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Sinodo. L’ uditrice Federica: E’ bello che la Chiesa ci chieda "Cosa possiamo fare?"

Mentre partecipa ai lavori dei circoli minori, Federica Ancona, 26 anni, della Comunità Nuovi Orizzonti, ci dice: “Non è solo un raduno di vescovi, le parole più usate sono accoglienza e ascolto, e questo è il modo migliore per rafforzare il rapporto Chiesa-giovani che purtroppo si sta un po’ perdendo”

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

“Questo Sinodo non è solo un raduno di vescovi. E’ proprio una Chiesa che chiede direttamente ai giovani: ‘Che cosa possiamo fare?’. Le basi dell’accoglienza e dell’ascolto dei giovani sono ottime” per rivitalizzare il rapporto Chiesa-giovani “che si sta purtroppo un po’ perdendo”.  Federica Ancona, 26 anni, di Bari, della Comunità Nuovi Orizzonti, è una dei 34 giovani uditori dell’assemblea sinodale dedicata ai giovani, e, per l’agenzia Sir, sta tenendo un suo “Diario del Sinodo”. (Ascolta l'intervista completa a Federica Ancona)

La comunione tra i giovani e i "giganti della Chiesa"

La incontriamo in una pausa dei lavori di gruppo dei circoli minori, e le chiediamo di fare per noi un suo personale bilancio di questi primi cinque giorni di Sinodo. “Sono contentissima di essere qui e dell’esperienza che sto facendo - ci dice Federica, che è volontaria nella Cittadella Cielo di Frosinone - perché è veramente molto arricchente. Il clima è molto bello, si respira anche tanta comunione, nonostante poi non sia facile, per me giovane, collaborare con ‘giganti’ della Chiesa quali sono i cardinali e vescovi con cui veniamo a confronto”.

Le parole più usate: accoglienze e ascolto

“Sono contenta  - aggiunge la 26enne di origini pugliesi - perché in questi giorni, al Sinodo, sono emerse tantissimo due parole: ascolto e accoglienza. Io penso che siano dei presupposti ottimi. E sono veramente molto contenta già solo del fatto che il Papa abbia indetto questo Sinodo, perché è proprio sinonimo di una Chiesa che si vuole mettere in ascolto dei giovani, tanto che hanno chiamato proprio anche noi a presenziare. Non è solo un raduno di vescovi”.

Una Chiesa che ha qualcosa da dare ai ragazzi

Sul suo Diario del Sinodo, Federica ha scritto di essersi allontanata dalla Chiesa dopo la Cresima, per poi incontrare davvero il Signore a 21 anni, mentre viveva il dolore di un lutto. Come fermare, le chiediamo, quest’emorragia di giovani che lasciano le parrocchie dopo la Cresima? Forse bisognerebbe rivedere un po’ ciò che riguarda il catechismo e tutto ciò che viene dato ai ragazzi nell’età della comunione e della cresima. Dargli proprio degli stimoli a rimanere, presentare una Chiesa che davvero ha qualcosa da dare a loro e da dire a loro. Stimoli che siano attrattivi per i giovani e per quell’età molto critica. Comincia l’adolescenza e un giovane ha bisogno di sentirsi amato e di capire che anche all’interno della Chiesa c’è un posto per lui, e che non è solo una serie di nozioni che al catechismo vengono date, ma è proprio un’esperienza di vita che va formandosi”.

Si interrogano su Dio, ma non in parrocchia

Iniziato a 21 anni un cammino di fede, Federica lo sta proseguendo nella Comunità Nuovi Orizzonti fondata da Chiara Amirante e incontra ogni giorno coetanei delle comunità di recupero dalla tossicodipendenza o in strada, nelle discoteche e nei bar, negli eventi di evangelizzazione della Comunità. Come ti confronti con loro, le chiediamo, quali domande ti fanno e quali risposte cerchi di dare?. ”Quello che vediamo oggi - racconta - è soprattutto un forte scoraggiamento nei confronti della Chiesa. Tanti ragazzi sono magari interrogati dall’esperienza di Dio, hanno anche delle domande profonde dentro. Il problema è che fanno proprio difficoltà a ritrovarsi nella Chiesa, e questo li tiene lontani”.

La bellezza dell'incontro con Cristo

“Noi - prosegue Federica Ancona -  cerchiamo di far capire loro che è un incontro profondo quello che devono fare. L’incontro con Cristo, con quel desiderio di speranza, di forza, di bello che ci abita. Come diceva anche Giovanni Paolo II: “E’ Gesù che cercate”, in tutti questi sentimenti che abitano i giovani. Cerchiamo di portarli lì e poi è una conseguenza, quella di sentire veramente la Chiesa come madre. E da lì capisci che la Chiesa è formata da uomini, che ci sono anche gli sbagli e che non è questo che ti porta a dover andare via, ma proprio a rimanere per continuare a dare un messaggio di speranza.

Proposte concrete per riallacciare un rapporto

Presto Federica porterà la sua testimonianza in aula, dove partecipa ai lavori come uditrice. “Quella che porto  - ci anticipa -  è la mia esperienza, prima come giovane che abbraccia la fede cattolica e successivamente come giovane che vive in un contesto comunitario, in cui quotidianamente cerchiamo di vivere il Vangelo, con tutte le difficoltà che questo porta.  E poi proviamo a portare anche qualche idea, qualche proposta concreta per poter riallacciare questi rapporti tra giovani e Chiesa, per potere essere anche noi un po’ un pezzettino di quel rinnovamento che stiamo cercando di costruire tutti insieme.

 

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08 ottobre 2018, 14:49