Auza: politici non sfruttino paure dei popoli per incitare all'odio
Roberta Gisotti â Città del Vaticano
Grave preoccupazione esprime la Santa Sede di fronte allâapparente impennata nel mondo di âsentimentiâ - che molti pensavano fossero superati â âdi sospetto, paura, disprezzo e perfino di odio verso individui o gruppi giudicati per la loro identità etnica, nazionale o religiosa e, come tali, ritenuti non sufficientemente degni di prendere pienamente parte alla vita sociale.â Sentimenti che âtroppo spesso - ha stigmatizzato lâarcivescovo Auza - ispirano atti di intolleranza, discriminazione o esclusioneâ, come denunciato nel settembre scorso da Papa Francesco, durante la Conferenza mondiale su âXenofobia, razzismo e nazionalismi populisti nel contesto delle migrazioni globali.â
Le illusorie promesse della politica per miopi interessi elettorali
âAccade pure â ha ammonito il rappresentante Vaticano â che nel mondo della politica alcuni cedano alla tentazione di sfruttare le paure e le oggettive difficoltà di taluni gruppi, usando illusorie promesse per miopi interessi elettorali. La serietà di questo fenomeno non può lasciarci indifferenti. Noi tutti siamo chiamati, nei nostri rispettivi ruoli a coltivare e promuovere rispetto per lâintrinseca dignità di ogni persona umana e favorire una cultura dâincontro e apertura agli altri, nel reciproco rispetto.â
La responsabilità spesso elusa dai capi religiosi e dai credenti
Ha richiamato, quindi il presule, la particolare responsabilità dei leader di tutte le religioni, che hanno âla missione di diffondere, tra i loro fedeli, i principi etici e i valori iscritti da Dio nel cuore dellâuomo.â Vero è â ha però constatato il rappresentante della Santa Sede â che âcapi religiosi e credenti non sempre hanno vissuto questa responsabilitàâ e non sono mancati âatti dâintolleranza motivati dalla religione che, anche oggi, piuttosto che favorire lâapertura agli altri, possono essere a volte usati come pretesto per rifiuto, marginalizzazione e violenza, la cui espressione peggiore è lâomicida follia, che abusa del nome di Dio per disseminare la morte come parte di un gioco di dominio e potere.â
Uccidere in nome di Dio è sempre una bestemmia
âLa risposta, comunque, a tale pazzia â ha raccomandato mons. Auza â non può essere la logica dellâocchio per occhio o lâentrare in un circolo vizioso di violenza di rappresaglia, ma deve piuttosto prendere la forma di un autentico dialogo tra le confessioni religiose cominciando con la comune ed inequivocabile riaffermazione che lâuccidere gli altri in nome di Dio è una bestemmia contro il nome di Dio. In altre parole , dovrebbe essere âun fermo e chiaro No? Ad ogni forma di violenza, vendetta e odio compiuti in nome della religione o nel nome di Dioâ.
Lâaccusa dâincitamento allâodio non sia alibi per censure ideologiche
Lâarcivescovo Auza ha infine messo in guardia dal trasformare, da parte degli Stati, le corrette pratiche per monitorare e investigare su casi di razzismo, xenofobia e intolleranza e proteggere i soggetti deboli âin censure e altri abusiâ, quando lâaccusa dââincitamento allâodioâ in base alla razza, allâetnia, alle origini nazionali o allâaffiliazione religiosa venga estesa anche a criteri ideologicamente di parte, giustificando âlâadozione di misure discriminanti e repressive contro chi, ad esempio, difenda la dignità di ogni vita umana o sostenga la dignità del matrimonio e della famiglia.â
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