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Il cardinale Reinhard Marx interviene all’Incontro su “La protezione dei minori nella Chiesa” Il cardinale Reinhard Marx interviene all’Incontro su “La protezione dei minori nella Chiesa”

Card. Marx: non la trasparenza, ma abusi e coperture danneggiano la Chiesa

La relazione dell’arcivescovo di Monaco e Frisinga è incentrata sulle procedure amministrative: tali processi, sottolinea, devono essere conformi alla missione della Chiesa e devono rispondere a criteri di trasparenza e tracciabilità, altrimenti si generano abusi di potere che possono anche sfociare in abusi sessuali

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

“Gli abusi sessuali nei confronti di bambini e di giovani sono in non lieve misura dovuti all’abuso di potere nell’ambito dell’amministrazione. A tale riguardo, l’amministrazione non ha contribuito ad adempiere la missione della Chiesa ma, al contrario, l’ha oscurata, screditata e resa impossibile”. È questo uno dei passaggi centrali della relazione del cardinale Reinhard Marx, arcivescovo metropolita di Monaco e Frisinga e presidente della Conferenza episcopale tedesca. Intervenendo all’Incontro su “La protezione dei minori nella Chiesa” in corso in Vaticano, ha incentrato la propria relazione sul tema “Trasparenza come comunità di credenti”.

Imposto il silenzio alle vittime

Nella sua relazione, il presidente della Conferenza episcopale tedesca ricorda che al dramma degli abusi si aggiungono altre laceranti ferite: “I dossier che avrebbero potuto documentare i terribili atti e indicare il nome dei responsabili - spiega il cardinale Marx che ieri ha incontrato 16 vittime di abusi - sono stati distrutti o nemmeno creati. Invece dei colpevoli, a essere riprese sono state le vittime ed è stato imposto loro il silenzio” .

Calpestati i diritti delle vittime

Il porporato sottolinea inoltre che “le procedure e i procedimenti stabiliti per perseguire i reati sono stati deliberatamente disattesi e anzi cancellati o scavalcati”. “I diritti delle vittime sono stati di fatto calpestati e lasciati all’arbitrio di singoli individui. Sono tutti eventi in netta contraddizione con ciò che la Chiesa dovrebbe rappresentare. Il modo in cui l’amministrazione della Chiesa è stata strutturata non ha contribuito a unire tutto il genere umano e ad avvicinare di più gli uomini a Dio ma, al contrario, ha violato tali obiettivi”.

Non si amministra la fede

L’arcivescovo di Monaco sottolinea che “la fede non può essere amministrata”. “Lo Spirito di Dio non può essere catturato in un file o in un raccoglitore. L’amore di Dio si riflette in atti specifici di cura per le persone piuttosto che in procedure amministrative. La preghiera è più forte di qualsiasi serie di procedure amministrative. I sacramenti trasmettono vera misericordia, mentre l’amministrazione rimane parte delle minutiae di questo mondo”.

Necessaria un’amministrazione basata sulla giustizia

Ma le azioni della Chiesa, ricorda il cardinale Marx, non possono essere “rigorosamente e meramente spirituali”. “Trascurare gli aspetti mondani della Chiesa e le sue leggi non rende giustizia alla realtà della Chiesa”. “Bisogna pagare salari, mantenere gli edifici ecclesiali, costruire sale parrocchiali, coordinare la cooperazione, rispettare contratti, stampare materiale catechetico; l’elenco è infinito”. “Tutti i principi fondamentali per una buona società e un’organizzazione che serva le persone nella vita della Chiesa non possono essere ignorati”. Per svolgere tutti i compiti che nascono dalla sua missione, “c’è bisogno di un’amministrazione pienamente funzionale” che sia “basata sul principio della giustizia”.

Le persone devono fidarsi

L’amministrazione, sottolinea il porporato, comprende procedure come quelle di standardizzare, ordinare e regolamentare. Si tratta di “azioni di fondamentale importanza per il successo delle azioni comuni, anche quelle della Chiesa”. Le procedure amministrative, osserva il porporato, devono essere gestite in modo che “le persone possano fidarsi del sistema, che si sentano sicure e trattate giustamente, e che siano ascoltate e che vengano accettate le loro legittime critiche”.

