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Sinodo, padre Chiera: insegniamo ad amare Cristo, che ¨¨ gioia e felicit¨¤

Tra i partecipanti alla Messa di apertura della XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi c¡¯era anche padre Renato Chiera, il fondatore e presidente della Casa do Menor che in Brasile si occupa dei bambini e dei ragazzi in situazione di disagio. A Pope parla delle attese dei giovani per l¡¯evento in Vaticano a loro dedicato

Giada Aquilino - Città del Vaticano

Col Sinodo ¡°la Chiesa non vuole parlare ¡®sui¡¯ giovani ma vuole lasciare che i giovani parlino¡±. A riflettere con Pope sulla XV Assemblea generale ordinaria del , sul tema ¡°I giovani, la fede e il discernimento vocazionale¡±, è padre Renato Chiera, fondatore e presidente della Casa do Menor che in Brasile si occupa dei bambini e dei ragazzi in situazione di disagio. Questa mattina il sacerdote originario di Villanova Mondovì ha partecipato alla Messa celebrata da Papa Francesco per l¡¯apertura del Sinodo (Ascolta l'intervista a padre Chiera).

L¡¯incontro con la vita

¡°Nella mia esperienza di 40 anni al fianco dei figli del Brasile non amati, dei ragazzi feriti per il fatto di non avere famiglia e non avere futuro - racconta padre Chiera - ho imparato una cosa: ad ascoltare. E ho imparato a porre due domande: ¡®ti senti amato da qualcuno¡¯? E ¡®quali sono le tue sofferenze¡¯? Noi spesso diciamo che la gioventù non vuole più niente. Non è vero che i ragazzi sono in crisi. Fanno parte di una società che è in crisi, ma loro vogliono aiuto, vogliono la vita, vogliono cose grandi. E vorrebbero incontrare la vita, fare un incontro con qualcuno vivo, vivificante, risorto e che fa risorgere. Gesù Cristo! E allora dobbiamo aiutare i giovani a riscoprire l¡¯infinito che hanno dentro di loro e aiutarli a realizzare tutto questo, ad incontrare il Signore, attraverso la Chiesa¡±.

Essere figli amati

Dal 1986, padre Chiera si occupa alla periferia di Rio de Janeiro e non solo dei bambini e degli adolescenti costretti a crescere senza l¡¯amore della famiglia, senza prospettive, condannati alla strada, all¡¯abbandono, alla violenza, alla droga, alla criminalità e, purtroppo, anche alla morte precoce. Per loro realizza programmi di accoglienza, integrazione e sviluppo comunitario. ¡°Il grido che sento dai nostri ragazzi è anche un grido per tante cose materiali, perché hanno bisogno di casa, di famiglia, di cibo. Hanno bisogno di futuro. Ma il grido più grande - mette in luce - è quello di essere figli amati. E poi di poter sognare e dare un senso alla vita¡±.

Io come dono

Il Sinodo a loro dedicato, da oggi in Vaticano e fino al 28 ottobre, avrà il compito, continua il sacerdote, di aiutare i ragazzi ¡°ad incontrare Gesù¡±, perché ¡°i giovani vogliono la felicitࡱ. ¡°Dobbiamo insegnare loro - continua padre Chiera - il cammino verso la felicità che non è l¡¯egoismo, l¡¯indifferenza, il sesso, la droga o il potere, ma è: ¡®io come dono¡¯. Vuoi essere felice? Fai felici gli altri. Noi insegniamo ai nostri ragazzi ad amare e loro - ragazzi della strada, ragazzi che sono nella droga - riescono a trovare un¡¯altra forma di vita e dicono: ¡®Questa è vita! La droga mi dava un momento di piacere, qui io ho incontrato una qualità di vita nuova, una gioia che dura sempre e non è solo un momento¡¯. Insegnare a incontrare il Vangelo della gioia¡±.

Provocatore di sogni

Padre Renato ha appena pubblicato un libro, dal titolo: ¡°Provocatore di sogni¡±. L¡¯idea, spiega, gli è venuta ¡°da una persona che è venuta a trovarmi e - aggiunge - che mi ha chiesto come facessi a resistere in queste ¡®brutture¡¯ da tanti anni. Mi ha fatto delle domande e mi ha aiutato così a fare un esame di coscienza, a leggere la storia della mia vita. E ho ricordato che da piccolo, a sette-otto anni, facevo sogni grandi. E ho visto che questi sogni sono la chiamata di Dio, sono il progetto di Dio su di me, Dio infinito che chiama all¡¯infinito. Poi Dio mi ha chiamato in Brasile per realizzare i miei sogni. Il titolo ¡®Provocatore di sogni¡¯ l¡¯ho scelto perché io ho vissuto i miei sogni, li sto realizzando e, prima di morire, spero di realizzarli tutti, perché io sono un sogno che Dio ha sognato. Devo ritornare a Lui dopo averli realizzati. Quindi sto aiutando i giovani da 32 anni ad avere dei sogni. Perché noi ammazziamo i sogni, soprattutto quelli dei nostri ragazzi, giovani che sono nelle periferie, che spesso sono ammazzati - 175 al giorno - e allora vogliamo aiutarli a sognare. E lo facciamo quando li amiamo, perché solo così - conclude - comprendono di avere dei valori¡±.

 

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03 ottobre 2018, 12:18