S. Sede all’Onu: 40 milioni di persone in schiavitù, sconfiggere la tratta
Alessandro Gisotti – Città del Vaticano
La Chiesa è impegnata in prima linea nella protezione delle vittime della tratta e chiede ai governi di agire con coraggio per sradicare questo fenomeno orribile. E’ quanto sottolineato da mons. Bernardito Auza, Osservatore permanente della Santa Sede presso la sede Onu di New York. In un intervento ad una conferenza contro la tratta, tenutasi ieri al Palazzo di Vetro, il presule ha esortato la comunità internazionale a non soffermarsi solo sulle conseguenze della tratta ma individuare le radici che ne sono all’origine, anche nel sistema economico. Oggi, ha detto l’arcivescovo Auza, più di 40 milioni di esseri umani sono “intrappolati in varie forme di schiavitù” e questo nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni in particolare con i Protocolli di Palermo e il Piano Globale di Azione dell’Onu contro il traffico di esseri umani.
Non solo impegni e parole, ma azioni concrete
Richiamando le parole di , nel settembre del 2015, l’Osservatore vaticano ha quindi ribadito che “gli impegni solenni” non bastano più mentre vanno intensificati gli sforzi nella lotta contro questo flagello della tratta che porta con sé altri mali come la schiavitù, la prostituzione, gli abusi sui minori e il commercio di organi umani. Mons. Auzia ha quindi indicato quattro punti concreti per contrastare questo male, contrassegnati da quattro “p”: prevenire il traffico, proteggere le vittime, perseguire i criminali e promuovere la partnership tra istituzioni e società civile.
L’impegno delle religiose attraverso la rete Talitha Kum
Mons. Auza si è quindi riferito all’esperienza della rete Talitha Kum che riunisce 22 istituti di religiose cattoliche di 70 Paesi impegnati nel sostegno delle vittime della tratta. Ancora, ha ricordato l’impegno del “Gruppo Santa Marta” che, promosso dalla Chiesa, mette insieme leader delle religioni e capi delle forze di polizia per coordinare l’impegno delle istituzioni e delle organizzazioni religiose sul fronte del contrasto della tratta e dell'aiuto alle vittime. Abbiamo bisogno di “una mobilitazione” generale, ha concluso mons. Auza, “una mobilitazione in cui ognuno faccia la sua parte”.
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