Sinodo. Card. Tagle: chiamati alla conversione pastorale e comunitaria
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Il suo primo intervento al Sinodo, all’apertura dei lavori in aula, dedicato all’importanza dell’ascolto e della fiducia tra adulti-anziani e giovani, ha commosso tutti e lui prima di tutti. Il cardinale Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, nelle Filippine e presidente di Caritas Internationalis, ha ricordato l’incontro con un giovane povero in un campo estivo, e ha pianto, commosso per la totale fiducia che quel giovane aveva posto in lui. (Ascolta l'intervista al cardinal Tagle)
Ai giovani: camminiamo insieme!
E poi in un videomessaggio ai giovani, diffuso venerdì scorso da Pope, ha detto loro, con il suo immancabile sorriso, che sono insieme ai padri sinodali, che le loro sofferenze e i loro sogni “sono i nostri”, e li ha invitati a prendere le mani di cardinali, vescovi e laici che sono al Sinodo. “Camminiamo insieme - ha detto - per un futuro secondo il disegno del Signore”. Ora che il Sinodo ha superato la boa di metà percorso, gli chiediamo un primo bilancio.
R.– Io sono molto contento. Questo è il mio settimo Sinodo: ogni assemblea ha una caratteristica peculiare, e questo per me veramente non è un’assemblea plenaria, parlamentaria: è una preghiera, una preghiera lunga. Ma non mi stanca, perché è un momento pieno della Parola di Dio, comunicata in diverse lingue, in diversi modi, in diverse esperienze. Io sono ottimista.
Finora sono emerse le parole “ascolto” e “accompagnamento”. E poi? Quali altre parole chiave possono aiutarci a sintetizzare il discernimento che è stato fatto finora?
R.– La mia proposta è: la conversione pastorale e missionaria; e anche la conversione comunitaria della Chiesa. Ascoltando i giovani, io, come uno degli “anziani” preti e padri sinodali, sento la chiamata a tornare alla semplicità della fede e della vita dei cristiani, a relazioni, rapporti della vita comune.
Il prossimo tempo del Sinodo sarà dedicato all’individuazione di proposte concrete di pastorale. E’ già emerso qualcosa nei lavori? Lei personalmente ha qualche proposta da fare?
R.– Sì: ho tante, tante proposte! Però, secondo la mia osservazione la diversità delle culture, dei contesti condiziona molto la scelta delle strade pastorali e anche concrete, perché la situazione dei giovani in Iraq, la situazione dei giovani qui, in Italia … ci sono tanti punti di convergenza. Però ci sono tante diversità e i pastori, le famiglie, le parrocchie devono discernere come incarnare questa chiamata, questa vocazione comune però nei contesti diversi e locali.
Quindi, diciamo che nel documento finale saranno espresse delle linee guida generali?
R. – Sì, certo.
Ha fiducia che riuscirete a esprimere un documento finale che parli davvero ai giovani, che venga utilizzato nella pastorale giovanile e letto da coloro ai quali si rivolgerà?
R.– Sì, lo spero. Io dirò che ci sono tante proposte per fare un messaggio o un documento finale in un modo creativo. Io non parlerò più di questa cosa, però sono pieno di speranza e di aspettative, anche per il messaggio finale.
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