codice di condotta' verrà dunque a chiarire e ad esigere il comportamento che è proprio del vescovo. Un comportamento su base obbligatoria, “garanzia per tutti noi di agire all’unisono e nella giusta direzione”.

La responsabilità del vescovo verso sacerdoti e consacrati

E’ responsabilità del vescovo impegnarsi per la santificazione dei sacerdoti e delle persone consacrate, afferma il cardinale Salazar, ed essa ha inizio dal discernimento della vocazione nei futuri sacerdoti e consacrati per poi proseguire lungo l'intera loro esistenza. E parla di un “dialogo permanente di amico, fratello, padre che permette al vescovo di conoscere i suoi sacerdoti e di accompagnarli nelle loro gioie e dolori". Il porporato passa poi a illustrare quale sia la responsabilità dei presuli riguardo ai sacerdoti che commettono abusi. E’ doveroso in questi casi “affrontare immediatamente la situazione che nasce a partire da una denuncia” che non può essere respinta anche se anonima o tardiva. 

I diritti dei colpevoli non hanno precedenza sulle vittime

L’arcivescovo di Bogotà invita a distinguere tra “il peccato soggetto alla divina misericordia, il crimine ecclesiale soggetto alla legislazione canonica e il crimine civile soggetto alla corrispondente legislazione civile”. Questi diversi livelli, distinti e separati, dice, “ci consentono di agire con piena giustizia”. Riguardo poi all’imputato egli dice che è essenziale che venga sempre ascoltato durante tutto il processo canonico, e che però “non è sufficiente perseguire e condannare l'imputato, quando sia provata la colpa, ma è anche necessario esaminare il suo trattamento perché non abbia ricadute”. Anche i diritti dei colpevoli vanno salvaguardati, raccomanda il cardinale Salazar, ma questo non può mai portare a “insabbiamenti e complicità”, come è successo in passato, anzi “dobbiamo avere chiaro che i diritti dei colpevoli, ad esempio, alla loro buona reputazione, all'esercizio del loro ministero, a continuare a condurre una vita normale nella società, non possono mai avere la precedenza sui diritti delle vittime, dei più deboli, dei più vulnerabili".

La responsabilità del vescovo verso il popolo di Dio 

Guardando all’intero popolo di Dio, si domanda il porporato, qual è stata la sua reazione di fronte allo scandalo degli abusi da parte del clero? “Per la stragrande maggioranza dei cattolici e non cattolici - osserva - la Chiesa si identifica con i sacerdoti e con i consacrati” e perciò è “la Chiesa ad essere ritenuta responsabile di ciò che è accaduto”. Questo richiede una particolare vicinanza ai credenti. In questo contesto si colloca l’approccio alle vittime di abuso, che vanno prima di tutto ascoltate. A questo proposito elenca ciò che non si deve fare, come pensare che il motivo alla base delle denunce sia la richiesta di un risarcimento economico. Pur non negando che in alcuni casi questo è accaduto, il cardinale dice anche che, con i soldi, a volte si è cercato di mettere a tacere uno scandalo o di ridurre un risarcimento. Esiste invece una “grave e seria responsabilità” nella riabilitazione delle vittime. “E' chiaro che siamo obbligati ad offrire loro tutti i mezzi necessari, spirituali, psicologici, psichiatrici, sociali per il recupero richiesto”.

Che la crisi porti a un profondo rinnovamento della Chiesa 

La conclusione dell'intervento del cardinale Salazar apre alla speranza con la citazione delle : "Tanto dolore e tanto dispiacere devono portare a un sacerdozio più santo, ad un episcopato più santo e ad una Chiesa più santa”. Questo dunque l’auspicio: “che questa crisi porti ad un profondo rinnovamento di tutta la Chiesa”, una Chiesa di comunione e partecipazione, dove tutte le persone possano trovare “sempre un luogo sicuro che favorisca la loro crescita umana e il modo di vivere nella fede”.

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21 febbraio 2019, 16:57