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In Vaticano il Simposio di donne giudici africane sulla tratta In Vaticano il Simposio di donne giudici africane sulla tratta 

Donne giudici africane: la povertà postcoloniale alle radici della tratta in Africa

Si è concluso in Vaticano il Summit organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze sul traffico di esseri umani. Protagoniste giuriste di diversi Paesi dell'Africa che si sono confrontate sulle possibili soluzioni ad un fenomeno che colpisce in particolare il Continente nero

Adriana Masotti e Linda Bordoni - Città del Vaticano

Una cinquantina di donne riunite in Vaticano, presso la Pontificia Accademia delle Scienze, per condividere problemi, conoscenze, esperienze e buone pratiche. E’ successo nei giorni 12 e 13 dicembre scorsi nel corso del "Summit delle donne giudici e procuratrici africane sulla tratta di esseri umani e la criminalità organizzata". Un fenomeno mondiale, ma che riguarda in particolare il continente africano, perché un'alta percentuale di vittime della tratta proviene proprio dall'Africa. Il Summit si è concentrato dunque sulle specifiche problematiche dei Paesi africani da cui provenivano le partecipanti. Tra le poche presenze non africane, quella come osservatrice, di suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata, da anni impegnata nella liberazione delle donne italiane e straniere costrette alla prostituzione in Italia. 

In aumento il traffico d'organi in Africa

Ai nostri microfoni suor Bonetti traccia un bilancio molto positivo del Summit che richiama l'attenzione su un fenomeno che coinvolge le persone più deboli, tra cui i bambini, per soddisfare la bramosia di ricchezza di multinazionali e trafficanti. E proprio riguardo ai bambini, dalle giuriste africane è emersa la preoccupazione per l'aumento nei loro Paesi del traffico d'organi. Sono venuti fuori degli esempi veramente molto, molto drammatici - racconta suor Bonetti - a volte una donna va a partorire in un ospedale, in un dispensario, e a un certo punto le dicono: 'Il bambino è morto', ma il bambino non è morto. L’hanno fatto morire per poter usufruire degli organi. C'è da fare veramente molta attenzione, perchè i trafficanti, i trafficanti di organi in modo particolare, stanno studiando nuove modalità per imbrogliare la gente e poter avere accesso a questi “pezzi di ricambio” per le persone che li richiedono. Però, queste donne presenti al Summit, di grande esperienza, stanno seguendo questi casi proprio per dare giustizia alle vittime. 

Ascolta l'intervista a suor Eugenia Bonetti

Una necessaria e importante occasione d'incontro

Tra le partecipanti Cecilia Olatoregun, giudice dell'Alta Corte Federale nigeriana: intervistata da Pope ha espresso la convinzione che il Summit ha fornito un'importante occasione di incontro per le donne giudici africane coinvolte nelle interpretazioni giuridiche sulla tratta di esseri umani e sulle moderne questioni della schiavitù. “Il mio Paese, la Nigeria, - ha detto - è la base di molte organizzazioni criminali che commerciano persone verso l’Europa e le Americhe per prostituzione e altri crimini”. Questo summit è arrivato in un momento molto opportuno per i nostri leader e i legislatori di tutta l'Africa, per riflettere più a fondo sulle soluzioni alla tratta di persone nell’ambito della giurisdizione penale", ha detto ancora la Olatoregun.

Lo sfruttamento post coloniale all'origine della tratta

Arrivata dalla Costa d’Avorio, la giudice Anwuri Chikere dell'Alta Corte Federale di Abuja, osserva che le partecipanti al Summit hanno convenuto che "le potenze mondiali hanno liberato le nazioni africane dal colonialismo solo politicamente, ma in realtà le controllano ancora rendendo impossibile la loro autosufficienza economica”. Aberrazioni come il prelievo di organi umani, ad esempio, possono avvenire solo a causa della povertà degli Stati africani. "I governi ex coloniali - prosegue la Chikere - controllano e sostengono i nostri politici nel loro comportamento, e noi cittadini siamo quelli che ne subiscono le conseguenze peggiori. Siamo venute dunque qui per condividere idee su come liberarci economicamente in modo da poter sradicare i problemi che abbiamo".  Ed è amara la conclusione della Chikere quando afferma che “fa parte della storia che gli africani venivano venduti come schiavi, ma questo continua ancora! Che cos'è il traffico di esseri umani se non schiavitù?".

Occorrono redistribuzione delle risorse e formazione

Suor Bonetti ribadisce la necessità di un cambiamento: "Certamente, perchè la gente in Africa vede il benessere degli altri e vorrebbe poterne anche usufruire, potersi sedere al tavolo di questi potenti, di questi grandi che hanno in mano il benessere del mondo. Ed è per questo che noi abbiamo questo grande flusso di emigrazione. Quindi, lì c’è bisogno di riequilibrare i sistemi di commercio, i sistemi di scambio, i sistemi di educazione …  Dall'incontro in Vaticano è venuta fuori anche molto bene la necessità di poter lavorare nelle scuole, nelle scuole dove i giovani dei Paesi africani possano formarsi per diventare sempre più attori del futuro dei loro Paesi".


 

 

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15 dicembre 2018, 13:00