Ep. 267 - Papale papale - "Evangelizzazione"
Francesco,
Oggi ci mettiamo in ascolto della “magna carta” dell’evangelizzazione nel mondo contemporaneo: l’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi di San Paolo VI (EN, 8 dicembre 1975). È attuale, è stata scritta nel 1975, ma è come se fosse scritta ieri. L’evangelizzazione è più che una semplice trasmissione dottrinale e morale. È prima di tutto testimonianza: non si può evangelizzare senza testimonianza; testimonianza dell’incontro personale con Gesù Cristo, Verbo Incarnato nel quale la salvezza si è compiuta. Una testimonianza indispensabile perché, anzitutto, il mondo ha bisogno di «evangelizzatori che gli parlino di un Dio che essi conoscano e che sia loro familiare» (EN, 76). Non è trasmettere un’ideologia o una “dottrina” su Dio, no. È trasmettere Dio che si fa vita in me: questo è testimonianza; e inoltre perché «l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, […] o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni» (ibid., 41). La testimonianza di Cristo, dunque, è al tempo stesso il primo mezzo dell’evangelizzazione (cfr ibid.) e condizione essenziale per la sua efficacia (cfr ibid., 76), perché sia fruttuoso l’annuncio del Vangelo. Essere testimoni.
Paolo VI,
La «promozione umana», come oggi si dice, trae vantaggio dall’evangelizzazione? e quale? e come? Legittimo, doveroso anzi questo utilitarismo, che domina praticamente la filosofia e la politica contemporanea; l’uomo è al centro dei nostri pensieri; ma come considerato? nelle sue necessità della vita temporale soltanto, ovvero nella visione globale e superiore delle sue profonde e specifiche aspirazioni? qual è la vera salvezza dell’uomo? la sua vera felicità? il suo predominante destino?
Giovanni Paolo II,
Evangelizzare vuol dire fare tutto il possibile, secondo le nostre capacità, affinché l’uomo “creda”; affinché l’uomo ritrovi se stesso in Cristo; affinché ritrovi in lui il senso e la dimensione adeguata della propria vita. Questo ritrovamento è, nello stesso tempo, la fonte più profonda della liberazione dell’uomo. Lo esprime San Paolo quando scrive: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi” (Gal 5,1). Così allora la liberazione è certamente una realtà di fede, uno dei fondamentali temi biblici, inscritti profondamente nella missione salvifica di Cristo, nell’opera di Redenzione, nel suo insegnamento. (...) Cristo stesso collega, in modo particolare, la liberazione con la conoscenza della verità: “conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,32). Questa frase attesta soprattutto l’intimo significato della libertà, alla quale ci libera Cristo.
Giovanni XXIII,
O Signore! non permettete che accorriamo alle fontane dissipate (Ier. 2, 13), né che imitiamo il servo infedele, la vergine stolta; non permettete che il godimento dei beni della terra renda insensibile il nostro cuore al lamento dei poveri, degli ammalati, dei bimbi orfani, e degli innumerevoli fratelli nostri, che tuttora mancano del minimo necessario per mangiare, per ricoprire le ignude membra, per radunare la famiglia sotto un solo tetto.
Le acque del Giordano scesero anche su di voi, o Gesù, sotto lo sguardo della folla, ma ben pochi allora poterono riconoscervi: e questo mistero di ritardata fede, o di indifferenza, prolungatosi nei secoli, resta motivo di dolore per quanti vi amano ed hanno ricevuto la missione di farvi conoscere al mondo.
Deh, concedete ai successori degli apostoli e dei discepoli, e a quanti prendono nome da voi e dalla vostra croce, di portare innanzi l'opera della evangelizzazione, di sostenerla con la preghiera, con la sofferenza, con l'intima fedeltà al vostro volere.