Ep. 263 - Papale papale - "Paura"
Francesco,
Nel Vangelo risuona l’invito che Gesù rivolge ai suoi discepoli a non avere paura, ad essere forti e fiduciosi di fronte alle sfide della vita, preavvisandoli delle avversità che li attendono. Il brano odierno fa parte del discorso missionario, con cui il Maestro prepara gli Apostoli alla prima esperienza di annuncio del Regno di Dio. Gesù li esorta con insistenza a “non avere paura”. La paura è uno dei nemici più brutti della nostra vita cristiana. Gesù esorta: “Non abbiate paura”, “non abbiate paura”.
Giovanni Paolo II,
Fratelli e Sorelle! Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà!
Aiutate il Papa e tutti quanti vogliono servire Cristo e, con la potestà di Cristo, servire l’uomo e l’umanità intera!
Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!
Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa!
Giovanni XXIII,
Osservando gli eventi più vicini a noi, si direbbe che in questa nostra epoca lo sgomento e la paura determinino una febbre ed un ardore di vicendevole indisposizione, forse inconsapevole in molti, ma pur sempre avvertibile nelle reciproche relazioni: il che porta ad un continuo turbamento nei rapporti domestici e sociali, civili e internazionali.
Tale costatazione è tanto più dolorosa quando si pensi che il Creatore nel suo piano di provvidenza ha predisposto gli uomini ad intendersi, ad aiutarsi, ad integrarsi gli uni con gli altri: nella fraterna collaborazione di intenti, nella paziente composizione dei contrasti, nella equa distribuzione dei beni terreni: iustitia duce, caritate comite, secondo carità e giustizia. Oh! quanto sono chiare a questo proposito le parole dei Profeti e dei Salmi, nell'inculcare a nome di Dio la bontà e l'amore! Ecco, dice Isaia, « slega i fastelli che gravano : manda liberi gli oppressi, e rompi ogni peso.
Paolo VI,
Quando il Signore si avvicina a noi, prima di tutto ci sentiamo un po' sconcertati. (...) Rimaniamo come sopraffatti dal timore e dalla trepidazione di essere assorbiti da questo sole che vuole inondare di luce la nostra persona In altri casi spesso si ha paura di Dio. Paura di che? Ma forse che ci chieda troppo, che si prenda la nostra vita e quasi la paralizzi. Si ha l’umiliante panico, diciamolo pure con le parole correnti, di diventare bigotti, clericali, di mostrarci troppo devoti: e perciò neghittosamente dosiamo l’offerta di noi al Signore; vogliamo, sì, in qualche modo trattenerlo, ma aggiungiamo subito: cristiani, certo, ma senza esagerare; alla Messa una volta ogni tanto, qualche pensiero in talune circostanze, ma non di più. Invece dobbiamo essere pronti sempre e disporci con cuore aperto e completo al dono immenso che Cristo, che Dio ci fa di Sé. È Lui a dirci: Io do tutto per te, la mia vita, la mia parola; mi faccio Pane per essere il tuo cibo, entrare dentro di te. E tu? Tu mi ricevi come fa tanta gente socchiudendo appena o nemmeno aprendo l’uscio di casa, ti limiti a dire: chi è?, e non fai nulla, non apri, nel timore di qualche importuno. È quel che si fa proprio con Gesù!