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Il cardinale Christoph Sch?nborn ai lavori in Vaticano Il cardinale Christoph Sch?nborn ai lavori in Vaticano  

Card. Christoph Sch?nborn: desiderio di purezza della Chiesa

La sinodalità e la condivisione dell'ascolto sono la via per la risoluzione della crisi che attraversa la Chiesa.La riflessione dell' arcivescovo di Vienna, Presidente della Conferenza Episcopale austriaca

Fabio Colagrande - Città del Vaticano

L'incontro voluto dal Papa sulla protezione dei minori, una sua "intuizione bella e profonda", è giunto a metà del suo percorso, ma ha già portato frutti in termini di "conforto" e "speranza". E' quanto riferisce ai microfoni di Pope il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, presidente della Conferenza episcopale austriaca.

Nelle parole del porporato in evidenza la gravità della "ferita" che gli abusi rappresentano per il corpo di tutta la Chiesa, ma anche la nostalgia per quello che la Chiesa deve essere, qualcosa di "grande" e "puro". Il porporato riflette anche sullo "spirito della sinodalità" e della "condivisione delle esperienze" che ritiene l'unica via di uscita alla crisi della Chiesa e rilancia quanto sia stato importante che il Papa abbia convocato i presidenti delle Conferenze episcopali del mondo perchè dà l'idea della responsabilità comune che abbraccia vescovi, Papa e popolo di Dio.

Ascolta l'intervista al cardinale Schönborn

R. – Per me è un’esperienza forte di sinodalità, Papa Francesco ne ha parlato tanto. Io ho vissuto l’esperienza degli ultimi tre Sinodi, ma ora siamo di fronte ad un dolore, una ferita, che tocca tutta la Chiesa: una ferita che non è più locale, ma tutta la Chiesa è ferita. E solo nello spirito della sinodalità, della condivisione dell’esperienza, dell’analisi, della sintesi, solo in questa condivisione dell’ascolto, del camminare insieme, la Chiesa può risolvere questa crisi. L’idea del Santo Padre di convocare tutti i presidenti delle Conferenze episcopali del mondo mi pare un’intuizione bella, profonda, volta a coinvolgere veramente la responsabilità episcopale. E ci mostra, con le testimonianze, che questa responsabilità non è solo tra i vescovi nei riguardi del Papa, ma con tutto il Popolo di Dio. Questa metà del nostro incontro già mi ha dato un grande conforto e una grande speranza. È terribile ciò che vediamo. È grave, è una ferita profonda anzitutto per le vittime ma poi anche per tutto il corpo della Chiesa. Ma da queste ferite, come ha detto ieri il cardinale Tagle nel suo bellissimo intervento di apertura, da queste ferite può rinascere un vero rinnovamento della Chiesa.

Alcuni affermano che sollevare il tema degli abusi sessuali commessi da chierici sia un argomento usato insieme ad altri per attaccare la Chiesa. Lei cosa ne pensa?

R. – Si può vedere così, ma c’è un’altra visione. In questi attacchi, in queste denunce mediatiche in tutto il mondo, c’è qualcosa di più profondo: come una nostalgia che la Chiesa sia ciò che deve essere, che sia, come aveva detto Papa Benedetto parlando del mondo secolare, laicale: aspettano qualcosa di grande e di puro. Lo aveva detto dopo la visita a Praga. E lo vediamo in tanti laici, preti, comunità che vivono la carità, che vivono il Vangelo, qualcosa di grande e puro. Io direi: leggiamo queste denunce pubbliche nei mass media o queste informazioni sugli abusi come l’espressione forse paradossale di un grande desiderio, che la Chiesa sia ciò che può essere e che deve, e molte volte è realmente: qualcosa di grande e di puro.

  

 

 

 

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22 febbraio 2019, 13:40