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2024.08.03 Papale Papale REDENZIONE

Ep. 315 - Papale papale - "Redenzione"

Francesco,

La parola “redenzione” è poco usata, eppure è fondamentale perché indica la più radicale liberazione che Dio poteva compiere per noi, per tutta l’umanità e per l’intera creazione. Sembra che l’uomo di oggi non ami più pensare di essere liberato e salvato da un intervento di Dio; l’uomo di oggi si illude infatti della propria libertà come forza per ottenere tutto. Si vanta anche di questo. Ma in realtà non è così. Quante illusioni vengono vendute sotto il pretesto della libertà e quante nuove schiavitù si creano ai nostri giorni in nome di una falsa libertà! Tanti, tanti schiavi: “Io faccio questo perché voglio farlo, io prendo la droga perché mi piace, sono libero, io faccio quell’altro”. Sono schiavi! Diventano schiavi in nome della libertà. Tutti noi abbiamo visto persone del genere che alla fine finiscono per terra. Abbiamo bisogno che Dio ci liberi da ogni forma di indifferenza, di egoismo e di autosufficienza.

Benedetto XVI,

A questo mistero grandioso della redenzione dedichiamo ora uno sguardo contemplativo e lo facciamo con le parole di san Proclo di Costantinopoli, morto nel 446. Egli nella sua Prima omelia sulla Madre di Dio Maria ripropone il mistero della Redenzione come conseguenza dell'Incarnazione.

Dio, infatti, ricorda il Vescovo, si è fatto uomo per salvarci e così strapparci dal potere delle tenebre e ricondurci nel regno del Figlio diletto, come ricorda questo inno della Lettera ai Colossesi. "Chi ci ha redento non è un puro uomo - osserva Proclo -: tutto il genere umano infatti era asservito al peccato; ma neppure era un Dio privo di natura umana: aveva infatti un corpo. Che, se non si fosse rivestito di me, non m'avrebbe salvato. Apparso nel seno della Vergine, Egli si vestì del condannato. Lì avvenne il tremendo commercio, diede lo spirito, prese la carne" (8: Testi mariani del primo millennio, I, Roma 1988, p. 561).

Siamo, quindi, davanti all'opera di Dio, che ha compiuto la Redenzione proprio perché anche uomo. 

Giovanni Paolo II,

Un mistero e un ministero: le due realtà vanno insieme. Certamente, si parla molto del sacerdozio ministeriale, ma questo costituisce in ciascuno di noi un mistero, un mistero divino, un mistero intimo, un mistero irripetibile, una realtà che si spiega nelle profondità della vita divina, dell’economia divina, dell’economia della salvezza, che si spiega tramite il mistero della Redenzione, che soprattutto si spiega nel mistero di Cristo, nella sua realtà divino-umana, nella sua mediazione, nella sua missione.

Giovanni XXIII,

I richiami della Liturgia negli accenti del Papa Leone Magno già ci ammonivano con invito festoso: « Esultate nel Signore, O dilettissimi: allietatevi di spirituale giocondità, perché il giorno della redenzione si rinnova, il giorno della antica aspettazione, l'annunzio della eterna felicità »[1]. E accanto e quasi in coro con quella voce solenne e toccante, che ci viene dal secolo V, sentiamo come sollevarsi tutte insieme le voci imploranti dei Sommi Pontefici che governarono la Chiesa e prima e dopo le due guerre, che straziarono l'umanità in questo nostro secolo: le voci, più vicine a noi, dei diciannove messaggi natalizi del nostro Santo Padre Pio XII, di sempre tanto cara e felice memoria.

Continuato invito dunque ad accelerare i nostri passi sulle vie di Betlemme, che per noi sono le vie della pace.

10 novembre 2024