Monda direttore Osservatore Romano: contribuire a dialogo fra generazioni
Debora Donnini - Città del Vaticano
Con gratitudine e meraviglia il professor Andrea Monda ha appreso la notizia della sua nomina a direttore dell’Osservatore Romano da parte di Papa Francesco. Scrittore e saggista, Monda è nato a Roma il 22 marzo 1966, è sposato e ha un figlio. Si è laureato in Giurisprudenza presso l'Università La Sapienza di Roma e ha conseguito la laurea in Scienze Religiose presso la Pontificia Università Gregoriana. Ha lavorato per alcuni anni presso l'Ufficio Legale dell’Esattoria del Comune di Roma per conto di un Istituto bancario. Dal 2000 è docente di religione e da circa un decennio tiene seminari su cristianesimo e letteratura presso le Pontificie Università Lateranense e Gregoriana. È iscritto all’Ordine dei giornalisti, elenco pubblicisti; collabora con la pagina culturale di diverse testate giornalistiche, tra le quali Avvenire; scrive recensioni per La Civiltà Cattolica.
Una vita, la sua, spesa al servizio e a fianco dei giovani, prima di tutto come insegnante di religione. Andrea Monda ha anche ideato la trasmissione “Buongiorno professore”, in onda su Tv2000, ed è stato co-autore, insieme ai suoi ragazzi, delle meditazioni per la Via Crucis della scorsa Quaresima. Nell'intervista a Pope spiega come punterà ora a coinvolgere i giovani:
R. - Tutto questo bagaglio di esperienze vorrei farlo confluire in questa nuova sfida. Si tratterà di capire come prendere le misure e dirigere la mia attenzione soprattutto al mondo delle nuove generazioni che sono lontane dalla lettura dei giornali e poi da un giornale così particolare, “singolarissimo” come lo definisce Montini nel 1961. Quindi, la sfida è alta però, secondo me, la linea tracciata da Papa Francesco di un dialogo che è fatto soprattutto di ascolto, è la traiettoria giusta. Vorrei creare, con questo giornale, uno spazio dove ci possa essere un vero dialogo e il dialogo si fa con l’ascolto, l’inclusione, la capacità di aprirsi. Questa è un po’ la scommessa: creare un luogo aperto al dialogo, alla curiosità dell’altro. E i giovani, oggi, sono veramente un pochino “gli altri”: in un mondo un po’ dominato dagli adulti, per non dire dagli anziani, pochi danno lo spazio ai giovani. Mi piacerebbe rompere un po’ questo clima e dare un contributo ad un dialogo fruttuoso fra le generazioni.
Si parla, infatti, di tante emergenze e oggi i giovani sono i grandi esclusi dalla società. E’ importante coinvolgerli di più anche sui temi dell’informazione internazionale?
R. - Sì, senza dubbio, uscire un po’ da un certo provincialismo, da una certa autoreferenzialità. La mia esperienza di professore mi invita a scommettere sui giovani, dare loro anche la voce, dare loro anche una possibilità di esprimersi ed entrare in un discorso di comunicazione.
Il prefetto del Dicastero per la Comunicazione, Paolo Ruffini, nel parlare di queste due nuove nomine, ha sottolineato tra l’altro l’importanza di fare un servizio a tutte le persone specialmente a quelle che non hanno voce. Quanto sente forte questa sfida?
R. - La sento in maniera molto intensa. Dobbiamo dare la voce a chi spesso non trova il modo di parlare, di aver voce in capitolo. I giovani – lo abbiamo detto prima – ma anche gli anziani, gli ultimi, i poveri, quelli che sono fuori dal mainstream di questo mondo un po’ veloce e sbrigativo, dominato dalla logica del consumo e della produzione, un mondo che, appunto, produce “scarti”. Poi, chi fa informazione, secondo me, deve dare uno spessore culturale a tutto quello che fa, di alto livello, a livello internazionale, culturale, spirituale. Questo - secondo me - è il compito dell’Osservatore Romano, contrastando appunto la tendenza alla superficialità, alla dimensione quasi emotiva che, soprattutto nei giovani, si vive anche nel contesto dell’informazione, che non è più tale ma solo espressione dell’emozione del momento, superficiale.
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