Istruzione per una maggiore formazione di chi si occupa di cause nullità matrimoniali
Debora Donnini-Città del Vaticano
Alla luce delle novità introdotte dalla riforma dei processi canonici per le cause di dichiarazione di nullità del matrimoni, avviata da Papa Francesco con i due Motu Proprio e , serve promuovere nelle Chiese particolari un’offerta maggiore di formazione. Per realizzarlo, la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha emanato un’, resa nota oggi. Le Istituzioni accademiche dovranno adeguarsi alla nuova normativa fin dall’inizio dell’anno accademico 2019-2020, informa il comunicato stampa del Dicastero vaticano.
Amoris laetitia
“Il punto di partenza che ha motivato la Congregazione per l’Educazione Cattolica a pubblicare gli ‘orientamenti’ per la formazione degli operatori dei Tribunali ecclesiastici e per le varie persone coinvolte nella pastorale matrimoniale e familiare, è stato il documento di Papa Francesco, cioè l’Esortazione Apostolica post-sinodale Amoris laetitia, in cui si fa riferimento alla necessità di rendere più accessibili e agili le procedure per il riconoscimento dei casi di nullità”, afferma mons. Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica.
Maggiore responsabilità alle Diocesi in merito ai processi di nullità
Notando che spesso si registrano “lentezze”, mons. Zani evidenzia che “per applicare questa esigenza fortemente sottolineata dai Padri sinodali, il Papa ha pubblicato il Motu proprio Mitis iudex, dando indicazioni precise sulla necessità di coinvolgere più direttamente il vescovo nella sua Chiesa, essendo per il suo compito anche il giudice tra i fedeli a lui affidati, e quindi chiedendo alle Chiese particolari di assumersi maggiormente la responsabilità di avviare le pratiche per queste cause di richiesta di nullità matrimoniale”. Questa indicazione ha quindi “ribaltato sulle Chiese particolari l’urgenza di avere il personale adeguato”, spiega il presule che mette in luce la necessità di formazione. “Ci sono tanti corsi: corsi di formazione, corsi anche abbastanza qualificati”, ma ad essere investita di questa responsabilità è “anche tutta la realtà delle Facoltà ecclesiastiche, delle Facoltà di Diritto Canonico, che abbiamo nel mondo e che non sono sufficienti per preparare questo personale”. Quindi si è pensato di trovare anche altre vie, spiega mons. Zani.
Potenziare le Facoltà di Diritto Canonico
Dopo aver parlato anche con il Santo Padre, si è quindi deciso di sottolineare la forte esigenza di tenere alto il livello delle Facoltà di Diritto Canonico. “Nel mondo ce ne sono 42, con varie Istituzioni particolari. Prima di tutto, dunque, dobbiamo qualificare le realtà esistenti, potenziarle, chiedere una maggiore articolazione” afferma il segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica.
Aprire Dipartimenti di Diritto Canonico
Siccome non si può “moltiplicare la presenza delle Facoltà di Diritto Canonico, perché ci sono delle esigenze molto precise per costituirle come il numero di docenti, la ricerca, gli ambienti, le strutture”, si è intervenuti "dando due ulteriori indicazioni e cioè che, anche dentro le Facoltà di Teologia esistenti oggi, si possano aprire dei Dipartimenti di Diritto Canonico: nelle Facoltà di Teologia esiste già un corso di Diritto Canonico, però un Dipartimento è più ricco di offerta”.
Cattedre di Diritto Canonico
E poi si chiede anche alle Università cattoliche con le Facoltà di Giurisprudenza “di istituire delle Cattedre di Diritto Canonico che vadano a integrare tutti i Corsi di Giurisprudenza, che già esistono. Allora, queste tre possibilità, vale a dire: Facoltà di Diritto Canonico potenziate; Dipartimenti di Diritto Canonico nelle Facoltà di Teologia, che evidentemente devono essere approvati da noi, e la Cattedra di Diritto Canonico nelle Facoltà di Giurisprudenza” per avere una migliore articolazione di questa offerta per la preparazione del personale.
Migliore preparazione del personale nelle Chiese particolari
Mons. Zani spiega, poi, che ci sono tre livelli di personale qualificato per accompagnare le persone che si trovano in difficoltà e che hanno questa necessità di capire se il loro matrimonio è nullo oppure se ci sono situazioni che si possono recuperare e così via. “Il primo livello è quello pastorale: i sacerdoti e i collaboratori più stretti devono essere più chiaramente formati, più aggiornati su queste problematiche”: serve “una preparazione di base più qualificata e più mirata su queste tematiche”, evidenzia. Il secondo livello riguarda, invece, “la preparazione di personale che nelle Diocesi supporti i centri di pastorale familiare più qualificati, con persone che siano più aggiornate su queste problematiche e quindi che facciano un accompagnamento più qualificato delle persone in difficoltà e un primo screening delle tematiche e delle problematiche”. Il terzo livello riguarda i Tribunali, “dove – sottolinea - non ci vuole soltanto il presidente del Tribunale ma c’è anche tutta una équipe di collaboratori, di segretari, che devono avere una preparazione più specifica su queste tematiche”. Mons. Zani conclude spiegando che “fino ad oggi le questioni più intricate e più dubbiose venivano indirizzate a Roma o nei pochi centri che c’erano nei diversi Continenti”: “Lo spostamento che il Papa chiede di fare è di avvicinare sempre di più questo tipo di servizio alle Chiese particolari, e questo esige che ci sia una migliore preparazione”.
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