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Sinodo. L’uditrice Federica: noi giovani abbiamo portato concretezza

In partenza per la “Cittadella Cielo” della comunità Nuovi Orizzonti, dov’è volontaria, Federica Ancona, 26 anni, uditrice al Sinodo dedicato ai giovani, ci dice che “è importante che il documento finale proponga centri di evangelizzazione e spazi per la nostra corresponsabilità nella Chiesa”

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Dopo 25 giorni di Sinodo, l’uditrice Federica Ancona, 26 anni, pugliese di Bari, della Comunità Nuovi Orizzonti, sta facendo le valigie per tornare a Frosinone, dove è volontaria nella Cittadella Cielo. Dal 3 al 28 ottobre è stata una dei 34 giovani uditori che hanno restituito ai padri sinodali “la giovinezza della Chiesa”, portando la loro “musica”, come ha detto Papa Francesco. Le chiediamo di fare un primo personale bilancio e di parlare del documento finale consegnato al Papa dai vescovi. ()

Bella la proposta di una “convivenza” tra giovani e consacrati

“Sono rimasta colpita dalle proposte concrete che sono presenti all’interno del documento finale - ci dice Federica, che per l’agenzia Sir ha tenuto un 'diario del Sinodo' -  come, ad esempio, l’istituzione di centri di evangelizzazione oppure di centri dove sia possibile una sorta di convivenza tra giovani e consacrati. Quindi, spazi all’interno della Chiesa, adibiti ai giovani per la loro formazione e per la loro corresponsabilità nella gestione concreta della vita della Chiesa”.

Abbiamo portato quello che viviamo 

A quali dei 167 paragrafi del documento, chiediamo, i giovani hanno dato il maggior contributo nei circoli minori? “Io penso che il nostro contributo all’interno dei circoli abbia portato molta concretezza all’interno del documento. Noi giovani - aggiunge - abbiamo potuto portare le nostre storie, le nostre testimonianze e quindi la vita concreta di ogni giorno. Quello che già viviamo e quello che vorremmo vivere. Ecco, penso che questa cosa abbia dato una marcia in più al documento finale”.

Dobbiamo essere testimoni 

"E se ora - aggiunge - ritornando nelle nostre realtà, nella nostra vita quotidiana, non siamo noi i primi ad essere testimoni di ciò che abbiamo vissuto, testimoni concreti e credibili di questi mese, di ciò che abbiamo detto e di ciò che abbiamo scelto, rendiamo tutto vano”.

Il nuovo stile sinodale della Chiesa

Può cambiare, le chiediamo ancora, prendendo esempio dalla positiva esperienza di questo Sinodo, anche il modo di lavorare insieme per la Chiesa, giovani e anziani, attraverso ascolto e discernimento? “Può e deve cambiare - risponde Federica - nel senso dobbiamo renderci conto che noi giovani possiamo essere una grandissima risorsa per gli anziani e per la Chiesa stessa. Ma che allo steso tempo gli anziani sono per noi una ricchezza enorme e dobbiamo anche noi imparare ad attingere a questa fonte importante che abbiamo e che può e deve camminare insieme a noi all’interno della Chiesa”.

Il contributo dei giovani uditori

Sulla ventata di giovinezza portata al Sinodo, aggiunge:Lo dico con tanta gioia. Diversi vescovi e cardinali ci hanno riferito che dei tanti sinodi a cui hanno partecipato, questo è stato il più bello. Grazie alla presenza di noi giovani e a questa stretta collaborazione tra noi, è stata veramente una festa”.

Anche i giovani nell’ospedale da campo

Nella lettera al Papa voi giovani scrivete: "condividiamo il tuo sogno di una Chiesa in uscita, aperta a tutti, soprattutto ai più deboli, una Chiesa ospedale da campo". E’ un impegno grande. “Credo - afferma Federica - che se noi giovani incontriamo la fede e non abbiamo una voglia e un desiderio forte di testimoniarla, e quindi di portarla fuori, allora c’è qualcosa che non va. Io penso che la fede, quando incontra l’entusiasmo di un giovane, scatena una forza tale che è impossibile che tu non abbia voglia di uscire, di andare incontro all’altro. Andare fuori, renderci disponibili in questo ospedale da campo”.

La “leggenda” di una Chiesa cupa e triste

Nella lettera a voi giovani, concludiamo, i vescovi scrivono che vogliono essere collaboratori della vostra gioia. ”Penso che ne siano assolutamente capaci - ci dice Federica - è quello che abbiamo sperimentato in questo mese di Sinodo. Davvero, alle volte fuori siamo abituati ad avere una concezione della Chiesa molto cupa, triste, di preti che hanno ben poco a che fare con la gioventù. In realtà, come noi siamo stati di aiuto e freschezza per questo Sinodo, così io penso lo siamo stati tanto anche i Padri per noi”.

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29 ottobre 2018, 15:59