Un’amministrazione funzionale è un mattone contro gli abusi

“L’amministrazione in seno alla Chiesa - rimarca il cardinale Marx - è strettamente collegata a elementi teologici, ha motivazioni teologico-spirituali, ed è strettamente legata alle azioni specifiche della Chiesa”. In particolare, spiega, il presidente della Conferenza episcopale tedesca, “un’amministrazione della Chiesa pienamente funzionale è un mattone fondamentale nella lotta contro gli abusi e nel far fronte agli abusi”. L’amministrazione, “creando e attuando norme e leggi”, concorre “ad evitare l’arbitrarietà”. Regolamentando e sanzionando le violazioni contro l’interesse comune, agisce “da contrappeso a quella che può essere genericamente descritta come corruzione dell’umanità”.

Abusi di potere

Il potere dell’amministrazione, osserva il porporato, può anche essere usato male. È usato male quando, per esempio, “l’amministrazione dimentica la sua funzione di servire le diverse persone che vivono insieme e cooperano per raggiungere obiettivi più elevati; quando l’amministrazione si preoccupa solo di sé stessa; quando le norme e i regolamenti sono usati soltanto per sostenere l’amministrazione o il potere delle persone”. In questi casi si ravvisa “un abuso di potere da parte dell’amministrazione”.

Trasparenza e tracciabilità

Per rendere le procedure amministrative conformi con la missione e la natura della Chiesa, non si può prescindere dai requisiti della trasparenza e della tracciabilità. Sono trasparenti, sottolinea il cardinale Marx, quelle procedure in cui “è comprensibile e tracciabile chi ha fatto che cosa, quando, perché e a quale fine, e che cosa è stato deciso, respinto o assegnato”. Le persone che sperimentano un’amministrazione trasparente, aggiunge il presidente della Conferenza episcopale tedesca, “possono portare alla luce errori e sbagli nelle azioni amministrative e difendersi contro tali azioni”.

Non si creino strutture di potere anonime

Se un’amministrazione è trasparente, aggiunge il cardinale Marx, le persone “possono far conoscere in modo vincolante il loro punto di vista, del quale si terrà conto. La gente che incontra l’amministrazione non si deve confrontare con una struttura di potere anonima, incomprensibile, ma può esercitare un controllo autodeterminato sulle procedure amministrative”. “Le persone non sono meri oggetti dell’amministrazione, ma possono percepirsi come soggetti”. “Per questo - sottolinea il porporato - l’introduzione di una giurisdizione amministrativa nella Chiesa è così opportuna e necessaria”.

Obiezioni alla tracciabilità e alla trasparenza non convincenti

La relazione del cardinale Marx ruota dunque intorno ad un cardine fondamentale: “non esistono alternative alla tracciabilità e alla trasparenza”. Tuttavia, fa notare il porporato, ci sono obiezioni di cui occorre tener conto: “Riguardano principalmente la violazione del segreto pontificio, come anche il rovinare la reputazione di sacerdoti innocenti o del sacerdozio e della Chiesa nel suo insieme attraverso false accuse, se queste vengono rese pubbliche”. “Tali obiezioni alla tracciabilità e alla trasparenza non sono particolarmente convincenti. Ogni obiezione basata sul segreto pontificio sarebbe rilevante solo se si potessero indicare dei motivi convincenti per cui il segreto pontificio si dovrebbe applicare al perseguimento di reati riguardanti l’abuso di minori. Allo stato attuale - afferma l’arcivescovo di Monaco - io di questi motivi non ne conosco”.

