Card.Turkson a Calcutta: empatia e compassione per chi è malato
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano e Claudia Di Lorenzi - Calcutta
E' entrata nel vivo la missione a Calcutta del cardinale Prefetto Peter K.A.Turkson e della delegazione da lui guidata del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano integrale, in occasione della solenne celebrazione della XXVII Giornata Mondiale del Malato che ricorre l'11 febbario, giorno della memoria della Madonna di Lourdes.
La delegazione si fa portavoce del dal titolo: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» che il Papa ha scelto per quest'anno e nel quale , come scrive lo stesso cardinale Turkson, Francesco "radica l’etica del dono in ambito socio-sanitario nell’antropologia cristiana comunitaria, promuovendo una pastorale della salute consapevole delle dimensioni personali e sociali della cura, una pastorale attenta al dialogo con le istanze culturali del nostro mondo pluralista".
Oggi la delegazione ha preso parte al Convegno di studio dedicato ai fondamenti teologici della pastorale della salute, alla Nuova carta degli Operatori sanitari e alle nuove frontiere del servizio ai poveri marginalizzati, per poi recarsi sulla tomba di Madre Teresa, presso la Mother House, dove l'arcivescovo di Calcutta, mons. Thomas D'Souza, ha presieduto la Messa. Domenica 10 febbraio, invece,la visita a tre centri di salute promossi dalla Chiesa locale, mentre l'11 febbraio le solenni celebrazioni.
A margine dei lavori del Convegno di oggi, ai microfoni di Claudia Di Lorenzi che segue la Delegazione, il cardinale Turkson ha voluto sottolineare il significato del "prendersi cura del malato", così come il Papa lo intende:
R.- Penso che l’approccio che negli anni ha guidato Papa Francesco è che non può esserci una vera cura dei malati senza l’incarnazione. Incarnazione significa l’invito anche per noi a condividere le situazioni di coloro che sono afflitti. E condividere le situazioni di coloro che sono afflitti non significa ammalarci, ma significa mostrare grande compassione, essere pronti a toccare la loro situazione, offrire loro cura, preoccuparsi per loro, offrire loro la nostra umanità. Come il Figlio di Dio ha avuto compassione dell’umanità, è venuto per noi, nella nostra natura umana, per redimerci dai nostri peccati, quando una persona è malata e noi ci troviamo di fronte a lei, anche noi dobbiamo mostrare la volontà di entrare con lei in empatia e condividere la sua situazione. In questo modo possiamo mostrare a coloro che si trovano in questa situazione la nostra preoccupazione, partecipazione, il nostro conforto, che il Signore farà lo stesso con loro. Questo è il dono più grande che possiamo offrire alle persone in questa situazione.
Vedere Cristo nel volto dei malati
Così anche nel suo intervento al Convegno, intitolato "La teologia dell'accompagnamento di Papa Francesco e la chiamata alla cura dei malati e dei sofferenti", il porporato ha rilanciato l'importanza del "vedere Cristo nei volti dei malati", un "tesoro prezioso per la Chiesa", seguendo "l'esempio di Dio che condivide il dolore umano" e ha concluso ribadendo la chiamata della Chiesa ad "avere compassione" citando anche l'esempio di san Camillo de Lellis:
"Tutti noi abbiamo beneficiato dell'amore sconfinato di Dio e siamo chiamati a raggiungere gli altri nella stessa misura. San Camillo de Lellis, nel suggerire il metodo più efficace nella cura dei malati, direbbe semplicemente: "Mettete più cuore in quelle mani". Metti più amore in queste mani! Questa è anche la nostra speranza e il nostro desiderio. Che la Beata Vergine Maria, Salus infirmorum, ci aiuti in questo sforzo".
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