Ep. 285 - Papale papale - "Mercato"
Francesco,
il Vangelo ci mostra una scena dura: Gesù che scaccia i mercanti dal tempio (cfr Gv 2,13-25), Gesù che allontana i venditori, rovescia i banchi dei cambiavalute e ammonisce tutti dicendo: «Non fate della casa del Padre mio un mercato» (v. 16). Soffermiamoci un po’ sul contrasto tra casa e mercato: si tratta infatti di due modi diversi di porsi davanti al Signore.
Nel tempio inteso come mercato, per essere a posto con Dio bastava comprare un agnello, pagarlo e consumarlo sulle braci dell’altare. Comprare, pagare, consumare, e poi ciascuno a casa sua. Nel tempio inteso invece come casa succede il contrario: si va per incontrare il Signore, per stare uniti a Lui, stare uniti ai fratelli, per condividere gioie e dolori. Ancora: al mercato si gioca sul prezzo, a casa non si calcola; al mercato si cercano i propri interessi, a casa si dà gratuitamente. E Gesù oggi è duro perché non accetta che il tempio-mercato si sostituisca al tempio-casa, non accetta che la relazione con Dio sia distante e commerciale anziché vicina e fiduciosa, non accetta che i banchi di vendita prendano il posto della mensa familiare, che i prezzi vadano al posto degli abbracci e le monete prendano il posto delle carezze. E perché Gesù non accetta questo? Perché così si crea una barriera tra Dio e l’uomo e tra fratello e fratello, mentre Cristo è venuto a portare comunione, a portare misericordia, cioè perdono, a portare vicinanza.
Giovanni Paolo II,
La voce di Cristo si leva forte anche contro i "mercanti del tempio" della nostra epoca, contro quanti cioè fanno del mercato la loro "religione", fino a calpestare, in nome del "dio-potere, del dio-denaro", la dignità della persona umana con abusi di ogni genere. Pensiamo, ad esempio, al mancato rispetto della vita, fatta oggetto talora di pericolose sperimentazioni; pensiamo all'inquinamento ecologico, alla mercificazione del sesso, allo spaccio della droga, allo sfruttamento dei poveri e dei bambini.
Paolo VI,
Bisogna fondare i rapporti fra gli uomini sopra il costume della pace. Come si è riusciti nel mondo civile a sostituire fra cittadini l’amministrazione della giustizia, ispirata dalla ragione e dal diritto e esercitarla con forme temperate ed oggettive, alla vendetta privata, criminale e violenta, così bisogna riuscire a sostituire i conflitti della forza e del sangue con i metodi della trattativa giusta e pacifica.
Diciamo questo, in nome di Cristo, anche se il corso degli avvenimenti non è oggi troppo favorevole: il mondo sembra diventato una fabbrica e un mercato di armi: e quali armi! Ma vi sono anche tanti sforzi generosi e sinceri per instaurare il sistema della pace: e Noi appoggiamo questi sforzi, e come possiamo, con la preghiera specialmente, vogliamo essere fautori della buona e cristiana causa della pace nel mondo.
Benedetto XVI,
Il vertice della potenza di Dio è la misericordia, è il perdono. Nel nostro odierno concetto mondiale di potere, pensiamo a uno che ha grandi proprietà, che in economia ha qualcosa da dire, dispone di capitali, per influire nel mondo del mercato. Pensiamo a uno che dispone del potere militare, che può minacciare. La domanda di Stalin: «Quante divisioni ha il Papa?» ancora caratterizza l'idea media del potere. Ha potere chi può essere pericoloso, chi può minacciare, chi può distruggere, chi ha in mano tante cose del mondo. Ma la Rivelazione ci dice: «Non è così»; il vero potere è il potere di grazia, e di misericordia. Nella misericordia, Dio dimostra il vero potere.