Turkson: sui migranti si rispetti la Dichiarazione dei diritti umani
Roberto Piermarini - Città del Vaticano
Si è aperta oggi a Roma, presso l'Hotel Ergife, la Conferenza internazionale sul tema "Xenofobia, razzismo e nazionalismo populista nel contesto della migrazione globale". L'evento è organizzato congiuntamente dal Dicastero vaticano per il servizio dello Sviluppo umano integrale e dal Consiglio ecumenico delle Chiesa (Wcc), in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei cristiani.
Le vite dei migranti interpellano le nostre coscienze
Nel suo intervento di apertura il card. Peter Turkson, prefetto del dicastero vaticano per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, ha detto che la Conferenza vuole interrogarsi “su come le società di accoglienza si interfacciano con i nuovi arrivati, sullo sguardo che portano sullo stranieroâ€, per esaminare la tenuta morale e giuridica delle società di fronte ad un fenomeno come quello delle migrazioni che è sempre esistito nella storia dell’umanitàâ€. Perchè siamo testimoni di “storie di uomini e donne, bambini e bambine che mettono a rischio le loro vite e quelle dei loro cari, alla ricerca di una vita migliore. Le vite di queste persone, le loro ferite e le loro speranze, interpellano le nostre coscienze e ci inducono a riflettere sullo sguardo che le società di accoglienza rivolgono sui nuovi arrivatiâ€. Il porporato si è chiesto se davvero l’umanità in questi 70 anni dalla Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo, “abbia saputo costruire società nelle quali la razza, il sesso, il colore, la lingua, la religione, l’opinione politica, l’origine nazionale o sociale, la ricchezza o la povertà non siano motivi sufficienti per giustificare l’indifferenza, l’emarginazione, l’odio, l’esclusione o lo scarto di un essere umanoâ€.
Accoglienza dei migranti un principio morale che trae forza dal Vangelo
“C’è, da interrogarci – ha affermato il card. Turkson - su quanto i sentimenti e gli atti ispirati al sospetto, al timore o addirittura all’odio razziale, etnico, nazionale o religioso siano attuali nelle società contemporaneeâ€. â€œÈ appena il caso di sottolineare – ha osservato - che, in quanto cristiani, le esperienze della migrazione e dell’esilio ci rammentano che anche Nostro Signore Gesù Cristo non solo si è riconosciuto nello straniero (cfr. Mt 25, 31-46) ma ha egli stesso conosciuto, da bambino, la fuga dalla terra natia. Sicché l’accoglienza dei migranti, specialmente di chi è in pericolo, è un principio morale che trae fondamento e forza dal Vangelo e dalle Sacre Scritture, e fa parte dell’essere Cristiano, cioè dell’appartenere a Cristoâ€.
Diffidenza e paura prevalgono sull’apertura all’altro
“Ci duole constatare – ha continuato il card. Turkson - che, nel contesto delle migrazioni internazionali, troppo spesso la diffidenza e la paura prevalgono sulla fiducia e l’apertura all’altro. Allo stesso tempo, confidiamo nelle tante dimostrazioni di solidarietà e di compassione che pure caratterizzano i nostri tempiâ€.
Benedetto XVI: la società globalizzata ci rende più vicini ma non ci rende fratelli
“Quante volte abbiamo sentito nei media l’espressione “villaggio globale†per definire le nostre società. L’idea del villaggio rinvia a quella delle relazioni, della vicinanza e della solidarietà reciproca, idea che tuttavia viene quotidianamente smentita dalle notizie e dei fatti che riguardano l’accoglienza dei migranti. A questo proposito, - ha osservato il porporato - tornano alla mente le parole del Papa emerito Benedetto XVI, il quale nell’enciclica Caritas in Veritate affermava ‘La società sempre più globalizzata ci rende vicini, ma non ci rende fratelli’ “.
Il prefetto del dicastero vaticano per il Servizio dello Sviluppo umano integrale ha concluso che il convegno appena aperto dovrà riflettere sul ruolo che le Chiese sono chiamate a svolgere in questo delicato contesto delle migrazioni.
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