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Arciv. Auza all’Onu: guerra nucleare, catastrofe inimmaginabile

Intervenendo alla prima Commissione tematica sul disarmo nucleare, a New York fino al prossimo 31 ottobre, l’arcivescovo Bernardito Auza, Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, ha richiamato le disastrose conseguenze che potrebbe innescare l’uso di armi atomiche

Barbara Castelli – Città del Vaticano

“Una guerra nucleare sarebbe una catastrofe di proporzioni inimmaginabili”. Con queste parole il nunzio apostolico Bernardito Auza, Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, è intervenuto ieri alla 73.esima sessione dell’Assemblea generale Onu, prima Commissione tematica sul disarmo nucleare, a New York tra il 17 e il 31 ottobre. “Anche un limitato uso di armi nucleari – ha rimarcato nel suo – ucciderebbe un numero incalcolabile di persone, causerebbe un enorme danno ambientale e carestia”. Un “semplice errore meccanico, elettronico o umano” potrebbe “sradicare intere città dalla mappa”, ecco perché, ha insistito, l’esistenza “di oltre 14.000 armi nucleari detenute da una manciata di paesi” rappresenta “una delle più grandi sfide morali del nostro tempo”.

Una minaccia per l’intera umanità

Il presule ha richiamato anche le parole di Papa Francesco su questa “escalation nucleare”, “moralmente inaccettabile”. “La deterrenza nucleare e la minaccia della distruzione reciproca assicurata – ha detto, citando il messaggio del Pontefice per la terza Conferenza sull’impatto umanitario delle armi nucleari (Vienna, 8-9 dicembre 2014) – non possono essere la base di un’etica di fraternità e di pacifica coesistenza tra i popoli e gli Stati”. L’arcivescovo Bernardito Auza ha ricordato, con rammarico, che gli Stati dotati di armi nucleari non “hanno rispettato” gli “obblighi legali” tracciati nel Trattato di non proliferazione, che presto raggiungerà i cinquanta anni di vita. Dagli anni della Guerra Fredda certo sono stati compiuti passi significativi, ma bisogna anche denunciare “la modernizzazione delle armi nucleari che alcuni Stati stanno intraprendendo”.

Vietare le armi nucleari a beneficio della casa comune

A un anno dall’adozione del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, ratificato anche dalla Santa Sede, che “vieta l’uso, la minaccia di utilizzo, lo sviluppo, i test, la produzione e il possesso di armi nucleari”, ancora non si percepiscono a pieno le possibili conseguenze disastrose per l’uomo e l’ambiente, scenari catastrofici descritti da tanti analisti. Il tempo per l’azione è ormai giunto ed è “pressante” l’urgenza di un dialogo serio tra gli Stati, in modo che le “armi nucleari vengano vietate una volta per tutte, a beneficio della nostra casa comune”.

La denuncia lungimirante della Chiesa

“L’opposizione della Chiesa cattolica alle armi nucleari”, ha ricordato ancora l’Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, “ha una lunga storia”. Nel 1943, Pio XII mise in guardia dal possibile “uso violento dell’energia nucleare”; nel 1962, Papa Giovanni XXIII chiese “la messa al bando delle armi nucleari”, così come i suoi successori. Il nunzio apostolico ha ricordato, infine, la Costituzione apostolica Gaudium et spes: “la corsa agli armamenti – ha detto – è una delle piaghe più gravi dell'umanità e danneggia in modo intollerabile i poveri”.

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23 ottobre 2018, 11:58