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2024.07.26 Papale Papale MIRACOLO

Ep. 295 - Papale papale - "Miracolo"

Francesco,

Fratelli e sorelle, la nostra vita, se ci pensiamo, è piena di miracoli: è piena di gesti d’amore, segni della bontà di Dio. Di fronte ad essi, però, anche il nostro cuore può restare indifferente e diventare abitudinario, curioso incapace di stupirsi, di lasciarsi “impressionare”. Un cuore chiuso, un cuore blindato, e questo non ha la capacità di stupirsi. Impressionare è un bel verbo che fa venire in mente la pellicola di un fotografo. Ecco l’atteggiamento giusto davanti alle opere di Dio: fotografare nella mente le sue opere, perché si imprimano nel cuore, per poi svilupparle nella vita, attraverso tanti gesti di bene, così che la “fotografia” di Dio-amore diventi sempre più luminosa in noi e attraverso di noi.

Giovanni XXIII,

Unum sint, unum sint! « Che siano tutti una cosa sola, come tu sei in me, o Padre, e io in te, che siano anch'essi una sola cosa in noi: onde creda il mondo che tu mi hai mandato » []. Questa è la spiegazione ultima del miracolo di amore, iniziato a Betlemme, di cui i pastori e i magi furono le primizie: la salvezza di tutte le anime, la loro unione nella fede e nella carità, attraverso la Chiesa visibile da Cristo fondata.

Ut unum sint! È il disegno del Redentore Divino, che dobbiamo attuare, venerabili Fratelli, e resta grave impegno, affidato alla coscienza di ciascuno. Nell'ultimo giorno del giudizio particolare e del giudizio universale sarà chiesto a questa coscienza, non se ha fatto l'unità, ma se per essa ha pregato, lavorato e sofferto; se si è imposta disciplina saggia e prudente, paziente e lungimirante; e se ha dato vigore agli slanci della carità.

Paolo VI,

Bolsena è celebre per il suo miracolo, avvenuto nel 1263, quando un Sacerdote boemo pellegrino di passaggio, celebrando la S. Messa sull’altare della martire, ancora tanto onorata a Bolsena, tormentato dal dubbio circa la reale presenza di Gesù Cristo nell’Eucaristia, cioè circa la «transustanziazione» del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue del Signore, vede che il Sangue bagna la piccola tovaglia, detta Corporale, sulla quale è compiuto il santo rito del sacrificio eucaristico. Meraviglia e stupore dei presenti. Subito il sacro Corporale, macchiato dal Sangue divino, fu portato alla vicina Orvieto, dove allora risiedeva il Papa, nostro lontano predecessore, Urbano IV (1261-1264), il quale, verificato il prodigio, istituì la festa del « Corpus Domini », dando così estensione in tutta la Chiesa al culto pubblico e solenne dell’Eucaristia, già diffuso in quegli anni nelle Fiandre.

Benedetto XVI,

Il Vangelo descrive il miracolo della moltiplicazione dei pani, che Gesù compie per una moltitudine di persone che lo hanno seguito per ascoltarlo ed essere guariti da varie malattie (cfr Mt 14,14). Sul far della sera, i discepoli suggeriscono a Gesù di congedare la folla, perché possa andare a rifocillarsi. Ma il Signore ha in mente qualcos’altro: “Voi stessi date loro da mangiare” (Mt 14,16). Essi, però, non hanno “altro che cinque pani e due pesci”. Gesù allora compie un gesto che fa pensare al sacramento dell’Eucaristia: “Alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla (Mt 14,19). Il miracolo consiste nella condivisione fraterna di pochi pani che, affidati alla potenza di Dio, non solo bastano per tutti, ma addirittura avanzano, fino a riempire dodici ceste. Il Signore sollecita i discepoli affinché siano loro a distribuire il pane per la moltitudine; in questo modo li istruisce e li prepara alla futura missione apostolica: dovranno infatti portare a tutti il nutrimento della Parola di vita e del Sacramento.

29 ottobre 2024