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2024.08.03 Papale Papale RICONCILIAZIONE

Ep. 303 - Papale papale - "Riconciliazione"

Francesco,

Fratelli e sorelle, facciamo oggi un esame di coscienza, ognuno di noi, perché il fariseo e il pubblicano abitano entrambi dentro di noi. Non nascondiamoci dietro l’ipocrisia delle apparenze, ma affidiamo con fiducia alla misericordia del Signore le nostre opacità, i nostri errori. Pensiamo ai nostri errori, alle nostre miserie, anche a quelle che per vergogna non siamo capaci di condividere, e sta bene, ma con Dio si devono mostrare. Quando ci confessiamo, ci mettiamo in fondo, come il pubblicano, per riconoscere anche noi la distanza che ci separa tra ciò che Dio ha sognato per la nostra vita e ciò che realmente siamo ogni giorno: dei poveracci. E, in quel momento, il Signore si fa vicino, accorcia le distanze e ci rimette in piedi; in quel momento, mentre ci riconosciamo spogli, Lui ci riveste con l’abito della festa. E questo è, e dev’essere, il sacramento della Riconciliazione: un incontro di festa, che guarisce il cuore e lascia la pace dentro; non un tribunale umano di cui aver paura, ma un abbraccio divino da cui essere consolati.

Giovanni Paolo II,

Consentitemi dunque, cari fratelli, di invitarvi ad avvalorare sempre più il sacramento della Riconciliazione. In questo non fate che seguire le indicazioni tanto opportune del recente Sinodo dei vescovi. Del sacramento della Penitenza voi siete, in maniera singolare, beneficiari e ministri. Chi non vede che il sacerdote, costituito da Dio ministro della riconciliazione di Cristo, è chiamato a sperimentare per primo in se stesso il dono della riconciliazione, rendendolo operante nella propria vita? Siamo persuasi che non è possibile proporre agli altri il messaggio della riconciliazione se non siamo capaci di viverne la potenza salvatrice in noi stessi.

Pio XII,

Le condizioni politiche e sociali Ci mettono sul labbro queste parole ammonitrici. Purtroppo abbiamo dovuto deplorare in più di una regione uccisioni di sacerdoti, deportazioni di civili, eccidi di cittadini senza processo o per vendetta privata; né meno tristi sono le notizie che Ci sono pervenute dalla Slovenia e dalla Croazia.

Ma non vogliamo perderci di animo. I discorsi pronunziati da uomini competenti e responsabili nel corso di queste ultime settimane lasciano comprendere che essi hanno in vista la vittoria del diritto, non solo come scopo politico, ma anche più come dovere morale.

Perciò Noi rivolgiamo di gran cuore ai Nostri figli e alle Nostre figlie dell’intero universo un caldo invito alla preghiera: che esso pervenga all’orecchio di quanti riconoscono in Dio il Padre amantissimo di tutti gli uomini creati a sua immagine e somiglianza, di quanti sanno che nel petto di Cristo pulsa un Cuore divino ricco di misericordia, sorgente profonda ed inesauribile di ogni bene e di ogni amore, di ogni pace e di ogni riconciliazione.

Perciò Noi rivolgiamo di gran cuore ai Nostri figli e alle Nostre figlie dell’intero universo un caldo invito alla preghiera: che esso pervenga all’orecchio di quanti riconoscono in Dio il Padre amantissimo di tutti gli uomini creati a sua immagine e somiglianza, di quanti sanno che nel petto di Cristo pulsa un Cuore divino ricco di misericordia, sorgente profonda ed inesauribile di ogni bene e di ogni amore, di ogni pace e di ogni riconciliazione.

Paolo VI,

Anche oggi il panorama del mondo è davanti a noi. Non può essere altrimenti. Gli uomini, nelle cui mani sono le sorti dei popoli e della convivenza internazionale, s’incontrano, discutono; e ancora la parola «pace» sembra essere al centro dei loro pensieri. Oh, com’è diventata ambigua e fragile e difficile questa sacra parola, che deve pur definire rapporti umani e civili fra le Nazioni. Noi dobbiamo ancora tenerla nel cuore e proclamarla questa parola, auspicando che propositi veri di riconciliazione, di perdono, di bontà siano gli unici a darle senso e consistenza. Sì, bontà; bontà non debole, ma grande; non disgiunta dalla giustizia, ma così sapiente e paziente, da poterla instaurare.

03 novembre 2024