Presunzione di innocenza e diritti personali non si escludono

Il cardinale Marx, nel suo intervento, aggiunge un’altra sottolineatura: “I principi di presunzione di innocenza e di tutela dei diritti personali e la necessità di trasparenza non si escludono a vicenda. Anzi, è proprio il contrario. Da un lato, una procedura trasparente, regolata in modo chiaro e definita, assicura che vengano fatti i passi giusti prima che coloro che devono pronunciare la sentenza lo facciano. È il miglior meccanismo di sicurezza contro pregiudizi o falsi giudizi sulla questione. Dall’altro, una procedura chiaramente definita e pubblica stabilisce un grado di credibilità che permette di riabilitare la reputazione di una persona falsamente accusata, la quale altrimenti sarebbe esposta a pettegolezzi qualora le indagini non fossero adeguate, trasparenti o conclusive”.

La trasparenza non danneggia la Chiesa

Nella relazione, l’arcivescovo di Monaco ricorda inoltre che “trasparenza non significa accettazione acritica e diffusione non disciplinata di notizie di accuse di abusi. Il fine è un processo trasparente, che chiarisca e specifichi le accuse, e che segua gli standard generalmente accettati riguardo a quando e come il pubblico, le autorità e la Curia Romana devono essere informati. Queste procedure standard faranno capire con chiarezza che non è la trasparenza a danneggiare la Chiesa, ma piuttosto gli atti di abuso commessi, la mancanza di trasparenza o il conseguente insabbiamento”.

Tracciabilità e trasparenza fattori decisivi

Tracciabilità e trasparenza, osserva il cardinale Marx, sono “un impegno costante”, che si può adempiere “anche con il sostegno di esperti esterni alla Chiesa”. “A essere decisivo è sempre l’atteggiamento personale di coloro che lavorano nell’amministrazione e di coloro che ne sono responsabili”. “Bisogna essere sempre consapevoli - ricorda l’arcivescovo di Monaco - che la tracciabilità e la trasparenza sono estremamente importanti anche al di là del contesto degli abusi, per esempio nell’ambito finanziario. Sono un fattore decisivo per l’affidabilità e la credibilità della Chiesa. Compiamo un passo coraggioso in questa direzione”.

Definizione dei limiti del segreto pontificio

Il cardinale Marx indica poi importanti misure “da avviare immediatamente”. Si dovrebbero definire “il fine e i limiti del segreto pontificio”: “Nell’era dei social media, in cui è possibile per tutti e ognuno di noi stabilire quasi immediatamente un contatto e scambiare informazioni attraverso Facebook, Twitter, e così via, è necessario ridefinire la confidenzialità e il segreto, e distinguerli dalla protezione dei dati. Se non ci riusciremo, sprecheremo l’opportunità di mantenere un livello di autodeterminazione riguardo all’informazione oppure ci esporremo al sospetto di insabbiare”.

Procedure processuali adeguate

Il porporato aggiunge che è anche essenziale “stabilire norme procedurali trasparenti e regole per i processi ecclesiastici”. “Le procedure processuali come rimedi legali non hanno senso senza norme legali e procedurali adeguate, poiché questo equivarrebbe all’arbitrarietà quando si arriva al pronunciamento delle sentenze”. “La Chiesa non deve operare al di sotto degli standard qualitativi dell’amministrazione pubblica della giustizia se non vuole subire critiche per avere un sistema legale inferiore, che è dannoso per le persone”.

Esporre i fatti in modo trasparente

L’arcivescovo di Monaco indica poi un’altra misura necessaria: si deve comunicare al pubblico, per quanto possibile, “il numero dei casi e dei relativi dettagli”. E lega a questa priorità un’altra riflessione: per evitare “teorie cospirazioniste”, è importante che i fatti vengano “esposti in modo trasparente”.

Pubblicazione degli atti giudiziari

“Le corrette procedure giuridiche - osserva infine il cardinale Marx - servono a stabilire la verità e costituiscono la base per comminare una punizione proporzionata all’offesa”. “Inoltre, stabiliscono fiducia nell’organizzazione e nella sua leadership. Il persistere di dubbi su una condotta appropriata delle procedure processuali non fa altro che danneggiare la reputazione e il funzionamento di un’istituzione”.

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23 febbraio 2019, 11:18